Comunali, dopo Giachetti si lavora al ticket con una donna. Ma è rissa a sinistra, Tocci: "La mia candidatura non esiste" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Comunali, dopo Giachetti si lavora al ticket con una donna. Ma è rissa a sinistra, Tocci: “La mia candidatura non esiste”

Sel a Orfini: "Avete cacciato Marino in una stanza", il vicegovernatore Smeriglio: "Dal Pd nessuna sorpresa, è un'entrata a gamba tesa"

– Una donna del Pd in ticket con Roberto Giachetti o come sua avversaria alle primarie per il candidato sindaco di Roma. All’indomani della discesa in campo del deputato ‘benedettò da Matteo Renzi, negli ambienti dem della capitale si ragiona sulle diverse ipotesi da costruire intorno alla prima candidatura nel Pd. O in contrapposizione ad essa. Nel pomeriggio, ad esempio, durante un’iniziativa pubblica in rosa del Partito Democratico, molti dei presenti hanno auspicato la candidatura a sindaco di Estella Marino, ex assessore all’Ambiente della giunta di Ignazio Marino. Ma non è l’unica donna dem che potrebbe avere un ruolo attivo nella prossima campagna elettorale. L’obiettivo del dibattito organizzato oggi da cinque politiche (Cristiana Alicata, Estella Marino, Marta Leonori, Valeria Baglio, Erica Battaglia), quasi tutte partecipi in un modo o nell’altro della scorsa amministrazione, è «ricucire la lacerazione provocata dalla brusca rottura» valorizzando «la portata rivoluzionaria delle cose buone che sono state fatte». E nella sala gremita delle Officine Fotografiche sono in molti ad attendersi un possibile ticket tra il candidato del Pd (Giachetti per ora è l’unico in campo per le primarie) e una delle promotrici dell’iniziativa: Estella Marino, Marta Leonori (altro ex assessore) o Valeria Baglio (ex presidente dell’Assemblea capitolina). Nella discussione, per ora in realtà abbastanza confusa, sulle primarie, c’è anche chi spera che una delle democrat si presenti in prima persona per la corsa a sindaco di Roma. «Estella si deve candidare», dice più di un militante nei capannelli. Tantissimi i presenti, dal senatore Walter Tocci alla europarlamentare Simona Bonafè, dagli ex consiglieri capitolini ai presidenti di Municipio fino al segretario nazionale dei Radicali Riccardo Magi – ex consigliere della maggioranza di Ignazio Marino -, un altro dei papabili. Dopo il «no» di Tocci, nel Pd i nomi che circolano per le primarie sono diversi: dagli ex assessori comunali Paolo Masini e Marino fino ai deputati Marco Miccoli e Roberto Morassut. C’è chi ipotizza anche la discesa in campo di un presidente di Municipio, Sabrina Alfonsi (del Primo, che comprende il centro storico) o Valerio Barletta. Mentre il nodo di una possibile ricandidatura di Ignazio Marino non è affatto sciolto.

– Dopo il «no» di Walter Tocci – parlamentare ed ex assessore di primo piano di centrosinistra a Roma -, c’è una parte del Pd che continua a ragionare su chi schierare alle primarie contro Roberto Giachetti. E i nomi che circolano sono vari: dagli ex assessori comunali Paolo Masini e Estella Marino (giunta Ignazio Marino) fino ai deputati dem Marco Miccoli e Roberto Morassut. Ma c’è chi ipotizza anche la discesa in campo di un presidente di Municipio romano, come Sabrina Alfonsi o Valerio Barletta. Interpellato in merito, a margine del convegno organizzato da cinque donne del Pd, Miccoli ha risposto: «Come dimostra anche questa iniziativa oggi c’è voglia di partecipazione, c’è un campo largo che non si riconosce in questo metodo, in come è stata posta la candidatura di Giachetti. C’è un mondo a cui non piace la sponsorizzazione immediata prima del programma di autorevolissimi esponenti del Pd, da Renzi a Zingaretti, da Orfini a Bettini e Melilli. C’è un campo che si riconosce nelle buone cose fatte da Marino, nella sinistra diffusa romana dentro e fuori dal Pd, nelle esperienze associative e di movimento. Tutto questo rischia di restare fuori. Se Orfini ci fa capire la tempistica e il regolamento iniziamo a ragionare».

