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Il Comune sbaglia i calcoli, mancano altri sessanta milioni?

campidoglio1-300x216Nuovo buco nel bilancio, il Comune sbaglia i calcoli. Mancano altri 60 milioni. Le sorprese non finiscono mai. Talmente brutte che toccherà alla cabina di regia occuparsene: stamattina convocata non già sul piano di rientro triennale, come da mission istituzionale, bensì sul previsionale 2014. Dove – si è scoperto – mancano all’appello altri 60 milioni. Una novità destinata a scombinare tutto. Costringendo la giunta a ricominciare daccapo.

È un gigantesco buco nero, il bilancio del Campidoglio. Più si guarda dentro alle singole poste, più schizzano fuori perdite, ammanchi, spese mai coperte. Come pure quest’ulteriore disavanzo dimostra: rimasto sepolto per mesi, a dispetto del gran lavoro che i tecnici stanno facendo per riportare in equilibrio i conti, senza che nessuno – né l’assessore Morgante, né il ragioniere generale Salvi – si siamo mai accorti di nulla. Peggio. Pare che i due abbiano sbagliato i calcoli. Che costruendo lo schema del dare e dell’avere, si siano persi strada 120 miliardi delle vecchie lire.

A smascherare il grossolano errore è stata, lunedì, la task force istituita al termine della burrascosa giunta di domenica scorsa: “Prego Cattoi, Estella Marino, Improta e Mattia Stella di scrivere insieme a me il documento da presentare alle forze sociali e alla maggioranza”, aveva stabilito il sindaco Marino dopo aver bollato come “puffo informe” le proposte dell’assessore al Bilancio, indicando le persone che da quel momento in poi avrebbero di fatto affiancato la Morgante nella stesura del previsionale e della relazione sulle scelte politiche da illustrare ai partiti e ai sindacati.

È bastato poco, alla task force, per rendersi conto che qualcosa non andava. È stato sufficiente comportarsi da brava massaia e rifare tutti i conteggi. Lo schema della Morgante, infatti, ipotizzava che dai 2 miliardi e 59 milioni di spesa effettuata nel 2013 per far funzionare l’intera macchina politicoamministrativa – gabinetto del sindaco, strutture di supporto agli organi dell’amministrazione (avvocatura, ragioneria, segretariato, polizia locale…), dipartimenti e municipi – si scendesse nel 2014 a 1 miliardo 861 milioni. Con un taglio, dunque, di 198 milioni. Al quale andavano aggiunti i 308 milioni bloccati dal patto di stabilità. Totale: 506 milioni (poco più di un terzo) in meno rispetto all’anno precedente. Già una bella botta. Peccato però che, dopo aver effettuato una ricognizione supplementare sul budget rimasto – 1 miliardo e 553 milioni – sono emersi altri 197 milioni di spese non coperte. Cui far fronte senza indugio: specie dopo la relazione degli ispettori del Tesoro, far finta di nulla sarebbe stato impossibile.

Risultato? I tagli della manovra sono lievitati fino alla cifra monstre di 700 milioni: su 2 miliardi iniziali di spesa, significa il 34% in meno. “Insostenibili” è stata non a caso la parola più gettonata in giunta. Giusto per capire: i 15 municipi passavano dai 143 milioni del 2013 ai 63 del 2014 con una cesoiata di 80 milioni; la cultura da 77 a 26 (51 milioni); le politiche sociali da 132 a 44 (88 milioni); la manutenzione urbana da 144 a 85 (59 milioni); il segretariato generale da 13 milioni a 700mila euro. L’unico budget aumentato (+15 milioni: da 212 a 227) era quello alla Scuola.

Ci sono voluti decine di incontri, summit e sfuriate per far capire alla Morgante che quella bozza era da rottamare. In tanti si sono messi all’opera: Leonori e Improta, specialmente. Incaricati di reperire le risorse utili a sterilizzare i 197 milioni di spese non coperte, emerse in corso d’opera. Come? Con le ipotesi di nuove entrate da tassa di soggiorno, Cosap, Tasi e tariffe varie per un valore di poco superiore ai 200 milioni. Che comunque certo non bastano a scongiurare la mattanza dei servizi: i tagli a dipartimenti e municipi superano ancora i 500 milioni. Ecco perché l’ultimo buco ha gettato sindaco e assessori nel panico: si tratta di 60 milioni che fanno sballare tutti i calcoli. E rendono necessario, ora più che mai, la conversione del decreto Salva

Roma (che consentirebbe di utilizzare entrate straordinarie per circa 260 milioni) e la rivoluzione del modello organizzativo del Campidoglio. Mentre una domanda resta sospesa nell’aria: “La partita dei conti è fuori controllo per insipienza o c’è qualcuno che rema contro?”.

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