CARCERI/ Il detenuto di Regina Coeli: ‘Questo è un posto disperato’ - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

CARCERI/ Il detenuto di Regina Coeli: ‘Questo è un posto disperato’

regina_coeli1-300x198«Questo è un posto disperato. Puoi entrare vivo e uscire morto, se non metti la testa a posto». Elison Oman ha 46 anni, è di Capo Verde, detenuto a Regina Coeli, carcere romano tra i più sovraffollati d’Italia, in cui il 60% dei prigionieri è straniero e ci sono anche dei settantenni. Una condanna per spaccio di droga, l’uomo deve scontare ancora 4 anni. È uno dei reclusi autorizzati a parlare con la stampa in occasione del pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nell’antico penitenziario di Trastevere. Oman sta in una cella con cinque compagni. «Qui la vita può diventare troppo dura, a volte ci sono violenze, incidenti dovuti soprattutto alla rabbia – ha detto Oman -. La rabbia rovina tutto. Ora speriamo che il governo faccia qualcosa». Giuseppe Rampello invece ha 67 anni, è in carcere da 5 anni e mezzo e con altri 9 da scontare per omicidio, dice. Scrive racconti ed è stato anche premiato. «Ormai di professione faccio il detenuto – dice -. Conosco le leggi e molti compagni fanno riferimento a me. Dovete guardare al carcere come a un posto dove ci sono delle persone, anche se hanno sbagliato. Siamo in attesa di un provvedimento di clemenza». Sul rapporto con le guardie carcerarie Rampello dice: «Come in un condominio ci sono quelli che si comportano bene e quelli con cui non vai d’accordo. La diversità a volte è un ostacolo».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login