Dopo le sentinelle, gli ispettori. Ma chi sorveglia il governatore? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Dopo le sentinelle, gli ispettori. Ma chi sorveglia il governatore?

medici-strilloC’era una volta l’Asp, una agenzia regionale creata con il compito di costituire il braccio armato della politica sanitaria regionale, l’organismo di controllo, di verifica, di supporto strategico e programmatico. Sappiamo come è andata. Per risparmiare Zingaretti l’ha liquidata, disperdendo professionalità,  idee, risorse. C’è  ancora, da qualche parte, un dipartimento epidemiologico che vaga senza una meta e un punto di riferimento (potrebbe finire, logisticamente, nell’enorme e sottoutilizzato edificio della direzione generale del S.Giovanni Addolorata); certamente efficace, ma se ne sono perse le tracce. Ora qualcuno ha suggerito al governatore di esercitare una sorta di vigilanza sul sistema, e lui, disciplinatamente, ha eseguito. Ed ecco la nota del suo ufficio stampa: «La Regione Lazio potenzia la struttura di controllo sulle attività ospedaliera ed ambulatoriale. Con la delibera approvata nell’ultima riunione di giunta, l’esecutivo guidato da Nicola Zingaretti ha deciso l’assunzione di 30 ispettori medici destinati a esaminare dettagliatamente le cartelle cliniche dei ricoveri e delle prestazioni degli ospedali pubblici e privati, convenzionati con il sistema sanitario regionale come pure presso le strutture della specialistica ambulatoriale, per verificarne la regolarità».  Se ne deduce che fino ad ora si è proceduto sulla fiducia, che nessuno ha mai controllato, che abbiamo avuto un sistema fondato sulla fiducia e sulla solidarietà? «La decisione – prosegue la nota – concretizza l’impegno assunto dal presidente Zingaretti in occasione della internalizzazione dell’Agenzia di sanità pubblica di aumentare i controlli sull’attività degli ospedali in modo da prevenire fenomeni distorsivi nella compilazione delle cartelle cliniche per ottenere rimborsi maggiorati o mettere in atto vere e proprie truffe come avvenuto negli anni scorsi».  Tutto giustissimo, prosegue l’operazione, iniziata con le sentinelle anti-corruzione, per mettere sotto tutela, sotto sorveglianza l’intero sistema sanitario regionale.  A questo drappello di ispettori supervisori della sanità regionale spetterà il compito di portare a termine ogni anno i controlli sul 12.5 % delle prestazioni erogate dalle singole strutture in particolare presso gli ospedali accreditati, le case di cura, i policlinici universitari privati e gli Ircss, significa  l’esame di 100- 150mila cartelle cliniche di ricoveri visto che ogni anno dagli ospedali del Lazio viene dimesso circa un milione di pazienti. Chissà chi ha indicato con tanta precisione quelle cifre, non circa il dieci per cento, ma con precisione il 12,5, c’è evidentemente qualcuno che programma e che ragiona. Ma la traduzione-spot è che tutta l’operazione porterà ad un controllo campione di una percentuale ridottissima delle operazioni che quotidianamente la balena della sanità regionale laziale ingoia e digerisce. Zingaretti si propone un effetto-annuncio che spaventi chi ha in mente di realizzare “fenomeni distorsivi”? Ma ci possiamo credere sul serio? Chi imbroglia sulle cartelle cliniche conosce modi e tempi dell’amministrazione, usa canali preferenziali e sa ungere le rotelle giuste. Non sarebbe più semplice adottare dei sistemi standard che la tecnologia offre sul mercato? Ma in Regione non sanno fare altrimenti. Assumiamo trenta ispettori, una goccia nel  mare, ovviamente. E li paghiamo. Non consideriamo il fatto che l’amministrazione ha decine di migliaia di dipendenti, di funzionari pagati e sottoutilizzati, che potrebbero debitamente istruiti digerire milioni di cartelle, magari essere premiati se e quando trovano l’errore e/o la truffa. Certo, bisogna far lavorare la gente, ed è la cosa più difficile

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