La trasparenza in Campidoglio? Un’utopia - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

La trasparenza in Campidoglio? Un’utopia

traspcampCi sono tanti interrogativi per il momento senza risposta, a proposito del “raggio magico” (?) che si è insediato sei mesi fa in Campidoglio. Uno, che viene sviscerato in altra parte di questo numero del NuovoCorriere, è il “giallo” delle spie (o “delle talpe”) che sarebbero state installate nel palazzo senatorio e dintorni in coincidenza con l’arrivo dei nuovi occupanti pentastellati. E al riguardo a noi comuni mortali non resta che aspettare. Prima o poi, se la Giustizia decidesse di vederci chiaro, la verità – o, almeno, una verità – salterebbe, e salterà, fuori. L’inchiesta su Mafia Capitale insegna. Più difficile sembra invece avere una risposta, o una spiegazione, a proposito di un altro interrogativo, secondo chi scrive ancora più cruciale di quello relativo alle eventuali “talpe” i “spie” capitoline. Parliamo dell’attenzione – ormai sotto gli occhi di tutti, anche dei più distratti e disattenti – con la quale viene esaminato, discusso, sviscerato tutto ciò che riguarda la squadra pentastellata capitolina.

E’ ovvio, va precisato subito, che quando si tratta di gestione della cosa pubblica la trasparenza è d’obbligo, deve esserci per tutto e per tutti. Ma, forse perché per anni ci si era abituati ad una informazione diffusa da un “potere capitolino” spesso reticente, e in qualche caso addirittura fuorviante, l’attenzione con cui la grande stampa – giornali e tv nazionali – ha nel mirino “Roma corrotta” dà l’impressione che ci si possa trovare davanti a qualcosa che va oltre la normale attenta e meticolosa attenzione giornalistica. Prendere in prestito a questo proposito un’espressione che viene usata spesso in medicina potrà sembrare a qualcuno esagerato, ma ciò che viene in mente prima di ogni altra cosa a chi segue le vicende capitoline è “accanimento terapeutico”. Il fatto cioè che indipendentemente dalla realtà di una malattia il medico decida di seguire fino in fondo una determinata strada. Con la speranza, o con la certezza, che, quale sia il punto di arrivo, si sarà ottenuto un risultato.

Ma partiamo dall’inizio. Fino all’ultimo sindaco di Roma prima che la “valanga grillina” spazzasse via tutto, la vita politica capitolina era considerata dal mondo dell’informazione come quella di ogni altro comune italiano: un fatto locale. Con apposite eccezioni soltanto in condizioni particolari, vedi l’organizzazione di un’Olimpiade, di un Campionato del Mondo di calcio o di nuoto o di ogni altro evento per il quale fossero necessari “aiuti di Stato” decisi dal governo di turno. Passata la festa e spariti i soliti “pacchetti” di miliardi (di lire) o di milioni (di euro) tutto ritornava “locale”, lasciando ai cittadini – romani, ma non solo – il piacere di pagare il conto sotto la forma di tasse (con esempi da Guinness dei primati, se, come si è venuto a sapere, è vero che nei debiti di Roma Capitale ci sono ancora spese fatte in occasione delle Olimpiadi nel 1960…).

C’è sempre stata, è vero, qualche inchiesta giornalistica che ha denunciato tale periodico malaffare, addebitandolo a questa o a quella maggioranza, ma tutto è sempre stato dimenticato in fretta. Con l’attuale giunta capitolina, le cose, è sotto gli occhi di tutti, si stanno muovendo in maniera diversa. La grande stampa nazionale – scritta e televisiva – sembra aver fatto di “Roma corrotta” l’ombelico del mondo, e dedica pagine e serate allo ”scandalo Roma”, una realtà che questo giornale non ha mai cessato di denunciare, ma che sembra una novità. Dimenticando spesso di ricordare in omaggio alla verità che si tratta di cose che hanno le radici nel passato. E così non passa giorno senza che qualche esponente dei partiti politici tradizionali, quelli che Roma l’hanno fatta precipitare nel degrado politico e amministrativo in cui si dibatte, chieda le dimissioni della Sindaca e anche il ritorno alle urne. Come se responsabile della malattia che colpisce Roma fosse chi in Campidoglio c’è arrivato da sei mesi e non chi c’è stato per anni, come sembra suggerire una comunicazione a momenti davvero imbarazzante. Talmente imbarazzante che c’è addirittura chi vede, dietro alla denuncia ad alzo zero di “Roma corrotta”, una strategia per riconsegnare la città ai “poteri forti” che l’hanno sempre governata.

Che cose accadrebbe infatti se il “raggio magico” dovesse lasciare il campo? E’ certo da oggi, dicono gli addetti ai lavori, che se a vincere nuove elezioni fossero i partiti tradizionali, ripartirebbe la grande festa dei palazzinari. Il via libera al nuovo stadio della Roma, nonostante tutte le riserve avanzate da esperti superpartes, è già scontato. E verrebbe probabilmente ripescata, o comunque si farebbe il possibile per farlo, la candidatura di Roma all’organizzazione dei Giochi olimpici del 2024. Magari attraverso un’iniziativa – di cui si già parlato in passato – della Città metropolitana. Progetti che già hanno l’appoggio del governo nazionale, come detto chiaramente da Matteo Renzi, che in questa fase governa per interposto del conte Gentiloni in attesa di ritornare a Palazzo Chigi d’intesa con Silvio Berlusconi.

Se questo scenario si realizzasse, c’è da scommettere che la corruzione e il degrado romani ri-diventerebbero di nuovo un fatto locale. per colpa anche dei grillini, i quali per incapacità o superbia politica non hanno saputo mettersi in sintonia con la fame di buona gestione dei cittadini romani. E non hanno saputo o voluto spiegare la gravità del vermicaio capitolino, forse perché convinti di poter risanare il tutto da soli (la superbia.)… o forse perché il compito è apparso loro troppo pesante. Ai grillini è mancata insomma l’umiltà di chiedere a coloro che li hanno trionfalmente eletti di partecipare al risanamento di Roma. C’è chi aspetta ancora un loro colpo di reni, l’impennata d’orgoglio. Ma il pessimismo è sempre più diffuso e la realtà dei fatti sottolinea che il ruolo di Virginia Raggi è sempre meno

Carlo Rebecchi

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