Opera, scarsa partecipazione al sit-in. I sindacati: "Licenziamenti da ritirare" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, scarsa partecipazione al sit-in. I sindacati: “Licenziamenti da ritirare”

Poche decine di persone, tra cui molti giornalisti, fotografi e operatori tv, hanno partecipato al sit-in convocato da Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio a sostegno dell’orchestra e del coro dell’ Opera licenziati in blocco. All’ assemblea hanno preso parte anche rappresentanti della Fials-Cisal, sindacato degli irriducibili che non era tra i promotori. Negli interventi di sindacalisti, artisti, tecnici e impiegati del Teatro la richiesta unanime di ritirare i licenziamenti, sedersi al tavolo a trattare, di individuare le responsabilità dei manager, ma non solo. Alcune voci hanno ricordato le spaccature tra i sindacati nei mesi scorsi. Il referendum sul piano di rilancio fu appoggiato da Cisl e Uil e avversato dalla Fials-Cisal e da parte della Cgil. «Era stato votato il piano di rilancio della Sovrintendenza in un referendum democratico – ha detto un’impiegata dell’Opera, non toccata quindi dai licenziamenti -. Ma alcuni sindacati l’hanno sconfessato. E c’è ancora chi nega che esista il deficit di bilancio…». Qualche mormorio e commenti critici hanno accolto le sue parole. «Senza il piano non arrivano i fondi statali e il teatro chiude – ha detto Giorgio Salvucci, delegato Uilcom Uil e tecnico di palcoscenico, anch’egli non toccato dai licenziamenti -. Però è vero che in Italia chi fa un debito non paga mai». Un appello al sindaco di Roma Ignazio Marino affinchè ripensi la decisione presa con il Cda dell’Opera di licenziare orchestra e coro è stato lanciato da Cgil, Cisl e Uil al sit-in di stamani davanti al Teatro. «Riteniamo che la scelta di Marino sia politica – ha detto il segretario Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino -, per affermare un nuovo modello di lavoro senza diritti. Per questo ci mobilitiamo. Dare una botta alla cultura e all’Opera non era nel programma del sindaco, tradisce gli elettori. I partiti che lo sostengano dicano nelle prossime ore cosa ne pensano». Di Berardino non si è sbilanciato sulle iniziative legali che saranno intraprese. «Impugneremo i licenziamenti – dice Mario Bertone, segretario della Cisl Roma e Lazio -. Durante questa fase chiederemo un tavolo politico. Marino è incoerente, in tutti gli incontri ci aveva parlato di piani industriali e di razionalizzazione, non di licenziamenti». L’assemblea di stamani davanti all’Opera è la prima iniziativa di mobilitazione dei sindacati. Altre seguiranno nei prossimi giorni, è stato annunciato. E qualcuno al microfono non ha escluso «decisioni forti» contro i licenziamenti. – «L’immagine del Teatro dell’Opera di Roma è stata macellata sui giornali per colpa della politica. Marino e Fuortes hanno usato metodi degni di una dittatura cilena». Lo ha detto il segretario nazionale della Fials-Cisal Lorella Pieralli al sit-in di protesta davanti al Teatro. «Ma saremo qui il giorno in cui emergeranno le responsabilità – ha aggiunto Pieralli, che è anche artista del coro dell’Opera -. Ci sentiamo perseguitati in quanto musicisti. È preoccupante che Marino e Fuortes dicano che scioperare dà luogo a un licenziamento. Neanche la Merkel la pensa cosi. Rimandiamo al mittente questo stupro della cultura romana». Il Codacons esprime solidarietà ai lavoratori dell’Opera di Roma che oggi sono scesi in piazza per protestare contro il licenziamento di coro e orchestra. «Ancora una volta si scaricano le colpe delle incapacità dirigenziali sui lavoratori – afferma il Presidente Carlo Rienzi – La grave situazione venutasi a determinare in seno all’Opera di Roma è unicamente attribuibile ad una gestione dissennata e autoritaria, che nel corso degli anni ha prodotto un immenso spreco di soldi pubblici. Vogliamo sapere dov’erano il Comune e i politici quando milioni di euro venivano buttati al vento per spese scriteriate che erano sotto gli occhi di tutti, e che hanno portato oggi al grave deficit. Invece di licenziare i lavoratori – conclude Rienzi – si avviino azioni di responsabilità contro chi ha prodotto un danno rilevante all’ente e all’intero settore della cultura, reintegrando coro e orchestra».

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