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SCUOLA/ Alle occupazioni (in arrivo a Roma) i presidi risponderanno con sanzioni disciplinari

manaraOccupazioni, la nuova linea dei presidi denunce solo in caso di danni e violenzaIl liceo Manara occupato dagli studenti  Mentre a Monteverde gli studenti “conquistavano” il Manara, al Newton i presidi fissavano la linea dura contro le occupazioni. Un fronte che si sta allargando rapidamente: dopo il tecnico Bachelet, dove lunedì l’azione è stata promossa dal Blocco studentesco, movimento giovanile di estrema destra figlio di CasaPound, ieri è stato il collettivo del liceo classico Manara a votare l’occupazione.

In serata, dopo una lunga assemblea, i ragazzi hanno spiegato le ragioni della loro protesta radicale: “Una classe dirigente che si rifiuta di investire nella scuola e nella cultura” anzitutto, le condizioni di scarsa sicurezza dell’istituto, col “pavimento ricoperto in gran parte da lastre di vinilamianto”, “la presenza sul terrazzo dei cassoni di eternit” e la chiusura della storica auletta Aureliano autogestita dagli studenti. La chiusura, però, non è totale: “Stiamo mantenendo un dialogo aperto con preside e professori e abbiamo chiesto aiuto a alcuni ex alunni, gli unici esterni ammessi” racconta una studentessa. Sul posto sono arrivate anche le forze dell’ordine, allertate dal personale della scuola, ma senza intervenire.

Tra i presidi, però, cresce l’allerta. Per capire come “prevenire e gestire le occupazioni” nel tentativo di “arginare il fenomeno”, dirigenti da tutta Italia si sono riuniti proprio ieri al liceo Newton su invito dell’Associazione nazionale presidi (Anp). Obiettivo: elaborare una “linea comune, per non lasciare soli i singoli presidi ed evitare disparità controproducenti fra colleghi duri o permissivi” spiega il presidente dell’Anp capitolina, Mario Rusconi. Anche perché un sondaggio del portale Skuola. net ha rivelato che il 57 per cento degli oltre 3mila alunni intervistati avrebbe intenzione di occupare.

Il primo passo, secondo molti, è la “prevenzione”. “Bisogna offrire ai ragazzi, già dall’inizio dell’anno, spazi di confronto e trattare temi che stanno loro a cuore, ma nella legalità” spiega Rusconi, che ha proposto alternative come “un pacchetto di giorni di didattica flessibile, cogestita da alunni e prof”.

Se tra i ragazzi prevalesse però la “linea dura”, è pronto un giro di vite. Non per forza con sgomberi e denunce  –  strada contemplata da molti solo nei casi di danneggiamenti o violenze  –  ma con integrazioni ai regolamenti d’istituto che rendano sanzionabili, dal punto di vista disciplinare, “la permanenza illecita nella scuola, l’utilizzo non autorizzato di aule, l’ingresso non autorizzato di esterni nella scuola”.

Necessari, secondo i dirigenti, anche “un maggiore dialogo con i genitori e una campagna di informazione sui “costi” delle occupazioni”. “Se i ragazzi vogliono difendere la scuola pubblica  –  spiega Antonino Petrolino dell’Anp  –  devono capire che questa non è la strada giusta perché genera anche uno spreco di denaro pubblico: mille euro

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