Allarme librerie, cinquanta chiusure in 4 anni. Ma gli indipendenti vogliono resistere - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Allarme librerie, cinquanta chiusure in 4 anni. Ma gli indipendenti vogliono resistere

Marcello Ciccaglioni

Marcello Ciccaglioni

Salviamo le librerie indipendenti. È l’appello lanciato al Comune e alla Camera dei Deputati dall’Associazione librai italiani di Roma e Lazio: “In quattro anni – denuncia il presidente Marcello Ciccaglioni, proprietario della catena Arion – in città ne sono scomparse una cinquantina. Sono 250 quelle rimaste, 350 in tutta la regione”.
Tra le storiche hanno chiuso i battenti la libreria Croce a corso Vittorio, Bibli a Trastevere, Remainders a piazza San Silvestro, la libreria dello Sport a piazza Bologna, Gabi a San Giovanni, Babele in via dei Banchi Vecchi, Gremese in via Cola di Rienzo. E se la Feltrinelli di via del Babuino abbasserà la saracinesca a fine anno, la Feltrinelli Red di via del Corso, chiusa per problemi strutturali un anno fa, ha annunciato che non riaprirà. “Luoghi fondamentali per la libera circolazione delle idee, ognuno che chiude è una luce che si spegne nel dibattito culturale romano” non si rassegna Ciccaglioni, che con il direttore dell’Associazione italiana editori Marco Polillo ha presentato il quadro fosco delle vendite, meno 14 per cento in due anni, alla presidente della Camera Laura Boldrini e lei si è impegnata a portare la questione in Commissione Cultura.
Pronto anche un piano per il rilancio, che vorrebbero presentare al sindaco Marino. “I libri si vendono poco – spiega Ciccaglioni – ma i grandi eventi, come fiere e festival, vanno benissimo: ecco, dobbiamo organizzarli anche nei quartieri. Le gente ha voglia di conoscere i libri, gli autori, di discuterne di persona, ma per il libraio indipendente le difficoltà sono troppe”. A partire dagli affitti alti del centro: “Potremmo seguire l’esempio di Milano, dove una delibera ha messo a disposizione otto immobili comunali, da aggiudicare tramite bando e con canoni agevolati”. Poi gli spazi: “I piccoli negozi non ne hanno di grandi, allora perché ogni volta che c’è l’assegnazione di un’area comunale a attività commerciali, come nel caso degli ex Mercati generali, non si destina una percentuale obbligatoria a luoghi per la cultura, dove esporre le novità e organizzare i dibattiti? Dobbiamo portare i libri in mezzo alla gente” propone Ciccaglioni, alle spalle cinquantuno dei suoi 67 anni trascorsi a fare il libraio, da un banco all’aperto in piazza Esedra a 19 librerie sparse per Roma.
Essenziale il rapporto con il quartiere, soprattutto in periferia. “Come già avviene in Inghilterra serve una collaborazione con le biblioteche: quelle mettono a disposizione le sale, i negozi

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