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Truffa ai danni della Regione Lazio, nei guai (giudiziari) D’amato, uomo di fiducia di Zingaretti. Dimissioni?

Alessio D'Amato

Alessio D’Amato

Truffa ai danni della Regione Lazio: questa l’accusa per l’attuale responsabile della cabina di regia della Sanità, Alessio D’amato, nominato direttamente dal governatore Nicola Zingaretti, dopo che per la prima volta dal 2005 non era stato eletto alla Pisana. Zingaretti continua a collezionare infortuni di ogni genere e durissima scatta la reazione dell’opposizione che chiede le sue dimissioni e quelle del suo collaboratore. In prima fila il leader dei grillini Barillari e il solito Santori (ex Destra).L’ex capogruppo in Regione dei Comunisti Italiani avrebbe infatti dirottato 270mila euro dai contributi percepiti per sostenere l’attività della Fondazione Italia-Amazzonia di cui era presidente onorario al sostengo dell’attività della propria Fondazione e del proprio gruppo consiliare, benchè questo fosse vietato dai regolamenti della Regione. Come riportato da Repubblica, secondo la procura, D’Amato – una volta ottenuto il denaro – anziché finanziare la onlus lo ha impiegato per tenere in vita l’associazione “Rossoverde” e il gruppo “Ambiente-Lavoro”.
Sotto accusa due finanziamenti, il primo ottenuto nel 2006, suddiviso in due tranche di 35 mila euro, il sedondo pari a 205mila euro nel 2008: soldi spesi per attivare una radio, creare una pagina web o per pubblicare materiale fotografico secondo D’Amato, ma dalle fatture emerge che il denaro serve per tenere in vita il sito dell’associazione “Rossoverde”, come testimonia anche l’affitto di una sala all’hotel Nazionale fatta a nome della onlus ma per ospitati sono i componenti della “Rossoverde”.
Accanto a D’Amato che si dice pronto a chiarire durante il Processo, sul banco degli imputati tutti i dirigenti della fondazione: il presidente Egidio Schiavetti, la segretaria Barbara Concutelli e la referente dei fornitori, Simona Sinibaldi Simona.
Spietata l’analisi di Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Salute.” Oggi tocca ad Alessio D’Amato, di fatto assessore alla sanità travestito da dirigente regionale. Nell’aprile 2013, a un mese dalla presentazione della nuova giunta regionale, il neo assessore alle Politiche sociali Paola Varvazzo si dimise perché il marito risultava indagato per concussione. A ruota seguiva il caso di Sonia Ricci, assessore all’Agricoltura, rinviata a giudizio a causa di un incendio di rifiuti, anche plastici, scoppiato in un’azienda agricola ove era presente solo lei. Poi arriva l’accusa di due dirigenti regionali confermati da Zingaretti, Fegatelli e De Filippis, nell’ambito dell’inchiesta su Cerroni. Scandalo che travolge anche la credibilità di Civita, assessore ai Rifiuti della Regione. Cosa dobbiamo immaginare sugli uomini di fiducia di Zingaretti?” Dice ancora Santori: “Alessio D’Amato ha in mano la cabina di regia sulla sanità alla Regione Lazio. Gode della fiducia di Zingaretti e detiene importanti responsabilità, spero per tutti che sappia chiarire la sua vicenda e dimostrare la sua piena estraneità alle gravi accuse che gli vengono rivolte. La questione Fiorito prima, con il coinvolgimento del dipietrista Maruccio e di altri esponenti regionali del PD poi, conferma quanto denunciavamo e cioè che si tratta di una questione che ha coinvolto un intero sistema. Sulla sanità da parte di Zingaretti e del suo staff ne abbiamo già viste troppe in termini di mancata trasparenza e di incompetenza, sarebbe assurdo vedere condannato per truffa ai danni della stessa Regione anche chi dovrebbe gestire una materia così delicata e prioritaria per i cittadini”.
E Davide Barillari, consigliere regionale del M5S:“Dopo aver appreso del rinvio a giudizio per Alessio D’Amato, Zingaretti dovrebbe dimettersi da commissario per la sanità, visto che in questo ruolo ha designato come responsabile del Piano di rientro sanitario regionale una persona che risulta essere sotto processo per truffa ai danni della Regione Lazio e che da poche settimane ha maturato il proprio ‘diritto acquisito’ al vitalizio”. “Alla nostra interrogazione sul caso del condannato Placidi, nominato in sostituzione dell’arrestato De Filippis Zingaretti ha risposto per iscritto che non si trattava di dolo ma solo di colpa, in altre parole che non è un delinquente ma solo un incapace. Su D’Amato abbiamo depositato un’interrogazione, spero che questa volta il presidente abbia giustificazioni migliori. Stiamo assistendo ad una vera decimazione degli uomini del presidente, forse dovrebbe aver maggior cura al momento di scegliersi i collaboratori o ascoltare le nostre obiezioni, si risparmierebbe certe figure. Mi auguro – conclude Barillari – che Zingaretti provveda rapidamente alla sospensione dell’incarico e si inizi a scegliere collaboratori onesti e capaci”.

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