Mafia capitale, il custode giudiziario della 29 Giugno assicura: "Salvi i posti di lavoro" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il custode giudiziario della 29 Giugno assicura: “Salvi i posti di lavoro”

– Nella holding della cooperazione sociale ’29 Giugnò coinvolta con un ruolo chiave nell’inchiesta su Mafia Capitale, «non ci sono al momento posti di lavoro che vengono meno». Lo ha detto l’avvocato Luca D’Amore, uno dei nuovi amministratori nominati dai custodi giudiziari del Tribunale di Roma per gestire le cooperative guidate da Salvatore Buzzi fino al suo arresto a inizio dicembre. «Stiamo lavorando per assicurare la continuità aziendale disposta dalla magistratura – dice D’Amore -. Ci sono 1.329 lavoratori nelle società del gruppo, oltre 1.100 dei quali sono anche soci. Alcuni contratti d’appalto sono scaduti giuridicamente specie con il Comune di Roma, ma cerchiamo nuovi committenti che non devono essere per forza nel pubblico». D’Amore, dopo il terremoto giudiziario, presiede le coop ’29 Giugno Servizì, Formula Sociale e Abc (quest’ultima gestiva campi rom e centri per immigrati). Un altro amministratore si occupa tra le altre di Eriches 29 e ’29 Giugno Onlus’. «I dipendenti del gruppo fanno un lavoro eccellente in diversi campi – dice l’avvocato -, i media devono sottolinearlo. I vertici sono stati decapitati ma alcuni quadri non sono stati toccati dall’inchiesta e ci stanno dando una mano». Di recente sono stati pagati gli stipendi, seppur in ritardo, si è appreso. Riguardo a Franco La Maestra, ex brigatista rosso che in un’intercettazione telefonica dice di essere stato indicato come nuovo «capo» da Buzzi al momento dell’arresto, D’Amore commenta che «risulta essere un semplice operaio di cantiere». Claudio Bolla, invece, stretto collaboratore di Buzzi, è «un impiegato amministrativo». Entrambi non risultano indagati. Oggi in Tribunale circa 300 soci rappresentati dallo studio legale Savini hanno chiesto la revoca del sequestro delle loro quote, parte dei 300 milioni di euro in beni sequestrati su richiesta della procura e per i quali il pm chiede la confisca definitiva. Il giudice ha rinviato a maggio per una nuova udienza.

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