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TUTTI A TEATRO/Da Shakespeare a Pirandello passando per Benni

Locandina-NeroneAl Teatro Argentina, fino al 2 marzo, ‘La bisbetica domata’ di Shakespeare, per la regia di Andrej Konchalovskij: ‘Per la mia prima regia italiana volevo un’opera italiana, e questa commedia rappresenta l’Italia molto più di Romeo e Giulietta’. Fino al 2 marzo al Teatro Vittoria ‘La misteriosa scomparsa di W’ di Stefano Benni, con Ambra Angiolini, per la regia di Giorgio Gallione: ‘Quando ho conosciuto Ambra aveva appena vinto il David per Saturno Contro: era chiaro che fosse nel mezzo di un percorso di approfondimento. W è una figura tragicomica che fa al pubblico una lunga confessione: Ambra sa interpretarla con naturalezza e sincerità’. Al Teatro Eliseo, fino al 9 marzo, ‘Il giuoco delle parti’ di Pirandello, portato in scena dalla Compagnia Orsini. Il giovane regista, Roberto Valerio, ha immaginato un Leone Gala (Umberto Orsini) che, sopravvissuto ai fatti narrati dalla commedia, cerchi di ripercorrerli con la testimonianza dei ricordi. Al Teatro dell’Orologio – Sala Gassman, fino al 2 marzo, ‘A cuore aperto’, di e diretto da Patrizio Cigliano: ‘Una bella storia d’amore che, come tutte le storie d’amore, finisce male, ma in questo caso non perchè ci si è traditi o perchè si è stanchi: semplicemente perchè la vita finisce’.

‘Nerone il divo…più morto che vivo’, in scena al Teatro Flavio fino al 23 marzo, è una piece teatrale ironica, divertente e grottesca. Franco Venturini, nella doppia veste di autore ed attore, si cimenta in un’ottima interpretazione del controverso imperatore della Caput Mundi. Nerone è il grande incompreso della storia romana: in pochi sanno che sotto la sua guida Roma raggiunse il massimo della sua potenza. Nerone ebbe animo d’artista e di attore: si esibiva spesso, lasciando di stucco gli aristocratici romani, ai quali era inviso anche per le politiche favorevoli al popolo e il disprezzo per il Senato. Quando scoppiò il famoso incendio, l’imperatore si trovava ad Anzio: tornò subito per organizzare i soccorsi, aprì i suoi giardini per mettervi in salvo la popolazione e si attirò l’odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamare il popolo. Il Senato e la classe aristocratica romana si vendicarono tramandando l’immagine, falsa, di incendiario e tiranno sanguinario. Franco Venturini immagina che il fantasma di Nerone torni ogni cento anni a calcare le scene di un teatro romano, confrontandosi così con i problemi e i paradossi della Roma d’oggi: una città da sempre in bilico tra la grandezza (e la bellezza) di arte e storia e la piccolezza di amministratori e cittadini.

(L.M)

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