Mafia capitale, "Qualcuno ci Ama": la cupola e la tentazione dell'affare rifiuti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, “Qualcuno ci Ama”: la cupola e la tentazione dell’affare rifiuti. Rischio dissesto con Eur spa

La Cupola tentò l’affare dell’ emergenza rifiuti. Era il dicembre 2012 e Roma rischiava l’effetto Napoli per la solita storia della proroga per la maxidiscarica di Malagrotta, poi arrivata. Si ipotizzò il trasporto dei rifiuti all’estero e su questo affare la Cupola voleva saltare: «Salvatore Buzzi – si legge nelle carte – aveva già creato un’Associazione temporanea di imprese con degli spagnoli per partecipare alla gara dell’Ama». Assieme a questo «Massimo Carminati – rilevano ancora le carte – si interessò anche ad una serie di appalti relativi alla raccolta differenziata a Roma». Gli appalti e gli intrallazzi in seno all’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, facevano gola a Mafia Capitale che poteva contare su appoggi molto influenti al punto che Fabrizio Testa, la cerniera tra il clan e le istituzioni, in una intercettazione si spinge ad affermare che «lassù qualcuno ci ama…», con evidente gioco di parole. Una consapevolezza delle capacità di penetrazione del clan nell’amministrazione allora guidata da Gianni Alemanno che viene confermata da Salvatore Buzzi, il gran cerimoniere e uomo-guida delle cooperative, che in un colloquio dice che «amo firmato, a differenziata a Roma è tutta nostra». Testa non utilizza mezzi termini e aggiunge «abbiamo predisposto tutto…tutto under control… abbiamo lavorato alla grande». Una gestione spesso spregiudicata al punto che Buzzi, così come annotato dagli inquirenti, contatta l’allora assessore all’Ambiente, Marco Visconti per chiedere «rassicurazioni su una proroga» per un bando e chiosando «se tu ti dimetti Marco, siamo fregati…». Per gli investigatori a garantire tutto l’ex ad di Ama, Franco Panzironi, il Tanca, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale.

Le società partecipate guidate da Riccardo Mancini e Franco Panzironi, arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla cupola nera a Roma, rischiano il dissesto. Dopo i guai di Ama, visitata ieri dalla Guardia di Finanza, oggi è toccato a Eur SpA: la società dove Riccardo Mancini, uno degli arrestati appunto, era amministratore delegato ha chiesto di accedere al concordato al Tribunale di Roma. La società dovrà predisporre entro 60 giorni un piano di ristrutturazione. L’organo amministrativo resta in carica ma sarà affiancato da un commissario nominato da un tribunale. L’intera procedura condivisa sarà seguita con attenzione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il piano dovrà individuare le possibili soluzioni per dare continuità alla sua funzione costitutiva ed al completamento delle opere in corso. Eur Spa è coinvolta nell’inchiesta Mafia Capitale attraverso la condotta tenuta dall’allora amministratore delegato Riccardo Mancini. Nelle carte dell’inchiesta, ad esempio, sono riportate circostanze e intercettazioni dalle quali si desume che nel dicembre del 2012, Buzzi ottiene 390 mila euro da Eur Spa. «In un primo momento sembrava non vi fosse modo di reperire tali somme ma dopo vari contatti tra Buzzi e il capo segreteria di Alemanno Antonio Lucarelli si reperì la somma». Della cosa Buzzi informa Carminati. L’Ama, dove la cupola faceva grandi affari grazie anche alle entrature con l’ex amministratore delegato Franco Panzironi, arrestato, invece rischia di vedersi commissariare i singoli appalti non potendo essere commissariata l’intera società perchè è una ‘in housè. Ieri, a questo proposito, un’unità della Guardia di Finanza in servizio nell’area Vigilanza contratti dell’Anticorruzione ha acquisito documenti nell’azienda su appalti affidati a cooperative. Come quello sulla raccolta delle foglie. Su quelli ‘opachì scatterà dunque una sorta di commissariamento.

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