Campidoglio, ecco il d-day di Roma: Mafia e Giubileo per un Comune sotto tutela. I politici: "Mai preso soldi da Buzzi" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ecco il d-day di Roma: Mafia e Giubileo per un Comune sotto tutela. I politici: “Mai soldi da Buzzi”

Il prefetto avrà il coordinamento delle iniziative per l'Anno Santo, al sindaco Marino potrebbero di fatto restare solo traffico e mobilità. Ma a Palazzo Senatorio si preferisce parlare di «un aiuto» dal governo e dalla prefettura per gli impegni di rilevanza mondiale

– A otto mesi dall’esplodere dello scandalo Mafia Capitale, il giorno del giudizio per Roma è arrivato: domani con il Consiglio dei ministri in programma alle 12. Il governo deve varare misure per il Giubileo che inizierà tra poco più di tre mesi e deliberare sulle proposte del ministro degli Interni Angelino Alfano per il Campidoglio infiltrato da Mafia Capitale. Il prefetto di Roma Franco Gabrielli potrebbe diventare il ‘dominus’ dell’amministrazione capitolina nel prossimo anno almeno, come supervisore dell’Anno Santo e tutore di fatto del sindaco Ignazio Marino e della sua Giunta. In entrambi i casi Gabrielli appare destinato a un ruolo chiave, dopo aver già firmato un mese fa il rapporto finale sulla presenza di Mafia Capitale nella macchina capitolina. Acuita dal caso Casamonica, è diventata spasmodica l’attesa per la riunione dell’esecutivo, aggiornata dal 6 agosto per la pausa estiva e per dare più tempo di riflessione sul dossier Gabrielli e sui provvedimenti per il Giubileo. Sul fronte di Mafia Capitale non dovrebbero esserci sorprese. Il Campidoglio non sarà sciolto per infiltrazioni mafiose, come chiarito da tempo dal premier Matteo Renzi, anche se centrodestra e M5S continuano a chiederlo. Il rapporto del prefetto, al contrario delle conclusioni degli ispettori favorevoli al commissariamento di Roma, prevede lo scioglimento del Municipio di Ostia, il più inquinato dalla criminalità organizzata. Inoltre la rimozione di alcuni dirigenti di dipartimenti ‘caldì del Comune – ambiente, casa e politiche sociali – e la loro sostituzione con funzionari della prefettura. Alfano secondo le indiscrezioni delle ultime settimane sembra intenzionato ad abbracciare le indicazioni di Gabrielli, chiedendo però alla prefettura un controllo rigoroso. Il Campidoglio sarà messo sotto tutela anche sul fronte giubilare. Anche qui il prefetto di Roma avrà in mano il volante, con il coordinamento delle iniziative per l’Anno Santo straordinario. Secondo alcune indiscrezioni al sindaco Marino potrebbero di fatto restare solo traffico e mobilità. Ma a Palazzo Senatorio si preferisce parlare di «un aiuto» dal governo e dalla prefettura per gli impegni di rilevanza mondiale che attendono la città e nella sfida alle organizzazioni mafiose. È la linea del vicesindaco Marco Causi, che ha sostituito Marino in vacanza all’estero tra le polemiche e che ieri ha incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Risultato, domani di buon mattino una Giunta prima della riunione del governo riformulerà il piano del Campidoglio per il Giubileo secondo le linee concordate e per accelerare i tempi delle gare. Lo stanziamento previsto per le opere da fare resta sui 50 milioni. Sui lavori a tempo di record che saranno realizzati entro l’8 dicembre – inizio del Giubileo – e relativi bandi di gara vigileranno la prefettura e l’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone, secondo il modello Expo. Il prefetto e i suoi uomini continueranno a monitorare ampie aree dell’attività del Campidoglio anche in seguito.

Negazione a 360 gradi di tutti gli addebiti da parte dei politici del Campidoglio arrestati all’ inizio di giugno in quella che è stata la seconda tranche di misure disposte dalla magistratura romana nel quadro degli accertamenti su Mafia Capitale. Dai verbali degli interrogatori di garanzia dell’ex presidente del consiglio Comunale Mirko Coratti (Pd) e degli ex consiglieri Giordano Tredicine (Fi) e Massimo Caprari (Centro Democratico) emerge che i rapporti con Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative che li ha chiamati in causa in varie conversazioni intercettate dagli inquirenti, hanno solo carattere istituzionale. «Non ho mai preso soldi da Buzzi» dichiara Coratti il 5 giugno al gip Flavia Costantini ed ai pm Paolo Ielo e Luca Tescaroli. Quanto alla confidenza «Ci siamo comprati Coratti» fatta da Buzzi a Franco Figurelli, uno dei segretari dell’ex presidente dell’Assemblea del Campidoglio, quest’ultimo risponde: «Le cose che dice Buzzi per me sono tutte millanterie e sono cose non vere». Dello stesso tenore la versione di Tredine: «Mai preso soldi da Buzzi, con lui solo rapporti istituzionali. Le sue accuse? millanterie». «Tra il 2008 ed il 2013 – è scritto nel verbale di interrogatorio – come presidente della commissione politiche sociali (giunta Alemanno ndr) ho avuto esclusivamente dei rapporti istituzionali con Buzzi. Faccio presente che Buzzi, spesso e volentieri, nella sua veste chiaramente di presidente di una cooperativa e responsabili di un sindacato che è quello della Lega Coop, era sotto il Dipartimento Politiche sociali». Analoga la posizione di Caprari: «Io non ho mai chiesto soldi a Salvatore Buzzi nè percentuali sui lavori – ha aggiunto – lui per me rappresentava la Lega delle Cooperative. Non mi conosceva personalmente e gli ho rotto le scatole affinchè si attivasse per assumere una persona, Enzo Artistico, che era in grossa difficoltà e che mi trovavo tutte le volte sotto casa perchè si voleva ammazzare per aver rotto con la moglie dopo 20 anni». Se domani ci saranno le decisioni del governo sul «caso Roma», a novembre comincerà il maxiprocesso a 59 imputati, e tra loro Coratti, Tredicine e Caprari, coinvolti in Mafia Capitale. Alla sbarra andranno i presunti capi del clan: l’ex terrorista nero, Massimo Carminati e il ras delle cooperative romane, Salvatore Buzzi. Altri politici sul banco degli imputati saranno Luca Gramazio, ex capogruppo di Fi nel Consiglio Regionale del Lazio, l’ex presidente del Municipio X (Ostia) Andrea Tassone, Guido Magrini, nella qualità di direttore del Dipartimento delle Politiche Sociali della Regione Lazio, l’ex assessore comunale Daniele Ozzimo. Il caso Mafia Capitale farà ancora parlare di se.

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