Norman Rockwell, 100 opere per raccontare il sogno americano | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Norman Rockwell, 100 opere per raccontare il sogno americano

Grandissimo illustratore, ‘artista della gentè, cantore per 50 anni di un’America da lui stesso sognata, Norman Rockwell arriva nella città eterna con le sue celeberrime opere per una mostra allestita dall’11 novembre all’8 febbraio negli spazi di Palazzo Sciarra, sede della Fondazione Roma Museo. Esposte, per la prima volta, le tavole più famose dell’artista newyorkese, oltre 100 opere tra dipinti, documenti e fotografie, nonchè la raccolta completa delle 323 copertine originali del magazine The Saturday Evening Post realizzate dal 1916 al 1963. L’importante esposizione, intitolata ‘American Chronicles: the Art of Norman Rockwell’, è promossa dalla Fondazione Roma, che l’ha organizzata in collaborazione con il Norman Rockwell Museum di Stockbridge (Massachusetts), la Fondazione NY e il Polo Museale romano. A curarla, il direttore della Gam di Torino Danilo Eccher e Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum), che hanno riunito le opere più significative di un percorso artistico esemplare, coronato con la consegna nel 1977 (un anno prima della morte) della Presidential Medal, negli Stati Uniti l’onorificenza civile più prestigiosa. La mostra ha dunque lo scopo di illustrare l’intera produzione di questo acuto osservatore e narratore della società americana, della quale ha dato una rappresentazione ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Le sue illustrazioni, minuziose e lievi, dirette al cuore più che alla mente, hanno infatti descritto (per gran parte del XX secolo) sogni, speranze e ideali, riflettendo e allo stesso tempo influenzando comportamenti e pensieri dei suoi contemporanei. Nelle sue tavole emergono personaggi positivi, rassicuranti, fiduciosi, familiari e proprio perchè tali, coinvolgenti. Nato a New York nel 1894, alla metropoli moderna che gli aveva dato i natali Rockwell ha sempre preferito la campagna e i piccoli centri, puntando lo sguardo sulla famiglia americana, descrivendone le gioie e le piccole conquiste. Con uno stile unico, immediatamente riconoscibile e fatto di un realismo minuzioso, ma allo stesso tempo tenue, ha raccontato il sogno del suo tempo in scene dal taglio fotografico, animate da protagonisti che ricordano il cinema di Frank Capra o Billy Wilder, i romanzi di Dickens e i fumetti di Walt Disney. La mostra romana esplora l’intero ‘pianeta Rockwell’, attraverso le sue opere più famose raccolte per grandi temi. Numerose le sezioni: la storia americana, dall’orgoglio nazionale al dramma del razzismo; l’American Way of Life, i personaggi e vicende; l’amore per l’arte e per il disegno, il contributo nella creazione di una peculiare estetica statunitense; il metodo analitico, lo studio approfondito delle opere che divenivano così ‘più vere del verò. E se l’osservazione della realtà in Rockwell si fa pittura e storia del mito americano, talmente incisiva da travalicare i confini nazionali, l’artista sceglie da subito di non nascondersi. Come testimonia la mostra di Palazzo Sciarra, alterna la spensieratezza delle origini, racchiusa nell’espressione di un fanciullo che fugge per una marachella (come in ‘No swimming’ del 1921), alla bambina afroamericana che, per avvalersi del suo diritto all’istruzione, viene scortata a scuola. È il caso di ‘The problem we all live with’, del 1964, opera emblematica del dramma dell’apartheid.

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