«Il profilo di Roberto Giachetti contiene quegli appropriati elementi di solidità che, uniti alle sue doti battagliere, ne fanno una candidatura molto competitiva. La sua storia e le sue caratteristiche politiche, culturali ed umane contengono tutti quegli elementi in grado di ricostruire dinamiche inclusive utili al centrosinitra romano e soprattutto alla città». Lo afferma il deputato Pd e Presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, Michele Meta. – «Ringrazio i tanti amici che per eccesso di stima mi consigliano decisioni avventate. Ma la mia candidatura non è mai esistita, è un’invenzione del chiacchiericcio politico-giornalistico. D’altronde, le esperienze più appassionanti non si ripetono mai. E poi la mia generazione ha consumato il suo tempo. Come militante di sinistra continuerò l’impegno di una vita per il bene della città». Lo scrive sul suo blog Walter Tocci, il cui nome è insistentemente circolato com’è possibile candidato sindaco a Roma. «Si ripete il vecchio copione. Il Pd romano si ripresenta alle elezioni senza un programma credibile. Affida alle primarie il compito improprio di sciogliere i nodi politici. Seleziona i candidati nel recinto di partito, sempre più angusto. Sono gli stessi errori del 2013. È sconcertante ripeterli oggi, soprattutto dopo il crollo del nostro governo cittadino, una sconfitta che ci riguarda tutti. Sarebbe invece il momento di tentare soluzioni nuove, di immaginare scenari inediti, di alzare lo sguardo intorno a noi. Ci vorrebbero umiltà e coraggio. L’umiltà di riconoscere la sconfitta e di ripartire sapendo che non bastiamo a noi stessi. Il coraggio di mettersi in discussione per tornare a servire la città». Lo scrive Walter Tocci sul suo blog. «Nei mesi passati mi è capitato di fare tre proposte – ricorda -. Sono ancora valide, anche se si è perso tempo utile. Le riassumo qui, prima che sia troppo tardi. Per vincere a Roma bisogna mobilitare le migliori energie del cambiamento, le passioni civili, le competenze di governo, le esperienze sociali. Il Pd promuova una lista civica del centrosinistra. Spetta a noi offrire l’occasione di un campo aperto per elaborare un ambizioso progetto di città e selezionare una nuova classe dirigente in grado di attuarlo. Mettere da parte il simbolo di partito non sarebbe una rinuncia, ma un investimento per la riscossa del centrosinistra romano. Il commissariamento del partito ha avuto il merito di difendere l’onore del Pd nella bufera di Mafia capitale e di ricostruire una presenza almeno in alcuni territori. Ma il suo compito è esaurito e il prolungamento può diventare una debolezza. La crisi della politica ha prodotto un degrado irreversibile dell’amministrazione. Non è più il tempo dei pannicelli caldi. Bisogna eliminare il vecchio Comune di Roma, ormai fuori misura, troppo grande per gestire la vita di quartiere e troppo piccolo per regolare le trasformazioni di area vasta. Le sue funzioni vanno trasferite agli attuali Municipi e alla nascente Città metropolitana».«Come ha detto nei giorni scorsi Stefano Fassina, abbiamo atteso che il Pd ci stupisse su Roma. Questo non sta avvenendo, è arrivato invece un intervento a gamba tesa di Renzi sul dibattito romano. Mossa legittima, ma che toglie autonomia e spazio alla discussione in corso in città». Così nel corso dell’assemblea nazionale di il membro della segreteria nazionale e vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio. «Sentiamo parlare di coalizioni ma non sappiamo dove siano di casa – ha aggiunto – Prendiamo atto, al momento, di una distanza enorme tra le diverse opzioni in campo. Con responsabilità abbiamo cercato di animare un dibattito in queste settimane, ma questa responsabilità sembra non aver trovato corrispondenza nel Pd, impegnato nella proposizione del Partito della Nazione».«Abbiamo tenuto aperto un dialogo con il Pd, seppure complicato. C’era un filo, sul quale il premier è intervenuto a gamba tesa. Riguardo all’iniziativa del 23 gennaio con i presidenti dei Municipi, dietro c’era un tentativo estremo di difendere l’idea del centrosinistra. Romperlo è una grande responsabilità, e Renzi non si è fatto remore a mandare all’aria questo tentativo. Se prima quella iniziativa aveva un senso, oggi ne ha un altro. Non vado ad applaudire lo schema renziano». Ad affermarlo è il vicepresidente della Regione Lazio e dirigente di Sel Massimiliano Smeriglio, a seguito della candidatura di Roberto Giachetti a sindaco di Roma. «Su di lui – ha aggiunto – non ho nulla da dire, lo conosco e lo apprezzo, ma il tema è un altro. Questa è una candidatura dalla prospettiva ‘fiorentinà, è il candidato del Partito della Nazione. Legittimo, così come il nostro prendere atto che si sta prendendo un’altra strada». Ripercussioni sull’esperienza di governo regionale? «Ogni esperienza di coalizione e di governo locale ha un suo profilo – ha risposto Smeriglio – Nel contesto politico in cui ci muoviamo, e non in quello sociale perchè penso che stiamo governando bene il Lazio, certo sarà un passaggio faticoso, se andremo alle elezioni con candidati diversi ci sarà un ‘di piu» da spiegare. La responsabilità maggiore è tutta in capo a Renzi – ha concluso -, ha ribadito su scala romana il tema nazionale. Noi non vogliamo avallare il Partito della Nazione«.«Io e l’altro presidente di Municipio di Sel, Susi Fantino, stiamo riflettendo se sia il caso di andare all’iniziativa del 23 gennaio su Roma». Così il presidente dell’VIII Municipio di Roma Andrea Catarci, esponente di Sel. «Ci stiamo riflettendo – ha aggiunto – perchè è ovvio che l’asse era con la Regione, ma l’endorsement di Zingaretti per Giachetti dopo poche ore è una chiusura. Renzi ha fatto l’ennesima entrata a gamba tesa contro il dialogo, ha scelto il suo candidato che era poi quello di cui si è sempre parlato. Zingaretti gli è andato dietro dopo mezz’ora in modo obbediente. Il dialogo non c’è». Secondo Catarci, l’unico che potrebbe riaprirlo è Walter Tocci, che «ha auspicato che il Pd rinunci al suo simbolo e faccia una candidatura di centrosinistra con una lista che racchiuda il meglio di questa città. Ma lui ci deve essere e deve quantomeno simboleggiarne l’avvio».

