L'instabilità del Teatro Opera tra scioperi e prime saltate | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’instabilità del Teatro Opera tra scioperi e prime saltate

Prime saltate, stagioni anche estive compromesse, molte minacce di scioperi a oltranza poi ritirati all’ultimo momento, danni al botteghino e all’immagine del Teatro. È questo l’aspetto meno artistico della storia del Teatro dell’Opera, almeno dal 1995 a oggi. Un teatro «instabile» spesso alle prese con problemi di bilancio e con una componente artistica dei lavoratori fortemente sindacalizzata, da sempre «bestia nera» di sindaci e sovrintendenti. Ma i sindacati si difendono dall’accusa di «scarso rendimento, troppe indennità e alta conflittualità». «Prima del 2005 – spiega Lorella Pieralli, Fials Cisal – si scioperava per il contratto integrativo, poi per non perdere quei soldi». Insomma «scioperi necessari» per difendere stipendi «non da nababbi ma da impiegati». Un corista guadagna 1600-1800 euro al mese, a seconda dell’anzianità. E ha un’indennità per la stagione all’aperto «di un 20% in più lordo». Un violino di fila prende tra i 2000 e i 2100 euro, 2500 il primo violino. I coristi lavorano 30 ore a settimana spalmate su sei giorni, «perchè più di quelle non possiamo cantare», meno ore per gli orchestrali «che però si devono esercitare anche a casa e hanno l’indennità vestiario, il frac». Tutti hanno buoni pasto da 7 euro. «E se mi ammalo devo avere decurtato del 50% lo stipendio mentre un direttore d’orchestra ha un cachet da 6000 euro in su», dice Pieralli. Scioperi «necessari» che si susseguono per almeno 20 anni: nel ’95 non andò in scena la prima della ‘Sonnambulà, poi fu compromesso il ‘Barbiere di Siviglià di Rossini. Nel ’98 slittò la prima del ‘Giulio Cesarè di Hendel e nel ’99 non fu rappresentata l’Aida. Nel 2007 lo sciopero bloccò la prima del ‘Mosè in Egittò di Rossini. Ancora scioperi a marzo del 2009 per le recite dell«Iphigenie en Aulidè diretta da Muti e per quelle de ‘Il re nudò di Luca Lombardi. In attesa della pubblicazione del decreto Bondi di riforma delle Fondazioni liriche, i sindacati scioperarono nel 2010 facendo saltare il ‘Don Chisciottè. E poi ancora la ‘Madama Butterfly’, la prima del ‘Romeo e Giuliettà, la prima dell’Aida e quella del ‘Rigolettò a Caracalla, e la Manon all’Opera. Annullato il balletto ‘Romeo e Giuliettà nel 2012 . E per ovviare agli scioperi si arrivò persino al Lago dei Cigni in playback nel 2013: in scena senza orchestra e su base pre registrata. Mentre lo scorso luglio la Boheme fu rappresentata a Caracalla col solo accompagnamento al pianoforte. Poi è storia di questi giorni. Ma i lavoratori non mollano. »Non siamo privilegiati. L’idea di costituirci in associazione è irricevibile, a Vienna le cose funzionano perchè l’orchestra ha in mano il governo dell’azienda. Sono loro a decidere chi è il direttore di orchestra da chiamare: così saremmo disposti tutti a lavorare sempre«, conclude Pieralli.

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