Addio a Enzo Camerino, tra gli ultimi sopravvissuti alla deportazione del ghetto | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Addio a Enzo Camerino, tra gli ultimi sopravvissuti alla deportazione del ghetto

– È morto in Canada, nel giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, Enzo Camerino, sopravvissuto ai campi di sterminio e tra gli ultimi due reduci ancora in vita del rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Camerino, stroncato da un infarto, da anni risiedeva all’estero con la sua famiglia e poche settimane fa era stato a Roma proprio per celebrare la ricorrenza del 16 ottobre. E oggi il Presidente Riccardo Pacifici, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni e tutto il Consiglio della Comunità Ebraica di Roma ne piangono. «Per tutti noi è una perdita incolmabile – dice il portavoce della Comunità Fabio Perugia -, non solo per gli ebrei di tutto il mondo ma anche per tutti quei cittadini che da sempre lavorano per tenere viva la memoria della Shoah». E cordoglio è stato espresso anche dal sindaco di Roma Ignazio Marino che ha sottolineato la necessità di non dimenticare gli orrori della Shoah. A ripercorrere la storia di Enzo Camerino è il sito www.romaebraica.it: nato a Roma il 2 dicembre 1928, era il più piccolo di tre fratelli. Dopo l’emanazione delle Leggi razziali del 1938, Enzo che frequentava la scuola pubblica ‘Umberto Primò fu costretto a lasciare la sua classe e ad andare a scuola di pomeriggio, separato dai suoi compagni cattolici. Il 16 ottobre 1943 Enzo viveva nel quartiere Prati ed era in casa assieme alla sua famiglia quando, alle cinque del mattino, alla porta si presentano un tedesco e un fascista con un foglio su cui era scritto di prepararsi per il viaggio. Verso Auschwitz. Tornerà a Roma il 12 giugno 1945 e della sua famiglia riabbraccerà solo un fratello. L’11 febbraio 1951 sposò Silvana Pontecorvo e il 13 aprile 1957 emigrò a Montreal«. Lo scorso anno Camerino, in occasione dei 70 anni dal rastrellamento del ghetto di Roma, fu ricevuto da Papa Francesco e incontrò al Tempio Maggiore il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. »È incredibile pensare alle cose che ho passato«, raccontò Camerino intervistato in quell’occasione dal Tg La7. Mostrò il numero progressivo che gli era stato tatuato sul braccio: il 158.509. Da allora, »non siamo stati più persone – disse -, siamo diventati bestie«. Riferendo dell’incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’anziano sopravvissuto ora scomparso espresse anche un desiderio: »Voglio che tiriate fuori un libro per gli studenti, lo devono studiare e non leggere, devono pensare a quello che abbiamo passato e a quello che può essere che ritornerà«. Camerino tornò a Roma anche nel 2014 per le celebrazioni del 16 ottobre. »Anche quest’anno è stato ricevuto dal Papa – fanno sapere dalla Comunità Ebraica -. Tornava spesso a Roma, ma uno dei motivi per cui non era mai voluto rientrare a vivere in Italia è che questo Paese non ha mai chiesto scusa per le leggi razziali«. Dopo la sua morte l’ultimo sopravvissuto del rastrellamento del 16 ottobre resta Lello Di Segni, classe 1926.

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