Zinga, l’ennesima rivoluzione annunciata in Sanità. Ma nasce vecchia e non si può fare - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Zinga, l’ennesima rivoluzione annunciata in Sanità. Ma nasce vecchia e non si può fare

zingarettiIl governatore del Lazio Nicola Zingaretti affida alle pagine di Repubblica in una memorabile intervista il suo pensiero, fatto di copia-incolla mal digeriti e mal compresi. Dovrebbe stare una settimana a fianco di un direttore generale di una Asl o di una azienda ospedaliera per capire come funziona il sistema e come cambiarlo, potrebbe ascoltare alcuni vecchi manager sanitari ancora su piazza invece di farsi suggerire frammenti di ricette già fallite. Siamo alle solite frasi fatte, agli slogan che fanno venire il sangue agli occhi ai cittadini e non incantano più nessuno. Un modo vecchio di far politica e di amministrare. Ma nessuno ha il coraggio di spiegarglielo.
“Finisce la politica dei tagli, la sanità torna vicino alla gente”, “È una rivoluzione, così si costruisce un nuovo modello”. “Le Case della salute saranno il cuore del nuovo Servizio sanitario regionale, un sistema diffuso nei quartieri e in periferia di Roma e delle altre province, per riportare l’assistenza, le cure e i servizi vicino ai cittadini”. “Entro settembre firmerò il decreto e partirà la sperimentazione: il Lazio volta pagina, mette la parola fine a tagli e chiusure per dar vita alla stagione dell’innovazione, della costruzione di un nuovo modello di Sanità”. Che cosa si deve pensare? Zingaretti ha la bacchetta magica, ha intelligenza, risorse, managerialità per realizzare qualcosa di così eclatante. Le mitiche case della salute, forse ne sono state realizzate un paio sotto giunte di diverso colore e hanno avuto vita grama perché non erano ciò che serviva secondo Zingaretti occuperanno un posto centrale in questo modello,
“saranno l’alternativa concreta alle file in Pronto soccorso, una rivoluzione; in ospedale si va per cure ad alta intensità, per trattare la fase acuta delle patologie, per emergenze vere, non per un taglio al dito. Ma oggi un’alternativa al Pronto soccorso non c’è perciò le Case della salute per molte aree della regione combatteranno la desertificazione della sanità prodotta dalle chiusure di reparti, servizi e ospedali, consumate in questi anni.” Minestra vecchia e riscaldata, ci vorrebbe Mussolini per imporre un modello di questo genere e non è detto che funzioni. A parte Storace lo hanno proposto tutti, per fermari di fronte all’impossibile. Evidentemente i rimedi sono altri, basta guardare fuori dai confini regionali. La seconda rivoluzione sarà la costruzione dell’integrazione sociosanitaria. “Per tanti, cittadini e famiglie, significherà avvantaggiarsi di una sede dove trovare risposte al fabbisogno di assistenza
senza dover bussare a mille porte diverse come accade ancora oggi”. ” Lo hanno dimostrato Regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna – spiega – E poi perché, se in questi anni la sanità del Lazio è entrata in crisi, è stato sì per gli sprechi e le ruberie ai quali abbiamo già dichiarato guerra totale in nome del merito, della trasparenza e della qualità ma anche perché è mancato un modello di riferimento. In altre parole, invece di puntare all’innovazione del sistema, si è guardato solo ai tagli, alla riduzione dei costi senza pensare a come si sarebbe potuto spendere meglio. Le Case della salute non sono solo una nuova offerta di servizi ma un sistema che graverà poco o niente sul bilancio regionale perché produrrà risparmi consistenti attraverso il decongestionamento degli ospedali”. E poi la promessa, quando partiranno le case della salute? “Entro la fine dell’anno; per il prossimo ne avremo realizzate 48, una in ogni distretto del Lazio, 15 a Roma, una per Municipio, e 33 nelle province”. Ricordiamo al Governatore che il Lazio aspetta alcune migliaia di Rsa, necessarie, indispensabili. Le sta aspettando da Marrazzo, sono passati gli anni. E gli anziani muoiono come mosche. Ma Zinga legge i giornali?

a cura della Redazione

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