Quei lavoratori sui tubi condannano Zingaretti - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Quei lavoratori sui tubi condannano Zingaretti

Manifestazione-CemAi lavoratori che si sono arrampicati sui ponteggi di via Ramazzini va la solidarietà di tutti, a prescindere dal motivo, dalla casacca indossata, dalle scelte. Soprattutto in questi difficilissimi momenti  per il paese.  Nel caso specifico rappresentano il fallimento di un paio di Giunte regionali e la stupida miopia di quella oggi in sella. A questi governanti-amministratori mancano la visione di insieme e la visione periferica della situazione. Vale per il caso dei precari di via Ramazzini  (Cem, Croce Rossa, ce ne siamo occupati diverse volte su queste pagine), vale per diversi altri scenari a forte rischio, come quello che vede ancora con l’acqua alla gola la Fondazione S.Lucia Irccs.  Trattasi della incapacità di vedere gli effetti nell’immediato e nel lungo termine del balbettio decisionale, dei rimandi, dei ritardi, effetti sul territorio, sugli utenti, sugli operatori,  alla fine sul bilancio dell’Ente Regione. Ma le giunte passano e i problemi e le emergenze restano. Promesse,  I pazienti del Cem, i loro genitori, gli operatori – precari e non- sono nel limbo, nella terra di nessuno da troppo tempo, sballottati tra Croce Rossa (che nelle more ha cambiato pelle) e la Asl, storiacce di soldi, di incapacità: ma quanto è costato e costa  tutto questo? Zingaretti ha usato il suo potere? Certo che no,  alla fine non gli interessa, lui e i suoi guardano altrove. Qualcuno nel frattempo morirà di crepacuore? Rischi umani e professionali, effetti collaterali.  Vale lo stesso per il S.Lucia. Il diritto è calpestato, gli impegni sono acqua fresca, senza pudore; ogni volta si comincia da capo, eppure la questione è chiara,  leggi e sentenze non danno scampo. I milioni che la Regione deve corrispondere al S.Lucia aumentano di giorno in giorno, se dovessero pagare di tasca propria Zingaretti e il suo scudiero D’Amato si affretterebbero, ma tanto paga Pantalone. Solo la Procura può dare una svolta alla vicenda. Il quadro è statico, non si muove e non cambia  niente. Basta  pensare alle poltrone di potere ancora vuote in Asl e ospedali, Tutto fermo, chissà perché. Bassi interessi  di bottega? Non sembra esserci altro motivo. I cittadini hanno una sola arma, il voto. Il messaggio  è implicito, decine di migliaia di voti cambiano gli equilibri, mandino a casa spergiuri e incompetenti.  Quegli stessi che ad ogni campagna elettorale attribuiscono le colpe alla gestione uscente e promettono di salvare la patria. Il voto è l’unico sistema democratico per cambiare le cose.

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