Nozze gay, Gianfranco e Tommaso: "Noi da Marino come Rosa Parks" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Nozze gay, Gianfranco e Tommaso: “Noi da Marino come Rosa Parks”

Stanno insieme da 19 anni, passati a sposarsi quattro volte. Per il matrimonio legale, nel 2008, erano in un roseto a Berkeley. Poi tre cerimonie simboliche e nel frattempo una famiglia con due gatti e due figli, avuti grazie a Nancy, mamma surrogata, che è stata anche la loro testimone di nozze. Eppure in Italia le nozze tra Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti sono fuorilegge in quanto loro sono gay. E ricordando Rosa Parks che nel ’55 non lasciò il posto a un bianco su un autobus, sabato insieme ad altre coppie omosessuali sfideranno la circolare Alfano chiedendo al Comune di Roma la trascrizione del loro matrimonio. Una sfida che condividono con il sindaco Ignazio Marino che nei giorni scorsi ha annunciato che avrebbe trascritto di persona i matrimoni degli ‘esiliatì per sesso, nonostante lo stop chiesto dal Viminale ai Comuni. «Ci fa piacere il coraggio di Marino ad abbracciare una causa considerata impopolare da una parte della società civile», apprezza Gianfranco. Entrambi però sanno bene che il loro quinto ‘si« non ha valore legale in Italia. »Siamo abituati a essere fuorilegge perchè la legge non ci prevede – osserva Tommaso – Ma io credo che esista anche una forma di obiezione, di resistenza civile, le Rosa Parks che rifiutano i sedersi in fondo all’autobus..«. Una prova di coraggio che può dare anche un uomo ‘pubblicò: »Un sindaco deve decidere che posizione prendere di fronte a uno Stato che ha leggi ingiuste, qualora fossero così« e Tommaso ricorda che »il movimento per i matrimoni tra omosessuali in Francia è nato da alcuni sindaci che li hanno celebrati quando non erano legali«. Sabato alla cerimonia da ‘trasgressorì in Campidoglio ci saranno anche Lia e Andrea: occhi da asiatica per lei che ha 8 anni e mezzo; sei anni e un tanti ricci biondi, lui. A chi gli chiede il nome, rispondono usando il doppio cognome dei padri perchè ‘abbiamo due papa». E li chiamano ‘papaTò (per Tommaso) e ‘papaCò (per Gianfranco). Di madri non ce ne sono (se non chi li ha tenuti in grembo e le donne che hanno donato gli ovuli) nè la parola piace ai due genitori. «Aver deciso di avere dei figli e prendersi cura di loro non è già una responsabilità? Si direbbe mai a un genitore adottivo?», fanno notare. Per questo si definiscono ‘famiglia arcobalenò senza nessun fastidio. «Il problema è la politica italiana, che è indietro rispetto alla realtà», sintetizzano. E facendo i conti sulla loro quotidianità, si potrebbe dire che è indietro di quasi 20 anni. Ma la speranza che ora sia la volta giusta, non manca. Specie dopo le voci di un progetto di legge del governo Renzi sulle unioni civili fra gay. «Se fosse così questa legge ci verrebbe incontro, soprattutto sull’adozione del figlio legale del partner», commenta Tommaso, aggiungendo: «Ma non per questo la rivendicazione del matrimonio diventerà secondaria». Magari al sesto matrimonio ce la faranno.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login