In clinica per una bronchite, le recidono un'arteria e muore: il calvario della signora Liliana | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

In clinica per una bronchite, le recidono un’arteria e muore: il calvario della signora Liliana

Un calvario durato 43 giorni al termine del quale Liliana, romana di 58 anni, si è spenta in una stanza di ospedale. Una vicenda iniziata il 15 ottobre con una banale bronchite ma che a causa, come denunciano ora i suoi familiari, di errori medici si è trasformata in tragedia. La recisione dell’arteria femorale, il dosaggio errato di farmaci e la mancata somministrazione di altri l’hanno portata al decesso. Ora il marito e i figlio chiedono giustizia e che i pm della Procura facciano chiarezza su questa vicenda. Liliana è morta questa mattina all’ospedale San Camillo dopo alcuni giorni di coma indotto. Nel nosocomio era giunta il 10 novembre scorso dalla Clinica San Raffaele. Nella struttura privata si trovava da alcune settimane dopo che il 15 ottobre aveva avvertito i sintomi di una bronchite. Dopo un primo ricovero all’Aurelia Hospital, infatti, i medici avevano disposto il trasferimento lì ritenendo la struttura più attrezzata per il suo tipo di patologia. Stando alla denuncia presentata negli uffici di piazzale Clodio dall’avvocato Marco Borrani, al San Raffaele sarebbe stati commessi numerosi errori nella procedura di assistenza medica e farmacologica fino alla recisione, così come constatato dai medici del San Camillo, dell’arteria. Alla donna inoltre sarebbero stati somministrati farmaci non idonei e «non compatibili con le altre patologie di cui affetta». Una procedura errata che ha imposto il trasferimento urgente al San Camillo. Qui Liliana è stata immediatamente sottoposta ad una massiccia trasfusione di sangue e ad una dialisi a causa di un forte affaticamento dei reni. Un quadro clinico già drammatico a cui i medici hanno tentato di porre rimedio sottoponendola ad un delicato intervento chirurgico e ponendola, poi, in coma farmacologico. Un tentativo estremo di salvarle la vita andato, però, fallito. Nella denuncia, che finirà presto all’attenzione del procuratore aggiunto Leandro Frisani, i familiari tirano in ballo i medici e i dirigenti della clinica San Raffaele colpevoli, secondo quanto scrivono, di avere lavorato «con negligenza, imperizia ed imprudenza».(

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login