Papa Francesco al Verano per la messa di Ognissanti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Papa Francesco al Verano per la messa di Ognissanti: “Devastazione del creato peggio delle bombe”

La messa della festività di Ognissanti, al cimitero del Verano, celebrata dal Papa Francesco. Il pontefice è arrivato alle 16 l’ingresso del cimitero monumentale e presiederà la messa. Una celebrazione che aprirà gli appuntamenti previsti per il weekend dedicato ai defunti. Il piano messo a punto da Ama e Campidoglio, infatti prevede una serie di appuntamenti straordinari per accogliere al meglio i numerosi visitatori che si recheranno in questi giorni nei cimiteri della capitale. Sono previste celebrazioni religiose, servizi di accoglienza e informazione ad hoc, oltre a un ricco programma culturale che interesserà il cimitero Verano e, per la prima volta, anche i cimiteri Flaminio e Laurentino (info su www.cimitericapitolini.it)- Inoltre, fino a domenica 2 novembre, negli 11 cimiteri urbani e suburbani della capitale,  sarà rafforzato il presidio del personale Ama per fornire informazioni e prestare assistenza ai visitatori. I cimiteri capitolini resteranno aperti tutti i giorni, con orario continuato e senza chiusura settimanale (ove prevista), secondo le seguenti modalità: Verano, Flaminio e Laurentino: dalle 7:30 alle 18; Ostia Antica, San Vittorino: dalle 7 alle 17; Cesano, S.M. di Galeria, Maccarese, Isola Farnese, Castel di Guido e S. Maria del Carmine (Parrocchietta): dalle 8 alle 17.

