Adotta la tua buca - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Adotta la tua buca

buche-stradali-romaAdotta la tua buca, adotta la tua strada. Insomma. Fai da te. Ma  in cambio l’amministrazione remuneri questo intervento-tampone. Con agevolazioni, sgravi fiscali, premi, servizi gratuiti. Un baratto tra cittadini e Stato, quasi inevitabile a questo punto, gli esercenti sono disponibili, altri si fanno avanti. Nell’arte di arrangiarsi, del compromesso i romani sono maestri. Andare oltre, superare  gli sponsor (virtuali, ipotetici) invocati da Marino. Che non sa fare di meglio se non dire: anticipate le spese, il Campidoglio rimborserà. Servono fantasia, genio, creatività per sopravvivere, per non andare a fondo, in attesa che qualcuno ci proponga degli amministratori decenti. Ci vorrebbe una sorta di piano Marshall. In fin dei conti, avvenne una cosa del genere quasi cinquant’anni fa con Venezia. Dopo la tragica acqua alta la  Serenissima aveva alzato bandiera bianca, Monumenti, case, quel preziosissimo tessuto urbano sembrava perduto per sempre. Nacquero dei Comitati Privati, grazie ad una anziana contessa e a un pronipote di dogi. Svilupparono dal niente una ondata di solidarietà mondiale, al grido di Save Venice. Dall’Australia piuttosto che dagli Stati Uniti, dai paesi scandinavi e dall’Inghiterra piovvero finanziamenti, squadre di tecnici, progetti. Ciascuno adottò un monumento, un segmento di città. Se oggi  quel patrimonio dell’umanità è quasi tutto in salvo si deve solo in parte allo Stato Italiano ( il famoso Mose non è ancora completato). Mutatis mutandis può valere lo stesso schema per Roma?  Invece di pensare a illuminare i Fori e a inventare una inutile città della scienza Marino e i suoi dovrebbero trovare un pizzico di umiltà e chiedere aiuto al mondo. Ma ve lo vedete il Peciola (cabina di regia del Campidoglio, esponente Sel) andare con il cappello in mano dal petroliere texano? Par di sentire la risposta, meglio i topi, anzi, i sorci.

E così, a dieci giorni dal nubifragio che ha sconvolto la capitale le ferite sono ancora aperte, apertissime. E siamo soprattutto senza una strategia. Si può stare certi che quei violenti nubifragi torneranno, che  quelle stesse case torneranno sott’acqua. E allora? Torna il maltempo, l’emergenza non è finita e i romani scoprono cosa vuol dire essere terremotati. Ci sono trentamila pratiche di nuclei abusivi, confessa il sindaco, la metà ancora da esaminare: quanti drammi si potranno evitare? Sabato l’allarme sulla collina di Montemario, sgombrate per precauzione tre palazzine, smotta il terreno, può venire giù tutto. Ma ci sono ancora diverse strade, in diversi quadranti della città, ancora profondamente segnate, traffico difficile, prospettive incerte. Per non parlare del litorale,  Ostia e Fiumicino, del Labaro, di Prima Porta.  E la questione, grottesca dei tombini e delle buche? Serve una iniezione massiccia di denaro, ma serve soprattutto una strategia che vada al di là delle attribuzioni di colpe a chi non ha fatto nulla prima. E da questo punto di vista, obiettivamente, gli amministratori della capitale vanno a farfalle. Roma è in emergenza idrogeologica, ambientale, finanziaria, sociale, politica. L’appello andrebbe lanciato a livello planetario. Se il mondo ha interesse a salvare la città eterna, ebbene si rimbocchi le maniche. E lo Stato italiano ammetta il fallimento. Non si può governare con Marino-Nieri-Peciola e gli altri, con l’appoggio di presunti tecnici in grado di  studiare piani immaginifici e suggestivi ma senza agganci con la realtà. Si può governare con il tira e molla della Morgante, con la palla al piede di un buco di bilancio spaventoso, con la prospettiva di tagliare gli stipendi dei comunali, con il caos dei rifiuti (non penserete mica che la questione dell’emergenza Malagrotta sia finita, è tutto solo congelato, il giallo imbarazzante dell’Atac, il confuso risiko dell’Acea, con l’incapacità di gestire un traffico da terzo mondo, un disagio sociale e sanitario crescente, l’affermazione prepotente di una massa di sbandati, rom, mendicanti, abusivi che in modo sempre più aggressivo la fanno da padroni? Calma e gesso. Intanto Marino si è liberato di Foschi, farà senza capo di gabinetto che tanto non gli serviva. Farà entrare in squadra il controverso Legnini, oggi sottosegretario ( si occupa di editoria) del governo Letta e deputato del Pd. La pensata del sindac-chirurgo è geniale. Lo tiriamo in giunta e gli affidiamo la delega dei rapporti con il governo, così i finanziamenti ce li procura lui. Risolverebbe in parte il problema della convivenza con la inquieta Daniela Morganti, assessore al bilancio data in uscita un giorno sì e l’altro no.  Sia chiaro, Legnini pone condizioni, vuole continuare ad essere parlamentare. Non si sa mai

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