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Il candidato fantasma

Regionali. Certo non si può sperare in Meloni, Salvini, Tajani, o qualche altro generale di Forza Italia, ma il fatto è che sotto la prima fascia non c’è proprio nessuno

lombardi zingaretti meloni elezioni regionali lazio 2018-3Ora è un po’ più chiaro. Abbiamo due candidati ufficiali alle prossime regionali. Non brillantissimi ma accreditati. Il Pd ha fatto una scelta quasi obbligata, mettendo in campo Zingaretti ma tenendolo anche in qualche modo sotto tutela. Il Movimento Cinque Stelle ha rocambolescamente messo in campo Roberta Lombardi, come previsto, ma il dietro le quinte della miniconvention a cinque stelle di Marino solleva molti ed inquietanti interrogativi. Sono candidati veri con i quali misurarsi nelle prossime settimane. Ma c’è un candidato fantasma, quello che il centro destra deve ancora esprimere. Ed è un problema serio, prima di tutto per i cittadini del Lazio, impossibilitati di determinare in modo congruo il loro futuro. E poi per l’area politica di centro destra in un momento di grande rimonta sul palcoscenico nazionale e locale. Potrebbe vincere senza sforzo, se non proprio a mani basse, nel Lazio, se solo sapesse far sognare l’elettorale, se avesse dei programmi convincenti, se ci fosse un candidato carismatico. Ma quel candidato non c’è e si rischia di ripetere lo schema che ha consegnato la Capitale ai grillini. Incredibile ma vero. Zingaretti non ha combinato quasi nulla, ma ha potuto stabilire una fittissima rete di rapporti e di alleanze, di clientele, di interessi, di potere; c’è un sistema intero che ha bisogno di farlo vincere per non crollare, per non perdere quello che direttamente o indirettamente ha acquisito. E condurrà la campagna elettorale da governatore, promettendo a destra e a manca, concedendo magari qualche briciola nell’immediato, staccando mille cambiali. Il Pd ha perso lustro e consistenza, ma il “partito” di Zingaretti esiste. C’è alla Pisana una rissa sulla legge elettorale regionale, nessuno ha un vero interesse per cambiare le cose in corsa. E il governatore presenterà la sua “società civile”, quei dieci personaggi di richiamo da eleggere senza bisogno di consenso, poi cambierà alleati, quelli di cinque anni fa si sono persi per strada, Ma sarà un papocchio capace di portare una consistente fetta di voti, a prescindere da quanto garantirà il Pd.
La Lombardi è una tosta, non amata da tutti nel Movimento (anzi) e sgradita dal clan Raggi. Grillo costringe le due prime donne grilline ad una alleanza di circostanza, ma i malumori nelle correnti a cinque stelle si toccano con mano. Il peso del M5S si valuterà alla fine, quando la situazione nazionale avrà dato chiarezza sulla consistenza della proposta politica di governo a cinque stelle. Quanti indecisi voteranno M5S? Sarà un’incognita fino alla fine, e molto dipenderà dal terzo polo, dal candidato del centro destra. E qui torniamo al discorso di apertura. C’è un interrogativo grande come una casa e non si capisce nemmeno c hi potrà scioglierlo. I nomi che circolano sono talmente di basso profilo da non poter essere presi in considerazione. E non si può neanche sostenere a priori che siccome la marea del centro destra monta ovunque la gente stanca e delusa da Renzi, dal Pd, dalla Raggi, da Zingaretti, si precipiti a votare dall’altra parte solo per una reazione emotiva. L’incertezza laziale è solo in parte legata all’incertezza nazionale. Fino a che Berlusconi, Salvini e Meloni non trovano un accordo per lo meno tattico e strategico il nodo romano non può essere sciolto, questo è vero. Ma è vero anche che se pur si definisse la leadership nazionale nella capitale non si saprebbe chi candidare. Certo non si può sperare in Meloni, Salvini, Tajani, o qualche altro generale di Forza Italia, ma il fatto è che sotto la prima fascia non c’è proprio nessuno. Non ha molto senso presentare la solita imprenditrice alla Todini,. Con la Moratti, a Milano, era tutt’altra cosa. Qualche esterno paracadutato da fuori? Ma come la prenderebbero i romani? I vari Giro, Rampelli? Con tutto il rispetto non hanno il fisico né il carisma, lo spessore adatti per combattere con successo la battaglia delle Regionali. Qualcuno può pensare che sia una tattica, tenersi fino alla fine il candidato coperto per spiazzare tutti con un bel tam tam mediatico. Sciocchezze. Il candidato non c’è. Ed è uno dei problemi più seri che il Lazio si trova ad affrontare

Giovanni Tagliapietra

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