«La proposta di Tocci (ex assessore comunale a Roma con il centrosinistra, ndr) di promuovere una lista civica del centrosinistra è decisamente condivisibile e sarebbe un percorso in grado di innescare la partecipazione politica necessaria ad evitare divisioni, ormai a fior di pelle fra i candidati a sindaco di Roma». Lo ha dichiarato il deputato di Si-Sel Adriano Zaccagnini. «Ora forse sarebbe di buon senso mettere da parte battibecchi inutili su chi più ha utilizzato i ‘caminetti ristrettì nel prendere decisioni politiche e concentrarci invece su come aprire una nuova fase di ascolto della città – ha aggiunto -. Dare corpo ad una proposta e ad una candidatura collettiva, con una squadra che possa presentare un grande progetto per Roma e i suoi cittadini, mi pare essere un’innovazione che porterebbe buoni frutti». «Domani mattina parteciperò alla giornata di ascolto indetta da Stefano Fassina a via Cesare Pavese sui temi del consumo di suolo e dell’agricoltura sostenibile – ancora Zaccagnini -. Martedì lanceremo assieme ai Verdi e ad altre forze ecologiste la campagna #perRomaecologica e il 23 al Brancaccio continueremo il confronto. Roma ha bisogno di innescare la partecipazione per non cadere nelle mani della destra o dell’incompetenza grillina». – «Vedo che il presidente del Pd e commissario del Pd romano Matteo Orfini su twitter replica stizzito a Nichi Vendola e ci accusa di scegliere i candidati, in questo caso Fassina, nel chiuso di una stanza. Sbaglio o chi ci fa lezioncina sui social è lo stessa persona che nel chiuso di una stanza decise di dimissionare dal notaio il sindaco eletto dai cittadini romani?». Sinistra Ecologia Libertà affida a Marco Furfaro, della segreteria nazionale del partito la replica alle parole del presidente del Pd.

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