Archeologia, terminato il restauro della Piramide Cestia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Archeologia, terminato il restauro della Piramide Cestia

Dopo poco più di un anno di lavoro, è concluso il restauro della Piramide Cestia, monumento costruito tra il 18 e il 12 a.C. come tomba per Gaio Cestio Epulone e simbolo della moda «all’egiziana» che contagiò l’impero romano dalla battaglia di Anzio in poi. Ad annunciarlo il Direttore della soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, Rita Paris, oggi nel corso della presentazione della mostra ‘Rivoluzione Augusto. L’imperatore che riscrisse il tempio e la citta«, in programma fino al 2 giugno al Museo Nazionale di Palazzo Massimo per il bimillenario della morte dell’imperatore. Resi possibili dalla generosa donazione di due milioni di euro da parte del magnate della moda giapponese, Yuzo Yagi, ricorda la Paris, »i lavori chiudono con notevole anticipo. In tutto, sono stati impiegati 327 giorni, ovvero 23.544 ore« per pulire e riportare all’antico splendore »2.264,94 metri quadrati di superficie in marmo di Carrara. Il mecenate – prosegue – ci tiene molto a esserci al taglio del nastro e così organizzerà una grande festa il 20 aprile, preceduta da una conferenza stampa, che ha voluto tutto a sue spese. Ma intanto la piramide è già tornata a brillare: andatela a vedere prima che si risporchi«. Nel frattempo, aggiunge, »completeremo i lavori dell’area archeologica e speriamo in un’apertura un pò più regolare del monumento«. Realizzato anche un nuovo accesso dalla parte di Porta San Paolo, che, dice l’architetto Maria Grazia Filetici, direttore del progetto e dei lavori di restauro, »supera anche il problema delle barriere architettoniche, aprendo il monumento a tutti. Chiederemo la chiusura di un piccolo tratto di via Persichetti« così da togliere la Piramide a un destino di »mero spartitraffico« e »creare un ideale collegamento con il Museo S. Paolo che è proprio lì di fronte«. La collaborazione con Yuzo Yagi, che non gode neanche dei benefici fiscali dell’Art Bonus, aggiunge la Paris, »è stato un perfetto connubio pubblico/privato« che ha dimostrato, incalza la Filetici, »che noi siamo pronti, che la squadra c’è. L’Italia – dice – è piena di ‘piramidì che hanno bisogno di interventi. Noi saremmo i primi nel mondo perchè da tutto il mondo ci chiamano, ma fateci iniziare ‘dall’internò. Solo a Roma ci sono l’Arco di Giano e Cecilia Metella che ci aspettano«.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login