Ritratto di Roma, la Capitale in 24 scene: da Affinati a Celestini | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ritratto di Roma, la Capitale in 24 scene: da Affinati a Celestini

– Proprio nei giorni in cui si riacutizzano alcuni gravi problemi della città – nelle periferie e non solo – il Teatro di Roma lancia il suo sorprendente ‘Ritratto di una capitalè, ovvero il ritratto a più voci di quella che si chiamava ‘la città eternà e che oggi sconta un insieme di tensioni, di problemi irrisolti, in sostanza di odio e amore (più odio, si direbbe). Per cinque giorni (fino a sabato) vengono rappresentate 24 scene scritte da 24 autori ed affidate a 44 attori e al regista Fabrizio Arcuri. Così la nuova direzione artistica affidata a Antonio Calbi si presenta al suo pubblico riaffermando la funzione sociale del teatro, la sua capacità o piuttosto la sua missione di rappresentare la realtà, sia pure attraverso un gesto di pura invenzione. «Il teatro riparte da Roma. Roma riparte dal suo teatro» dice il claim della campagna pubblicitaria per la stagione. Un’affermazione coraggiosa e impegnativa, alla quale il neo direttore artistico promette di restare fedele. Tutto questo appartiene alle intenzioni e alla cornice artistica del ‘Ritrattò proposto sul palcoscenico dell’Argentina, che è bellissimo quando è nudo e senza scenografie. I risultati teatrali dipendono poi dai singoli autori delle 24 scene, tante quante le ore di un giorno e una notte in città. Fa da introduzione un testo in prosa scritto e letto in scena da Corrado Augias, che con semplicità ed efficacia ha spiegato perchè da secoli Roma è ‘Una capitale mancatà priva di ordine, simmetrie e strade pulite come qualsiasi capitale occidentale. Una premessa che si riflette nel testo (‘Bello come un diò) di un giallista di fama come Giancarlo De Cataldo, che mette in campo un poliziotto infiltrato ed un trans. Un altro scrittore noto, Eraldo Affinati, stende (in ‘Orfanellì) il dialogo pieno di comprensione reciproca fra un pensionato e un extracomunitario, che si incontrano nei giardinetti di via Merulana. L’attrice e scrittrice Eleonora Danco (in ‘Squartieratì) non riconosce più il quartiere di San Lorenzo fra birrerie e spaccio. Lorenzo Pavolini racconta la vita cosmopolita che brulica nei giardini di piazza Vittorio (in ‘Mas non chiude mai. Confessione di una spià). E ancora Mariolina Venezia (in ‘Odioromà) dà la misura di quanto pesino le tensioni cittadine nella psiche di una donna che si rivolge per la prima volta ad uno psicoanalista. Elena Stancanelli scrive un omaggio ad un attore-narratore originale come Victor Cavallo (‘Angeli cacazzì). Ascanio Celestini firma una delle sue storie che sembrano assurde e sono vere, con una minorenne sedotta dal lusso dei locali della prostituzione d’alto bordo. E ancora tante altre storie in un mosaico di narrazioni e personaggi che si alimentano della cronaca quotidiana. Il risultato complessivo sconta l’originalità ineguale delle scene proposte e una certa ripetitività dei casi rappresentati. Ma riafferma la forza fantastica del teatro, nonchè il valore degli attori, che si alterneranno fino a sabato: da Leo Gullotta, Milena Vukotic e Franca Valeri, a Maddalena Crippa e Anna Bonaiuto, da Lorenzo Lavia a Sandro Lombardi a una folla d’altri meno noti. Applausi anche per la colonna sonora dal vivo di Mokadelic

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