La «devastazione del creato» peggio dei bombardamenti di 71 anni fa nel quartiere romano di San Lorenzo. Il grido di una «moltitudine di bimbi affamati» che sembrano considerati «non umani, ma di un’altra specie». Una schiera di gente in fuga da guerre e povertà che chiede «pane, pace, lavoro, salvezza, speranza». E la festa di Ognissanti dedicata a tutte queste vittime «sconosciute», a chi ha fame, freddo, non ha medicine e ai «perseguitati per la fede». Papa Francesco, al cimitero monumentale del Verano dove ha celebrato la messa di Ognissanti, ha pronunciato l’omelia interamente a braccio, offrendo una accorata meditazione sulla «devastazione, le vittime e Dio», tre immagini che gli sono venute in mente a partire delle letture bibliche di oggi. Il Papa si augura che «il Signore abbia pietà del suo popolo», «dei devastati e dei devastatori», che i «distruttori si convertano». La meditazione, secondo lo stile proprio del pontefice latinoamericano, riconducendo le letture bibliche alle situazioni concrete, ha assunto tratti di denuncia molto forti, pur nel contesto della preghiera. La folla di alcune migliaia di persone ha seguito papa Francesco nel più assoluto silenzio e i volti di diverse persone sembravano fortemente colpiti. Erano presenti il vicario card. Agostino Vallini e il sindaco Ignazio Marino. Dopo la messa il papa ha sostato in prossimità delle reliquie di papa Roncalli e papa Wojtyla. Francesco ha preso le mosse da un brano che narra la distruzione arrecata dagli angeli al mare e alla terra. «A me – ha detto – è venuta in mente una frase che non è qui ma è nel cuore di tutti noi, ‘gli uomini sono capaci di farlo megliò, siamo capaci di devastare la terra meglio degli angeli, questo lo stiamo facendo, questo lo facciamo, devastare il creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza». «E quanto bisogno abbiamo – ha commentato – della forza del Signore perchè» ci aiuti «con il suo amore per fermare questa pazza corsa di distruzione, distruzione di quello che lui ci ha dato, delle cose che lui ha fatto per noi, perchè noi le portassimo avanti, le facessimo crescere». «Poco fa in sacrestia – ha raccontato alle migliaia di fedeli radunati nel cimitero monumentale di Roma, nel quartiere San Lorenzo, colpito durante l’occupazione di Roma dalle bombe degli Alleati – mentre guardavo le fotografie di 71 anni fa, ho pensato ‘questo è stato tanto grave, tanto doloroso, questo è niente in comparazione di quello che oggi toccatè. L’uomo si impadronisce di tutto – ha proseguito papa Bergoglio – si crede Dio, si crede un re e le guerre, le guerre continuano non precisamente a seminare grano di vita, a distruggere, è l’industria della distruzione, quando le cose non si possono sistemare si scartano: i bambini, gli anziani, i giovani. Questa devastazione ha prodotto una cultura dello scarto, si scartano i popoli». La seconda immagine proposta da Papa è quella delle «vittime». «Questa moltitudine immensa – ha detto – che nessuno poteva contare, di lingue e di popoli, la gente. Adesso incomincia il freddo, questi poveri che devono fuggire per salvare la vita, nel deserto, e vivono in tende, sentono il freddo, senza medicine, affamati, perchè il dio uomo si è impadronito del creato, di tutto il bello che Dio ha fatto con noi, ma chi paga la festa? L’uomo – ha risposto il Pontefice – i piccoli, i poveri, quelli che da persone sono finiti in scarto e questo non è storia antica, succede oggi, ‘ma padre, lontanò ‘anche qui, succede oggi, anche quì». «Dirò di più – ha proseguito – sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, non contino, che siano di un’altra specie, che non siano umani». Ma cosa fa «questa moltitudine davanti a Dio? Chiede ‘per favore salvezzà, ‘per favore pacè, ‘per favore panè, ‘per favore lavorò, ‘per favore figli e nonnì, ‘per favore giovani con la dignità di poter lavorarè». Nella moltitudine, ha aggiunto il Papa, ci sono anche «i perseguitati per la fede». «Oggi, senza esagerare, oggi giorno di tutti i santi – ha concluso – vorrei che noi lo dedicassimo a tutti questi santi sconosciuti, peccatori come noi peggio di noi, a questa gente che viene dalla grande tribolazione, la maggior parte del mondo è in tribolazione».La «devastazione del creato» peggio dei bombardamenti di 71 anni fa nel quartiere romano di San Lorenzo. Il grido di una «moltitudine di bimbi affamati» che sembrano considerati «non umani, ma di un’altra specie». Una schiera di gente in fuga da guerre e povertà che chiede «pane, pace, lavoro, salvezza, speranza». E la festa di Ognissanti dedicata a tutte queste vittime «sconosciute», a chi ha fame, freddo, non ha medicine e ai «perseguitati per la fede». Papa Francesco, al cimitero monumentale del Verano dove ha celebrato la messa di Ognissanti, ha pronunciato l’omelia interamente a braccio, offrendo una accorata meditazione sulla «devastazione, le vittime e Dio», tre immagini che gli sono venute in mente a partire delle letture bibliche di oggi. Il Papa si augura che «il Signore abbia pietà del suo popolo», «dei devastati e dei devastatori», che i «distruttori si convertano». La meditazione, secondo lo stile proprio del pontefice latinoamericano, riconducendo le letture bibliche alle situazioni concrete, ha assunto tratti di denuncia molto forti, pur nel contesto della preghiera. La folla di alcune migliaia di persone ha seguito papa Francesco nel più assoluto silenzio e i volti di diverse persone sembravano fortemente colpiti. Erano presenti il vicario card. Agostino Vallini e il sindaco Ignazio Marino. Dopo la messa il papa ha sostato in prossimità delle reliquie di papa Roncalli e papa Wojtyla. Francesco ha preso le mosse da un brano che narra la distruzione arrecata dagli angeli al mare e alla terra. «A me – ha detto – è venuta in mente una frase che non è qui ma è nel cuore di tutti noi, ‘gli uomini sono capaci di farlo megliò, siamo capaci di devastare la terra meglio degli angeli, questo lo stiamo facendo, questo lo facciamo, devastare il creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza». «E quanto bisogno abbiamo – ha commentato – della forza del Signore perchè» ci aiuti «con il suo amore per fermare questa pazza corsa di distruzione, distruzione di quello che lui ci ha dato, delle cose che lui ha fatto per noi, perchè noi le portassimo avanti, le facessimo crescere». «Poco fa in sacrestia – ha raccontato alle migliaia di fedeli radunati nel cimitero monumentale di Roma, nel quartiere San Lorenzo, colpito durante l’occupazione di Roma dalle bombe degli Alleati – mentre guardavo le fotografie di 71 anni fa, ho pensato ‘questo è stato tanto grave, tanto doloroso, questo è niente in comparazione di quello che oggi toccatè. L’uomo si impadronisce di tutto – ha proseguito papa Bergoglio – si crede Dio, si crede un re e le guerre, le guerre continuano non precisamente a seminare grano di vita, a distruggere, è l’industria della distruzione, quando le cose non si possono sistemare si scartano: i bambini, gli anziani, i giovani. Questa devastazione ha prodotto una cultura dello scarto, si scartano i popoli». La seconda immagine proposta da Papa è quella delle «vittime». «Questa moltitudine immensa – ha detto – che nessuno poteva contare, di lingue e di popoli, la gente. Adesso incomincia il freddo, questi poveri che devono fuggire per salvare la vita, nel deserto, e vivono in tende, sentono il freddo, senza medicine, affamati, perchè il dio uomo si è impadronito del creato, di tutto il bello che Dio ha fatto con noi, ma chi paga la festa? L’uomo – ha risposto il Pontefice – i piccoli, i poveri, quelli che da persone sono finiti in scarto e questo non è storia antica, succede oggi, ‘ma padre, lontanò ‘anche qui, succede oggi, anche quì». «Dirò di più – ha proseguito – sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, non contino, che siano di un’altra specie, che non siano umani». Ma cosa fa «questa moltitudine davanti a Dio? Chiede ‘per favore salvezzà, ‘per favore pacè, ‘per favore panè, ‘per favore lavorò, ‘per favore figli e nonnì, ‘per favore giovani con la dignità di poter lavorarè». Nella moltitudine, ha aggiunto il Papa, ci sono anche «i perseguitati per la fede». «Oggi, senza esagerare, oggi giorno di tutti i santi – ha concluso – vorrei che noi lo dedicassimo a tutti questi santi sconosciuti, peccatori come noi peggio di noi, a questa gente che viene dalla grande tribolazione, la maggior parte del mondo è in tribolazione».

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