Marino, se non arrivano i soldi me ne vado. Ma così sono capaci tutti - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Marino, se non arrivano i soldi me ne vado. Ma così sono capaci tutti

maRInoMarino, se non arrivano i soldi me ne vado. Ma così sono capaci tutti, se dopo una mancata di mesi siamo già all’ultimatum del sindaco al Governo c’è da mettersi le mani nei capelli. Marino sapeva ben prima di cominciare che la situazione delle casse capitoline era disperata. Ci si aspettava un piano, un programma, una alzata di ingegno. La presa d’atto e la resa sono tutt’altra cosa. Tagli ai servizi, aumento delle tasse da imporre ai romani per chiudere il previsionale 2013. Troppo difficile. il sindaco Marino ha deciso di alzare il telefono e di lanciare un aut aut al governo. Dall’altra parte del filo, il ministro Graziano Delrio. Al quale l’inquilino del Campidoglio ha detto più o meno così: o mi date una mano voi o me ne vado via io. E lo sventurato rispose. Il ministro qualche promessa l’ha fatta. Il buco – 867 milioni di euro – è impossibile da colmare senza l’aiuto dello Stato: a meno di chiudere la città e buttare via la chiave. Talmente duro nei toni da allarmare il responsabile degli Affari regionali. Il quale non ci ha pensato su due volte ed è partito alla volta del Campidoglio. Dove era in corso l’ennesimo vertice della cabina di regia sul bilancio, stavolta riunita per discutere della norma “salvaRoma”, ovvero la disposizione messa a punto venerdì scorso dall’assessore Improta e dal capo di gabinetto Fucito per spostare 300 milioni di spese dal bilancio ordinario alla gestione commissariale. Manovra che consentirebbe di alleggerire il peso del debito, facendolo scendere a poco più di mezzo miliardo, e che però necessita di un atto legislativo, passaggio parlamentare o decreto legge che sia.
Delrio, che peraltro è stato sindaco di Reggio Emilia per quasi dieci anni e dunque di bilanci comunali ne mastica parecchio, ha ascoltato il grido di allarme di Marino, ha dato un’occhiata alle tabelle di sintesi e alla fine, pur convenendo sulla drammaticità della situazione, ha cercato di rassicurare tutti. Consigliando intanto di procedere con l’aumento virtuale dell’Imu – dallo 0,5 allo 0,6 – un punto in più che da solo vale 140 milioni di euro. E poi garantendo la sua disponibilità a coordinare gli emendamenti parlamentari che aiuteranno la capitale a scongiurare il default: non solo quello contenente la norma “salvaRoma”, da inserire nel decreto sull’Imu o nella legge di stabilità, ma anche le modifiche chieste dall’Anci al decreto D’Alia sulla pubblica amministrazione. Due in particolare le misure che tornerebbero molto utili al Campidoglio: la deroga alla legge Fornero che consentirebbe di fare 4mila prepensionamenti fra il personale comunale e la ristrutturazione delle aziende partecipate con la previsione della mobilità infragruppo, cioè la possibilità di spostare dipendenti da un’azienda all’altra, per esempio da Atac ad Ama. Anche così, in ogni caso, mancherebbero all’appello oltre 400 milioni di euro. Che, a meno di ulteriori aiuti, tuttavia piuttosto improbabili, si tradurranno in tagli drastici alla spesa e aumento delle tasse: dall’occupazione di suolo pubblico al contributo di soggiorno. Ne usciremo vivi?

Giovanni Tagliapietra

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