Corrado Augias svela i suoi segreti d'Italia - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Corrado Augias svela i suoi segreti d’Italia

augiasLo scorso lunedì 2 dicembre, presso il Teatro “Vascello”, è stato presentato il libro di Corrado  Augias “I segreti d’Italia”. Un’ iniziativa nata per conto del Servizio Biblioteca del Grande Oriente  d’Italia che ha visto presenti oltre all’autore, il Dottor Bernardino Fioravanti, Responsabile del Servizio Biblioteca ed il Gran Maestro del Grande Oriente l’Avvocato Gustavo Raffi. Con questo  libro, il giornalista e scrittore vuole ripercorrere la storia del Bel Paese viaggiando attraverso i secoli dalla Palermo di Cagliostro, al ghetto di Venezia, dalla corte parmense di Maria Luigia alle ribellioni napoletane contro i nazisti. Lo fa prendendo a prestito due romanzi che occupano un posto di tutto rispetto nella letteratura italiana e che sono in antitesi tra loro: “Cuore” di Edmondo De Amicis ed “Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio. Nel primo viene narrato un genere di italiano sobrio, che si guadagna da vivere con il proprio lavoro, che si toglie il cappello davanti ad una gentile signora, rispettoso delle regole pur vivendo in una realtà sotto molti aspetti grigia e cupa.
Nel secondo romanzo invece, la descrizione che viene fatta rivela un italiano, Andrea Sperelli, estremamente brillante, grosso cultore dell’arte ma anche insofferente delle norme e della Plebe; “uno dei bruti che vanno a fare la guerra” come D’Annunzio stesso lo definisce. Il malfattore per eccellenza, amante però del bello. Partendo da queste “colonne” letterarie Augias incomincia a “viaggiare nel tempo”, ripercorrendo le meraviglie della Penisola attraverso aneddoti ed eventi gloriosi del passato, che hanno lasciato il segno nella storia italiana come ad esempio la ricostruzione del dopoguerra espressa attraverso le magnificenze della Scala e del Piccolo Teatro a Milano che ebbe tra i suoi fondatori Giorgio Strehler e di contro la triste costatazione della decadenza della classe politica italiana. Un romanzo, dunque, che vede come protagonisti uomini ma anche luoghi, monumenti ed opere letterarie da una parte ma anche realtà spaventose che riempiono le pagine di cronaca dall’altra. La memoria è quindi lo strumento grazie al quale è possibile comprendere ciò che siamo oggi come popolo, svelando quei retroscena nascosti che puntualmente si fanno sentire nella quotidianità. Parla anche di Francesco, Augias, prendendo ad esempio due uomini molto distanti a livello cronologico ma molto vicini in termini spirituali. Il “primo” Francesco è il Patrono d’Italia, che il giornalista definisce un italiano atipico come Michelangelo e Dante, che aveva scelto di diventare povero, lasciandosi alle spalle una vita ricca di beni materiali che però non davano nulla a livello spirituale. Lo scrittore pone l’attenzione non sul Francesco inteso come il santo buono che parlava agli animali e quindi “dolciastro” ma sull’Uomo aspro, drammatico e definito attraverso una diagnosi come un “isterico-anoressico”.  Eppure, continua Augias, da questa isteria ed anoressia è possibile scorgere, leggendo alcune righe de “Il Cantico delle Creature”, quanto fosse forte la vena poetica del Santo attraverso, ad esempio, la descrizione dell’Acqua che è “molto utile, preziosa e casta” o la descrizione della morte che è inserita in modo audace nelle Lodi come “Sora nostra morte corporale da la quale nullu homo vivente pò skappare.” E poi passa al “secondo” Francesco, quello dei nostri giorni che attraverso le sue parole ed il suo rapportarsi agli uomini sta dando un volto diverso alla Chiesa. Un papa che non mangia da solo ma nella mensa comune, che sta mettendo le mani nella banca pontificia per mettere “ordine” nei conti vaticani. Corrado Augias unisce in questo libro vicende reali, episodi di vita vissuta, incontri perché “non basta guardarla com’è oggi l’Italia; per cercare di capire bisogna ricordare anche le molte vicende del suo passato, la dimensione immaginaria degli eventi, le sue chimere.” E ancora: “Se noi togliamo Londra all’Inghilterra, o Parigi alla Francia, di quei Paesi non resta poi granché.Mentre se togliamo Roma all’Italia, all’Italia resta comunque moltissimo. Questo perché l’Italia è un Paese fatto di città, e questa frammentazione che è stata un freno nei secoli – con le inimicizie fra città magari vicine fra loro, e tutti i fattori che hanno ritardato l’Unità nazionale – è diventata nel tempo la nostra ricchezza.”

Stefano Boeris

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