Augusto, dopo 6 anni di restauri riapre Natatio Terme Diocleziano | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Augusto, dopo 6 anni di restauri riapre la Natatio delle Terme di Diocleziano

terme dioclezianoSono serviti sei anni di lavoro, di studi, restauri e consolidamento. Sei anni di battaglie contro l’umidità e qualche, scellerato, intervento dei decenni precedenti. Ma ora eccola, la grande Natatio all’aperto delle Terme di Diocleziano, le più grandi del mondo antico, tornare alla luce proprio insieme a quel gioiello di stile michelangiolesco del Chiostro piccolo di S. Maria degli Angeli, con cui Pio IV nel ‘500 coprì parte degli impianti. Un recupero costato negli anni 6 milioni e mezzo di euro, che aggiunge un nuovo tassello alle celebrazioni per il bimillenario della morte dell’imperatore Augusto (63 a.C.-14 d.C). E che da oggi, proprio nel giorno del suo compleanno (23 settembre), restituisce al pubblico 3200 mq di percorso di visita, in un dialogo continuo tra età classica e Rinascimento, tra quel che fu originariamente e ciò che divenne, tra la ritrovata Aula VIII (900 mq un tempo coperti affacciati sulla Natatio) e l’inedito affresco del Cinquecento con Cristo morto sorretto da tre angeli, ritrovato a sorpresa su una lunetta del chiostro. E anche se Augusto non fu mai tra i 3 mila visitatori al giorno delle Terme, inaugurate solo nel 306 d.C., questa riapertura «è la celebrazione della sua ideologia», spiega la Soprintendente per i beni archeologici di Roma Mariarosaria Barbera. Insieme alla direttrice del Complesso museale, Rosanna Friggeri, nel Chiostro dalle volte a crociera ha infatti voluto allestire i marmi dei Ludi Saeculares e degli Atti degli Arvali (non visibili da oltre 30 anni e oggi recitati anche in audio dai Cori del S. Carlo e di S. Cecilia), gli antichi culti che Augusto rifondò nell’ambito della sua politica religiosa e che oggi testimoniano non solo le modalità dei sacrifici alla Dea Dia, ma forniscono anche una preziosa cronistoria degli avvenimenti del tempo. Per la prima volta, vengono esposte poi le sculture della villa romana di via Agnanina, ritrovate tra il 2010 e il 2011, con tanto di Testa di Lucio Veio. «Nei restauri abbiamo puntato a interventi di lunga durata», prosegue la Barbera, mentre scorrono le immagini di come Natatio e Chiostro per mezzo secolo sono state abbandonate alle sterpaglie e ridotte magazzino. Ora il Chiostro, votato al bianco e alla pietra grezza, ha ritrovato la purezza originale delle linee rinascimentali, mentre i lavori diretti da Marina Magnani Cianetti rivelano nuove porzioni delle grandiose terme, come il pilastro di epoca romana dell’Aula VIII o i gradini per immergersi nella Natatio. In tutto le terme, utilizzate fino al V secolo, ricoprivano 14 ettari di superficie per 4 mila metri cubi d’acqua al giorno, con tanto di Frigidarium, Tiepidarium e Calidarium. Pur essendo un luogo a destinazione anche «popolare» (non vi era separazione tra schiavi e patrizi, nè tra uomini e donne), erano ricoperte di preziosissimi marmi policromi e mosaici, statue e trabeazioni, tutte espoliate nei secoli. A testimoniarlo, la ricostruzione in 3d ispirata agli acquarelli ottocenteschi di Edmond Paulin. Ma anche la magnificenza della facciata da 25 metri recuperata. Quasi un fondale scenico, dove oggi, come un arazzo sospeso, troneggia un grande mosaico in banco e nero della Casa romana della Stazione Termini, appartenente alla collezione del museo.

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