Mafia capitale, maxi-processo per Buzzi e Carminati: in 59 nell'aula bunker di Rebibbia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, maxi-processo per Buzzi e Carminati: in 59 nell’aula bunker di Rebibbia

La seconda fase dell'indagine, culminata con gli arresti del 4 giugno scorso, ha messo in luce in particolare il business agli immigrati e di tutto ciò che riguarda l'attività illecita legata all'accoglienza

Si annuncia un vero e proprio maxiprocesso quello al ‘Mondo di mezzò, la presunta organizzazione di stampo mafioso che avrebbe inquinato appalti, oliando politici con mazzette e favori. Accogliendo la richiesta presentata l’11 agosto scorso dalla Procura di Roma, il gip ha dato il via libera al processo con rito immediato per altre 34 persone, tutte coinvolte nella seconda tranche dell’inchiesta. Anche per loro, così come già avvenuto per gli arrestati nel dicembre scorso, il processo è stato fissato al prossimo 5 novembre davanti ai giudici della X sezione penale. In totale sfileranno nell’aula bunker di Rebibbia, dove per ragioni di sicurezza si svolgerà il processo, in 59. Tra loro i presunti capi del clan: l’ex terrorista nero, Massimo Carminati e il ras delle cooperative romane, Salvatore Buzzi. A processo anche esponenti della politica locale come l’ex capogruppo di Fi al consiglio regionale, Luca Gramazio e l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti del Pd. Per gli imputati del maxiprocesso le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, alla corruzione, turbativa d’asta, estorsione, riciclaggio e usura. Rinviati a giudizio anche i consiglieri comunali Massimo Caprari e Giordano Tredicine, l’ex presidente del Municipio X (Ostia) Andrea Tassone, Guido Magrini, nella qualità di direttore del Dipartimento delle Politiche Sociali della Regione Lazio, l’ex assessore comunale Daniele Ozzimo. Compariranno davanti ai giudici anche l’imprenditore Daniele Pulcini e i dirigenti della cooperativa ‘La Cascinà (Francesco Ferrara, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Domenico Cammisa). La seconda fase dell’indagine, culminata con gli arresti del 4 giugno scorso, ha messo in luce in particolare il business agli immigrati e di tutto ciò che riguarda l’attività illecita legata all’accoglienza. Gli accertamenti, così come scrive nell’ ordinanza di arresto il gip, evidenziano come Buzzi sia «riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate».

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