Champions, daspo per 8 tifosi dopo gli scontri prima di Roma-Cska | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Champions, daspo per 8 tifosi dopo gli scontri prima di Roma-Cska. Lo steward: “Rischiamo la vita”

cska stewardÈ di otto tifosi arrestati, di cui tre già scarcerati, e otto provvedimenti di Daspo, il bilancio degli interventi e delle indagini effettuate dalle forze dell’ordine dopo i disordini di ieri dentro e fuori lo stadio Olimpico in occasione di Roma-Cska Mosca. Tra gli arrestati per aver preso parte ai disordini a Ponte Duca D’Aosta, dove un supporter russo è stato accoltellato, un tifoso della Roma che è stato identificato grazie all’ausilio delle immagini videoregistrate: M.M., 35enne, già sottoposto a Daspo nel 2010 per due anni, è stato poi rintracciato all’uscita dallo stadio dalla polizia. Due russi sono stati arrestati nel corso delle operazioni di prefiltraggio perchè trovati in possesso di fumogeni e di 3 coltelli, due a serramanico ed uno da cucina. Per loro è scattato l’arresto per possesso di tale materiale. Sia per i due supporter russi che per il romanista il giudice monocratico stamani ha convalidato l’arresto ma ha disposto la scarcerazione.

Da nove anni fa lo steward e si occupa della sicurezza allo stadio. Trentasette euro a partita, per rischiare e magari prendere le botte come ieri. L’Olimpico è ormai una seconda casa per lui e di scontri e tafferugli ne ha visti tanti. Per ultimo quello di ieri sera quando un gruppo di tifosi del Cska Mosca, non riuscendo a raggiungere il settore dei giallorossi, ha aggredito proprio gli steward picchiandoli. «La polizia è arrivata dopo cinque minuti, eppure la celere era lì, sono intervenuti quando cinque di noi erano già a terra», racconta F.T neanche trenta anni. «Come me anche tanti altri colleghi sono amareggiati – dice – guadagniamo appena 37 euro a partita e ogni volta siamo esposti a rischi troppo elevati. C’è bisogno di una maggiore sicurezza all’interno dello stadio». «Era un agguato studiato a tavolino», racconta lo steward che porta ancora i segni sul volto dei tafferugli di ieri sera – È solo un graffio – racconta – ma per molti dei miei colleghi le cose sono andate diversamente. La polizia è intervenuta almeno cinque minuti dopo l’inizio dei tafferugli«. Di quei momenti ricorda ogni minimo particolare. »I tifosi russi erano tranquilli nel loro settore, quando, dopo l’ennesimo goal della Roma, abbiamo notato uno strano comportamento – dice – le ragazze si allontanavano e restavano solo alcuni ultrà a complottare fra di loro. Improvvisamente si sono alzati le magliette sul volto, hanno indossato gli occhiali scuri e si sono lanciati contro di noi, che stavamo formando due cordoni di protezione tra il settore ospiti e la curva nord, dove c’erano i romanisti«. Pettorina gialla e casco di protezione sulla testa, gli steward hanno provato a fermare l’avanzata dei tifosi moscoviti, finendo però per essere picchiati e malmenati. »Abbiamo provato in tutti i modi a frapporci a loro, ma non siamo addestrati per le sommosse, alcuni sono andati in panico, altri sono rimasti feriti a terra – sottolinea – solo dopo cinque minuti almeno è arrivata la polizia che ha disperso i tifosi senza neanche caricarli«. »Probabilmente le due tifoserie erano troppo vicine, una maggiore distanza avrebbe evitato il lancio di fumogeni e il tentativo di aggressione. Ai tifosi ospiti, infatti, era stato destinato uno spicchio dei distinti, proprio accanto alla curva nord, occupata invece dai romanisti – racconta – L’altro settore dei distinti, quello vicino alla Tevere, era però completamente vuoto. In casi analoghi si procede a spostare la tifoseria di casa negli spazi vuoti più lontani dal settore ospite, in modo da evitare ogni tentativo di contatto. Ancora non mi spiego perchè ieri sera questo non sia avvenuto«. »Purtroppo – conclude con un pizzico di amarezza – in tanti anni ho assistito a scontri e tafferugli di ogni tipo: ero all’Olimpico alla finale di coppa Italia, quando spararono a Ciro Esposito fuori dallo stadio, ed ero qui quando morì Gabriele Sandri. È ora di dire basta«.

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