Cinque stelle caos a Roma. E’ l’ora dei veleni - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Cinque stelle caos a Roma. E’ l’ora dei veleni

virginia_raggi-fascia-tricoloreE’ l’ora dei veleni, se l’aspettavano tutti, ma nessuno ipotizzava un attacco così massiccio, così determinato. Il Movimento Cinque Stelle ha sparigliato sul tavolo della politica romana, ha vinto e vuole governare da solo. Ma vacilla sotto un bombardamento a palle incatenate che non rispetta niente e nessuno. Facile fare l’opposizione, difficile, difficilissimo governare quando ogni singola mossa è passata ai raggi X dagli avversari e da una stampa maldisposta perché tagliata fuori. C’è da dire che i grillini ci mettono del proprio, gaffe, scivoloni, ingenuità. Farsi impallinare sui nomi della giunta, sulle rivalità in seno al gruppo dirigente, sulle procedure è errore da principianti, e questo, indubbiamente, i moschettieri di Grillo sono. La Raggi è etero diretta? E sia. Ma chi la consiglia deve mettere in conto cosa significa costringerla a modificare scelte e atteggiamenti, a fare marcia indietro su decisioni prese in un contesto del genere. Un massacro. Ma il gruppo dirigente è quello e non si può cambiare, deve solo imparare le regole del gioco e girarle a proprio favore per non essere sommerso dai “casi” che si susseguono senza soluzione di continuità e che possono finire per offuscare la limpidezza politica, la trasparenza del grillismo fatto potere amministrativo. E’ stata fatta passare la voce che il caos, la confusione interna al Campidoglio farà slittare la formalizzazione delle giunta oltre il 7 luglio. Gli altri sindaci sono già partiti, la Raggi darebbe solo una immagine di debolezza. E i comunicatori della Raggi sono stati costretti ad intervenire con energia. Una comunicazione che subisce la stortura di passare per Montecitorio e che non arriva diretta alla platea dei media e quindi all’opinione pubblica. Un handicap da risolvere in fretta. Ma quali guerra tra correnti interne al ramo romano del Movimento, quale giunta ancora in alto mare. La parola d’ordine è “gossip”, rilanciata dai leader nazionali ad ogni piè sospinto. Nient’altro che gossip, fumettacci, storiacce. C’è la storia, fatta circolare con sapienza dagli avversari, di un dossier sull’ex candidato sindaco M5S Marcello De Vito. Fatto fuori? Niente vice sindaco, solo presidente del consiglio comunale. Rivalità, delusioni, incomprensioni tenute sotto controllo in campagna elettorale ed esplose in questi giorni, una sorta di resa dei conti interna? «Non c’è nessun dossier», dice la Raggi. Mentre dal suo entourage ribadiscono che si tratta solo di «fantasie giornalistiche».L’uomo più votato alle amministrative 2016 deve spandere barili di melassa. «Sono ricostruzioni giornalistiche che raccontano fatti in maniera ingigantita e travisata. Ci sembra che si voglia ostacolare l’attività del M5s per una buona amministrazione di Roma», continua. «Pensiamo ai problemi veri della città». Vero, falso? Per la cronaca il report segreto consisterebbe in una serie di documenti sull’attività professionale dell’avvocato che sarebbe dovuta uscire prima del voto per togliere a «Marcello» qualsiasi velleità di fare il vicesindaco. Queste carte sarebbero chiuse in un cassetto. Pronte a spuntare fuori. Ma possibile che i grillini siano come tutti gli altri?
Il fatto è che quando la politica non sa di che parlare e c’è una forza come il M5S che, per la prima volta, prova a lavorare in modo legale e trasparente – forte discontinuità con il passato – la stampa si dedica a curiosi e fantasiosi retroscena. Certo è che il travaglio nell’allestire la squadra di Virginia Raggi, a due settimane dal trionfo elettorale, è superiore alla media consentita, certo è che il direttorio romano (composto, tra gli altri, dalle parlamentari Paola Taverna e Roberta Lombardi)gioca un ruolo pesante e che la Raggi,certi guai se li va a cercare, vedi la nomina di Raffaele Marra come vicecapo di gabinetto vicario. La scelta dell’ex dirigente di Alemanno (in Comune) e della Polverini (in Regione) non è andata giù alla Lombardi – dicono le voci di corridoio, che non solo ha messo in discussione la scelta, ma ha fatto capire che per prendere queste decisioni prima ci deve essere il bollo del direttorio, come scritto nel contratto firmato da Virginia Raggi prima di candidarsi. Anche in questo caso detto e scritto con beneficio di inventario. Certo è che dopo lo scontro, dal Campidoglio hanno fatto circolare l’indiscrezione che l’incarico di Raffaele Marra sarà «temporaneo»: Ma non è finita, qualcuno si è inventato il caso Daniele Frongia, eletto consigliere ma destinato a ricoprire il ruolo di capo di gabinetto, «aggirando la Legge Severino», accusano dal Pd e dal centrodestra. Che ricorrono a quello spauracchio quando non sanno cosa inventarsi. Qui qualche pasticcio c’è. «Non abbiamo ricevuto ad oggi alcuna richiesta di parere da parte del Comune e non ci siamo espressi né formalmente né informalmente sulla questione della incompatibilità e della inconferibilità del Capo di Gabinetto del sindaco Raggi”, dichniara il presidente dell’Anac Cantone, in merito a ricostruzioni di stampa secondo cui sarebbe stato chiesto all’Anac di valutare la posizione del capo di gabinetto rispetto alla legge Severino. Frongia è stato eletto consigliere comunale, poi nominato con un’ordinanza sindacale della Raggi capo di gabinetto. Secondo la Severino non potrebbe ricoprire quel ruolo in quanto ex consigliere comunale, ma dal Campidoglio avevano sempre detto che c’era stato un parere dell’Anac favorevole alla nomina. Ora la smentita di Cantone. Cosa succederà? Chi ha capito male? Interpretazioni della stampa nemica?
E il vice sindaco? Apriti cielo, la Raggi sta pensando ad una donna con esperienze istituzionali al ministero degli Interni. Dovrà condividere questa scelta con altri? E le caselle del Commercio e delle partecipate? Non si possono chiudere. E meno male che per il Bilancio, il ritorno di Daniela Morgante, già in squadra con Marino ma accreditata e competente sembra dato per scontato. “Non a caso è stata mandata via da Marino”, dicono i grillini.
Ma c’è anche il Consiglio comunale che comincia a muovere i primi passi, alla riunione informale di rito hanno ingloriosamente dato buca i capigruppo di Pd e Stefano Fassina. I grillini preparano un taglio netto alle commissioni speciali del valore di 7 milioni di euro all’anno. Tanti posti di potere in meno «Non saranno più sovrapposte come prima – ha detto il futuro capogruppo del M5s Paolo Ferrara- ma ogni consigliere sarà messo in condizione di lavorare con un aumento della produttività». La Lista Marchini, con Alessandro Onorato, ha chiesto l’istituzione di una commissione speciale sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Una piccola mina a tempo. I pentastellati, nel dubbio, hanno preso tempo. Il clima che si respira in Campidoglio non è dei migliori. Se si considera che l’organizzazione interna del gruppo consiliare non è ancora ben definita, che tante caselle nella organizzazione dell’ordinario non sono state ancora riempite e che le stesse difficoltà di avvio si registrano nei dodici municipi controllati dal Movimento il quadro è completo. E preoccupante

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