MACRO: Cosa non è e, soprattutto, cos’è (già) - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

MACRO: Cosa non è e, soprattutto, cos’è (già)

Lettera aperta per punti al Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e all’Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, Flavia Barca.

macro museo roma1. Per quanto il MACRO continui a essere considerato e definito dall’amministrazione cittadina un Ufficio di Scopo, l’acronimo che dà il nome a tale Ufficio corrisponde alla sua effettiva e concreta identità.
Il MACRO è, e lo è di fatto, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma: un ruolo e una posizione che si è conquistato in oltre dieci anni di perseguimento di un indirizzo programmatico e gestionale oggi ampiamente riconosciuto a livello locale, nazionale e internazionale1.
2. Il MACRO non è solo un grande spazio espositivo. Il MACRO non soltanto produce mostre. Il MACRO è il centro di produzione culturale a carattere fortemente sperimentale della città: ospita in residenza giovani artisti emergenti, scelti con bando pubblico internazionale, mettendo a loro disposizione spazi, strumenti di lavoro, e figure professionali di supporto; alimenta un vivace programma di eventi e di momenti di dibattito e di incontro diretto col pubblico; mette a disposizione dell’iniziativa esterna i suoi tanti, diversi spazi; coinvolge con attività formative ed educative un pubblico eterogeneo, fatto di bambini e famiglie, studenti e insegnanti, professionisti del settore e utenti con particolari e specifiche esigenze; approfondisce in modo critico e scientifico il programma espositivo, documentandolo e rendendolo accessibile anche alle future generazioni2.
3. Il MACRO non è votato al contemporaneo inteso come effimero e passeggero. Il MACRO è votato al contemporaneo come produzione (artistica e culturale) oggi, patrimonio (artistico e culturale) domani. Per questo, e soltanto attraverso i contributi, le donazioni e i comodati, di partner e sponsor, arricchisce e implementa costantemente il proprio patrimonio3.
4. Il MACRO non è un’entità isolata, chiusa e a sé stante. Il MACRO è una forza trainante per tante realtà artistiche e culturali cittadine che, proprio in virtù della sua attuale offerta culturale, hanno instaurato con esso un dialogo aperto e proficuo4.
5. Il MACRO non è una location. Il MACRO ha una sua mission precisa e una sua identità ben definita. Questi sono gli elementi che gli hanno permesso di interloquire e di collaborare alla pari con istituzioni museali di livello nazionale ed internazionale5.
6. Il MACRO non vive esclusivamente di fondi pubblici, né tantomeno di assistenzialismo. Il MACRO è (e lo ha dimostrato soprattutto in questi ultimi due anni) capace di attirare partner e sponsor che contribuiscono enormemente alle sue attività e alla sua programmazione. Partner ben consapevoli, loro, di quanto espresso sopra, e per questo desiderosi e interessati ad investirvi le loro risorse economiche ed umane. Partner allarmati e titubanti di fronte all’attuale incertezza e minaccia di discontinuità, perchè tutto questo non lo si costruisce, né lo si fa dall’oggi al domani. Questo è possibile ed ha senso solo se inserito in un programma lungimirante e pluriennale6.
7. Il MACRO non vive di rendita. Il MACRO vive della competenza, della professionalità, dell’iniziativa, del lavoro, della dedizione, della determinazione di tutto il suo staff. Ed è per questo che il suo staff chiede di essere COINVOLTO — attraverso la presenza di un suo rappresentante — negli sviluppi prossimi futuri, unico modo per essere ascoltato, interpellato e considerato in merito alle idee, le proposte, i progetti e i piani di coloro che sono (e/o saranno) incaricati di guidarlo verso il suo futuro, accompagnandoli nell’indagine sul contemporaneo.
Per questo, indipendentemente da quello che è, o che diverrà, il punto di riferimento amministrativo del MACRO
CHIEDIAMO che:
– non venga ulteriormente procrastinata l’individuazione di una figura dirigenziale credibile, tanto a livello locale quanto internazionale, e che abbia proprio la tutela di tale continuità tra i suoi obiettivi primi e fondamentali;
– la scarsa, attuale autonomia nella gestione interna del rapporto pubblico/privato, venga rinforzata, permettendo al MACRO di avvicinarsi, quantomeno, alla fluidità gestionale a cui il privato è abituato e che si aspetta;
– se l’attuale programmazione — come la mostra dell’artista pakistano Imran Qureshi nell’ambito della partnership pluriennale con Deutsche Bank — è citata dall’attuale amministrazione come esempio del “principio di innovazione” che essa stessa intende perseguire, sia a questo punto riconosciuto che tale principio è già in atto [Flavia Barca in Macro, nessuna fondazione. Il futuro? Con l’azienda Palaexpò, in la Repubblica, 30.10.2013];
– sia quindi data continuità a questa realtà di successo, ponendo fine alla prassi di sminuire il Lavoro, a prescindere e a priori;
– e sia dato l’ascolto e il giusto peso alle voci di tutti coloro che hanno aderito, sottoscrivendola, alla petizione “Appello per il MACRO” promossa dall’Associazione MACROAMICI.
Lo staff del MACRO

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