Parentopoli Atac, rinviati a giudizio in 5: processo anche per l'ex assessore Visconti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Parentopoli Atac, rinviati a giudizio in 5: processo anche per l’ex assessore Visconti

Con sei rinvii a giudizio per abuso d’ufficio approda in un’aula di tribunale la cosiddetta parentopoli all’Atac, l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico di Roma. Accogliendo quasi interamente le richieste del pm Francesco Dall’Olio, il gup Valerio Savio ha disposto il processo per cinque dirigenti di, all’epoca dei fatti, Trambus e Metro spa, società confluite nel 2010 in Atac, e dell’ex assessore capitolino all’Ambiente della giunta Alemanno, Marco Visconti. I dirigenti che saranno giudicati a partire dal prossimo 11 maggio sono Adalberto Bertucci, Luca Masciola e Tullio Tulli, indicati nelle vesti di amministratore delegato, direttore delle risorse umane e direttore generale di Trambus, nonchè Antonio Marzia e Vincenzo Tosques, rispettivamente amministratore delegato e responsabile gestione personale di Metro spa. Prosciolti altri due indagati, Riccardo Di Luzio e Mario Marinelli, già direttore delle risorse umane ed direttore dell’ufficio amministrazione personale di Atac. L’accusa, è detto nel capo di imputazione, fa riferimento all’assunzione di personale amministrativo specializzato, quasi 50 persone alle «dipendenze delle rispettive società, poi interamente confluito nella incorporante Atac spa, in violazione di specifiche norme di legge e di regolamenti vigenti», in particolare per quanto concerne le adeguate competenze e le attitudini per le mansioni loro destinate. Tra le assunzioni finite nel mirino degli inquirenti, quella di una specialista tecnico-amministrativo con stipendio annuo lordo di oltre 30 mila euro, sebbene «la stessa fosse palesemente priva delle adeguate competenze contrattualmente previste come agevolmente desumibile dal titolo di studi conseguito, maturità classica, e dalle pregresse esperienze lavorative: cameriera ed hostess in discoteca». Spicca anche il contratto fatto a Barbara Pesimena, moglie dell’assessore Visconti, in qualità di responsabile gestionale, 73 mila euro di stipendio l’anno, malgrado «fosse palesemente priva – scrive il pm Dall’Olio nel capo di accusa – delle competenze adeguate a svolgere, in posizione dirigenziale e/o apicale, le funzioni gestionali di notevole complessità alla stessa demandate». E proprio in relazione a questo caso è coinvolto l’ex assessore della giunta Alemanno.

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