Mafia capitale, Riesame: "Da Odevaine spregio dell'amministrazione, Panzironi al servizio del sodalizio" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Mafia capitale, Riesame: “Da Odevaine spregio dell’amministrazione, Panzironi al servizio del sodalizio”

Secondo i magistrati l'ex vice capo di Gabinetto di Veltroni garantiva la gestione dei migranti, mentre l'ex ad di Ama era il punto di riferimento del re delle coop rosse Buzzi

Spregio e spregiudicatezza. I «biglietti da visita» secondo i giudici del tribunale del Riesame di Roma dei funzionari pubblici al servizio della Mafia Capitale di Massimo Carminati. Franco Panzironi, ex ad e deus ex machina dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, e Luca Odevaine, che sedeva al Tavolo per l’emergenza nomadi, devono restare in carcere assieme ad altri appartenenti al clan. Nell’ordinanza di circa cento pagine con la quale i giudici motivano il no alla scarcerazione viene descritto il ruolo svolto dai manager pubblici per il sodalizio criminale. Di Panzironi, da sempre uno degli uomini di fiducia dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, i magistrati scrivono che «mette al servizio dell’associazione criminale non solo la propria funzione, ma anche le proprie capacità di influenza sulle dinamiche politico/amministrative ed il proprio personale e stretto collegamento con Alemanno». Accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione e turbativa d’asta, per i giudici del Riesame «riceve elargizioni continue, quasi una sorta di retribuzione da parte del sodalizio, quale compenso per il mercimonio della sua funzione e di quelle degli altri pubblici ufficiali che in Ama agivano sotto la sua direzione». In sostanza Panzironi era «un punto di riferimento fondamentale per Salvatore Buzzi per l’aggiudicazione di appalti in Ama e, comunque, per ogni problema che quest’ultimo ed il sodalizio da lui rappresentato ha nei confronti dell’amministrazione romana in materia di gare pubbliche, stanziamenti di bilancio per le aree di interesse ed i relativi pagamenti». Anche per Odevaine i giudici non risparmiano giudizi pesanti. Per i magistrati l’ex capo della polizia provinciale ed ex vice capo di gabinetto di Veltroni «mostra di avere in spregio ogni principio di fedeltà e di buona amministrazione che dovrebbe condurre la sua opera». Ha percepito dal clan Carminati «in maniera continuativa denaro come prezzo della propria opera di funzionario pubblico». In sostanza Odevaine «non prova alcun senso di disagio per i propri comportamenti sconvenienti e riprovevoli che antepongono l’interesse personale e quello degli imprenditori che lo corrompono alle esigenze umanitarie che sono sottese alle decisioni che influenza per la propria funzione al Tavolo a cui partecipa evidenziandone la dimensione nazionale e la capacità di orientare i flussi di immigrati».

«Franco Panzironi costituisce un punto di riferimento fondamentale per Salvatore Buzzi per l’aggiudicazione di appalti in Ama e, comunque, per ogni problema che quest’ultimo ed il sodalizio da lui rappresentato ha nei confronti dell’amministrazione romana in materia di gare pubbliche, stanziamenti di bilancio per le aree di interesse ed i relativi pagamenti». Lo afferma il tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni al rigetto della sua richiesta di revoca dell’ordinanza di custodia emessa nei suoi confronti. Secondo il collegio presieduto da Bruno Azzolini, Panzironi «è un amministratore esperto e navigato che per molti anni si colloca ai massimi livelli dell’amministrazione capitolina ed è perfettamente addentro ai più reconditi meccanismi politico-burocratici attraverso i quali avvengono le aggiudicazioni degli appalti concernenti i servizi pubblici». «In altri termini – si legge nel provvedimento del tribunale – sarebbe certamente riduttivo ed erroneo vedere nel rapporto Buzzi/Panzironi soltanto la corruzione di un pubblico ufficiale da parte di un disinvolto imprenditore». Quest’ultimo, per i giudici, non è solo un imprenditore che «amplia i propri orizzonti lavorativi attraverso la corruzione; la sua forza di penetrazione nell’amministrazione pubblica che gli deriva dalla fama criminale dell’associazione diretta da Carminati». Questo al punto che «chi tratta con Buzzi (pubblici ufficiali, altri imprenditori) – si legge nelle motivazioni – sa con chi ha a che fare. Panzironi sa perfettamente che e che cosa Buzzi rappresenta, e decide consapevolmente di agevolarne l’attività acquisendo il proprio tornaconto attraverso il prezzo della corruzione».

Un indagato spregiudicato «che mette al servizio dell’associazione criminale non solo la propria funzione, ma anche le proprie capacità di influenza sulle dinamiche politico/amministrative ed il proprio personale collegamento con il sindaco Alemanno». Lo scrive il tribunale del riesame circa l’ex ad di Ama Franco Panzironi. – Il collegio competente sulla legittimità delle misure restrittive ha depositato le motivazioni con le quali si è pronunciato sui ricorsi di 11 indagati nell’inchiesta su Mafia Capitale confermando il carcere per Panzironi, Luca Odevanine, Claudio Turella, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto e Nadia Cerrito, modificando le misure per altri quattro ed annullando quella emessa nei confronti Franco Cancelli. Circa Panzironi, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione e turbativa d’asta, il tribunale del Riesame afferma essere soggetto che «riceve elargizioni continue, quasi una sorta di retribuzione da parte del sodalizio, quale compenso per il mercimonio della sua funzione e di quelle degli altri pubblici ufficiali che in Ama agivano sotto la sua direzione».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login