"Troppe assenze: sei licenziata", ma lei era in ospedale per un tumore: la storia di Simona | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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“Troppe assenze: sei licenziata”, ma lei era in ospedale per un tumore: la storia di Simona

Due mesi a casa per colpa di un tumore. Sessanta giorni di cure, per questo trascorsi lontani dal posto di lavoro. In ospedale, non al centro commerciale di Roma est. Simona ha 40 anni, un compagno e una figlia, e quando è tornata a casa nella cassetta della posta ha trovato iltelegramma: “Licenziata per ‘superamento del periodo di comporto'”. Troppe assenze, insomma: 200 giorni, 20 in più rispetto al limite massimo previsto dall’articolo 175 del contratto nazionale del terziario. Un limite che si può prolungare, se il lavoratore ne fa richiesta in tempo per ragioni di salute, per altri 120 giorni. Ma quando quel termine è scaduto, la donna era in sala operatoria. Non basta.”Siamo a comunicarle con la presente che il rapporto di lavoro fra noi in essere si intende risolto a tutti gli effetti con decorrenza immediata”.

A denunciare la vicenda è l’Unione sindacale di base. L’azienda, “prima catena di elettronica di consumo in Europa con megastore distribuiti in 16 paesi europei, ha applicato alla lettera il contratto di lavoro e non ha avuto alcun riguardo per la lavoratrice, mamma di una figlia, che ora si ritrova a combattere contro il cancro e contro la disoccupazione”, continua l’Usb. “È il prodotto di una società che annulla l’aspetto umano – dichiara Francesco Iacovone dell’Esecutivo nazionale Usb Lavoro Privato – I lavoratori sono meri strumenti di produzione, al pari di uno scaffale. Il morale, la serenità e la sicurezza economica, in questa malattia, fanno la differenza. E l’azienda pur applicando le regole contrattuali, ha dimostrato di non aver il minimo riguardo per una sua dipendente che da tanti anni lavora per questa multinazionale”.

“Impugneremo il licenziamento e chiederemo l’immediato reintegro” annunciail sindacalista Usb ricordando la vicenda di un’altra donna, Patrizia, 52enne di Brindisi impiegata di una multinazionale del settore petrolchimico reintegrata grazie a una petizione e un accordo con la multinazionale. “Adesso è il turno di Simona. Insieme ai suoi colleghi organizzeremo delle iniziative per sostenerla, intanto abbiamo lanciato in rete un hashtag: #dallapartediSimona – conclude Iacovone – Faremo di tutto per restituirle il lavoro e la dignità”.

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