La fata Morgante saluta e molla Ignazio - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La fata Morgante saluta e molla Ignazio

Le magie del bilancio che appare e scompare

marino_morganteAlla fine il magistrato della Corte dei Conti prestato al Campidoglio per rassettare il bilancio e chiudere i buchi ha mollato. Neppure il rischio default per il Campidoglio, le continue iniezioni di capitali (prima con Berlusconi, poi con Letta, ora con Renzi), hanno fatto passare la linea dura dell’ex assessore al bilancio Daniela Morgante – che ha suggerito e proposto di tagliare la parte di salario “accessoria” – che ha deciso di lasciare l’incarico e tornare alla ben più normale attività di giudice. Marino ne ha assunto le deleghe e ci sarà da ridere.
La paura di un disastro nell’urna (con le Europee che incombono) riescono a far breccia in aula Giulio Cesare. I dipendenti comunali non si toccano. Punto e basta, hanno detto e scritto tutti i gruppi parlamentari capitolini. Un’inedita alleanza trasversale che però va a sbattere contro la famosa relazione del Ministero dell’Economia e Finanza, relativa al quinquennio dal 2008 al 2013. Secondo <l’esito delle verifiche amministrative e contabili effettuate nei confronti di Roma Capitale>, si dovrebbe procedere a tagli alle retribuzioni per i dipendenti comunali. E invece no.
La magistrata (Corte dei Conti) prestata a Marino ha provato a spiegare che bisognava cominciare a limare il salario accessorio, ovvero quella parte di retribuzione variabile (fino al 30%) che i dipendenti di Roma Capitale incassano da più amministrazioni, stratificando un reddito che via XX Settembre giudica illegittimo.
L’Aula Giulio Cesare – per quieto vivere e forse anche perché senza i dipendenti comunali i consiglieri e la giunta avrebbero vita difficile e breve – ha sentenziato che i dipendenti del Capidoglio vanno protetti, neppure fossero una specie a rischio estinzione e protetta dal WWF.
Il problema che sfugge ai nostri politici capitolini – dal sindaco a scendere, tutti tranne la Morgante che ha avuto il coraggio e il carattere di lasciare la poltrona – è che se non si interverrà è probabile che giunta e consiglio vengano chiamati a risponderne per danno erariale. Contenti loro, contenti tutti. Sempre che qualche magistrato un po’ più solerte – magari proprio della Corte dei Conti – non si faccia saltare la mosca al naso, o qualcuno al ministero del Tesoro non decida che i sacrifici si ripartiscano tra tutti. Cittadini romani, turisti della Capitale, commercianti e, appunto, dipendenti.
Il sindaco, Ignazio Marino che in un primo tempo riponeva infinite speranze e incrollabile fiducia nella Morgante ha fatto (o dovuto fare) marcia indietro sulla proposta di limare le retribuzioni aggiuntive. E l’ex assessore ha pensato bene di lasciarlo in balia delle correnti politiche.
Le elezioni europee per il Pd romano dono un test troppo importante. Già Marino ha terremotato la base di consenso con atti non proprio popolari, ora ci manca solo che faccia infuriare 24mila famiglie che con figli, nipoti e zii diventano un bacino elettorale di oltre 100mila voti. Morale? Marino – nel migliore stile democristiano e pilatesco – ha proposto di conteggiare il compenso accessorio come parte dello stipendio, magari chiedendo ai dipendenti di lavorare qualche ora in più per giustificare questi soldi in busta paga. La sola proposta di lavorare di più per guadagnare di più dimostra che fino ad oggi quanto incassato era una dazione illegittima e non giustificata, quindi aveva ragione il ministero dell’Economia a chiederne la restituzione. Ma politicamente, ed elettoralmente, tagliare gli stipendi, o addirittura andare a chiedere soldi indietro è e viene reputato un suicidio.
Ricordate la storia dei maestri delle scuole dell’infanzia? Lo scorso inverno il Campidoglio venne assediato da migliaia di docenti – già malpagati – che rischiavano di rimetterci qualche centinaio di euro per un pasticcio amministrativo contabile. L’idea venne repentinamente accantonata davanti al muro umano di protesta che poteva anche degenerare visto il livello di guardia e di esasperazione. Un laureato, che lavora da anni nella scuola pubblica non supera i 1.500 euro netti al mese. Con un livello di stress che soltanto mamme e papà sanno quantificare. Tagliare a questi docenti la retribuzione era ed è una follia.
Però per i dipendenti comunali non si parla di tagliare la retribuzione vera e propria, ma la stratificazione dei compensi accessori che le varie giunte hanno assegnato a pioggia. Se Marino avesse ragione, e i servizi offerti dal Campidoglio ne fossero all’altezza, si potrebbe anche andare pari migliorando le prestazioni burocratiche e amministrative per la cittadinanza. Purtroppo spesso ciò che viene concesso per migliorare le prestazioni, viene incassato come atto dovuto. E ai cittadini non resta che sentirsi doppiamente gabbati. Non hanno il servizio migliore, e devono spendere più soldi in tasse.
Marino vorrebbe chiudere il bilancio entro la settimana di Pasqua e si annuncia una settimana di sicura passione. Ma senza il contributo tecnico della Morgante sarà un miracolo riuscire solo a presentare una bozza. Non a caso dal ministero del tesoro il sottosegretario Legnini – quello del Salva Roma – ha annunciato una salvifica dilazione nell’attuazione, concedendo quindi più tempo a Marino ma anche al Pd capitolino.
Patiranno il Golgota delle nuove tasse, di sicuro, turisti e commercianti. E pure i romani che hanno l’incredibile sfrontatezza di possedere quattro mura. Non un castello, chiariamoci, ma basteranno 80 metriquadri semicentrali per rischiare di dover sborsare una patrimoniale fantasiosamente rinominata Tasi (servizi invisibili). Che in teoria dovrebbe significare illuminazione, manutenzione, ecc, in pratica sono talmente invisibili che i romani neppure riescono a rendersene conto.
Più concreti saranno i milioni – complessivamente oltre 240 – che commercianti e artigiani sborseranno con la tassa di occupazione, le altre amene imposte sul turismo (per una città turistica è praticamente un suicidio). Tanti milioni a fronte di pochi miseri tagli ai budget che non miglioreranno certo la nostra vita quotidiana. Ma prosciugheranno il nostro portafoglio. Leonardo Giocoli

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