Scambio di embrioni, nuovi ricorsi: la battaglia legale va avanti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Scambio di embrioni, la battaglia legale va avanti: in arrivo ricorsi

Fecondazione-assistita-3Forse la parola fine non è stata ancora scritta. La battaglia legale, nella vicenda dello scambio degli embrioni, appare lontana dalla conclusione. La decisione del giudice della prima sezione civile del Tribunale di Roma, che ha respinto con un provvedimento di 16 pagine il ricorso dei genitori biologici, potrebbe essere solo un primo tassello, l’inizio di un puzzle giudiziario che punta a coinvolgere altri soggetti ed istituzioni come la Corte europea per i diritti umani. Per neogenitori queste sono ore di felicità anche se «rimane il dispiacere per l’altra coppia». Gli amici assicurano che tra qualche giorno torneranno a casa ma ora si trovano con i bambini in un posto che viene definito «tranquillo». «Hanno trascorso una notte tra poppate e cambi di pannolini – assicura il legale Michele Ambrosini – come avviene per tutti i neo genitori». Di tutt’altro tenore il sentimento dell’altra coppia. Nelle ultime 24 ore hanno dovuto incassare colpi durissimi: hanno saputo della nascita dei bambini e poi hanno ricevuto il «no» alle loro istanze sia dal tribunale civile sia dalla Procura. Chi è accanto a loro in queste ore difficili e «drammatiche» li descrive «profondamente addolorati» ma pronti a proseguire nella battaglia di carte bollate. La sentenza del giudice Silvia Albano ha di fatto demolito le loro tesi ed istanze. I legali, però, annunciano che «non finisce qui e che si stanno vagliando tutte le ipotesi percorribili». Si analizza attentamente il provvedimento emesso dal tribunale civile. «Sul tappeto abbiamo una serie di ipotesi che stiamo analizzando con i nostri clienti – spiega l’avvocato Nicolò Paoletti che li assiste in giudizio -. In primo luogo potremmo effettuare un reclamo, da presentare entro dieci giorni, allo stesso tribunale civile che si è espresso ieri o, restando in questo ambito, potremmo chiedere un giudizio di merito che accerti se vi siano violazioni di diritti». I legali della coppia non escludono anche di poter ricorrere «alla corte Europea». Al momento, comunque, l’unico giudice che si è espresso in questa vicenda, oltre alla Procura di Roma, ha ribadito che l’interesse primario deve essere verso i minori. «La peculiarità della vicenda – scrive il magistrato – oltre che per le drammatiche implicazioni umane di tutti i soggetti coinvolti discende dal fatto che il diritto non contempla e non disciplina in modo esplicito la fattispecie in esame». In sostanza, però, «sono i genitori che hanno dato alla luce i bambini quelli legittimi, sulla base delle norme che regolano la filiazione». I genitori biologici, secondo il giudice, «non possono proporre l’azione di merito invocata non essendoci il possesso dei nati». Nel provvedimento, infine, il giudice fa riferimenti anche al concetto di famiglia. Una scelta che punta, forse, a porre dei paletti anche per i prossimi passi che attendono i genitori biologici. Il concetto di nucleo familiare «si è andato sempre più sganciando dal dato biologico e genetico degli appartenenti, viene concepito sempre più come luogo degli affetti e della solidarietà reciproca. Da ciò ne deriva – per il giudice – che al diritto spetta di tutelare proprio quei rapporti, ricercando un equilibrio che permetta di bilanciare gli interessi in conflitto, avendo sempre come riferimento l’interesse dei minori». Intanto quella che si profila coma la tappa legale più vicina sembra essere il maxi risarcimento che le due coppie chiederanno all’ospedale Pertini di Roma. Un risarcimento a sei zeri per un nodo etico-giudiziario che oggi ha spinto il segretario della Cei e Vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Nunzio Galantino a dire che «il problema è che noi vogliamo, per forza, trasformare l’uomo in una macchina, ma nell’Ottocento già c’è stato questo tentativo e fu un dramma». «L’uomo – ha aggiunto – non è una macchina. Tutto ciò che non può essere inglobato in meccanismi più o meno perfetti, purtroppo, prima o poi fa pagare il prezzo».

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