Banca del Veneto nel mirino dei pm di piazzale Clodio: ostacolo alla vigilanza | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Banca del Veneto nel mirino dei pm di piazzale Clodio: ostacolo alla vigilanza

– Il ciclone giudiziario che da alcuni giorni investe le Popolari non risparmia Veneto Banca, cooperativa non quotata, ma con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante, che rientra tra le banche che dovranno adeguarsi al decreto cosiddetto ‘investment compact’. L’ex amministratore delegato e attuale direttore generale Vincenzo Consoli e l’ex presidente Flavio Trinca sono finiti nel mirino della Procura di Roma e risultano indagati per ostacolo alla vigilanza, mentre per tutto il giorno finanzieri del Nucleo speciale di Polizia Valutaria e del nucleo di polizia Tributaria di Venezia hanno perquisito a Montebelluna (Treviso) le sedi legale ed amministrativa dell’istituto e le abitazioni di 16 soci che hanno ricevuto finanziamenti dall’istituto. Tra le perquisizioni, anche quelle nella sede della società Mdb consulting, di Marco De Benedetti, e nell’abitazione di Giuseppe Stefanel, presidente dell’omonimo Gruppo di abbigliamento, affidatari della banca. Nè i dirigenti di Mdb, nè Stefanel sono indagati. «Veneto Banca ripone piena fiducia nell’operato della Magistratura e della Guardia di Finanza», ha detto il presidente dell’istituto, Francesco Favotto, mentre le perquisizioni erano ancora in corso. La Banca – ha aggiunto – «garantisce la massima disponibilità a collaborare con le autorità, nelle modalità che riterranno più opportune». In serata, la Banca ha diffuso una nota nella quale ha evidenziato che la vicenda «è da ricollegare» esclusivamente a «una indagine condotta nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio di Amministrazione, Flavio Trinca, e dell’ex Amministratore Delegato – oggi Direttore Generale -, Vincenzo Consoli, ed è riferita esclusivamente a una ipotesi di ‘ostacolo all’attività di vigilanzà». La Banca, infine, ha evidenziato che i più recenti dati 2014 hanno confermato che la gestione dell’Istituto «si conferma nettamente positiva». Sullo sfondo dell’inchiesta giudiziaria – diretta dai pm di Roma Nello Rossi e Maria Francesca Loi, del «gruppo economia» della Procura – due ispezioni fatte dalla Banca d’Italia nel 2013. L’attenzione della Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca centrale si è concentrata su carenze nel processo del credito, in particolare su alcuni finanziamenti a soci, e su non corrette segnalazioni all’organo di vigilanza di posizioni anomale e previsioni di perdite: argomenti, peraltro, che avevano già determinato nell’agosto dello scorso anno sanzioni amministrative pecuniarie nei riguardi di componenti ed ex componenti del Consiglio di amministrazione e del collegio sindacale. Il reato di ostacolo all’attività di vigilanza è direttamente collegato proprio a quanto rilevato dalla Banca d’Italia, fatti ai quali i pm di Roma hanno dato rilievo penale. La Banca centrale ha accertato la sussistenza di «gravi anomalie» nella gestione di Veneto Banca, «tali da determinare – è scritto nel decreto di perquisizione – una consistente decurtazione del relativo patrimonio di vigilanza (il capitale che ogni banca deve detenere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale, ndr), nel dettaglio rettificato da euro 2.012.923.000 ad euro 1.662.948.000, con uno spread negativo di euro 345.975.000». La Banca d’Italia ha, inoltre, stigmatizzato la tendenza a concedere finanziamenti in assenza di adeguate tutele: in sede ispettiva sarebbero emerse «maggiori perdite per euro 192.975.000, anch’esse incidenti negativamente nella stima del patrimonio di vigilanza». Di conseguenza, la stessa Banca d’Italia, ha rivisto in difetto la stima dell’indice di solvibilità, «nello specifico attestatosi, all’esito dell’ispezione, al 6,3%, valore notevolmente inferiore al target dell’8% in via generale raccomandato a titolo prudenziale dalla stessa Autorità di Vigilanza». Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri hanno acquisito una mole consistente di documenti, la maggior parte dei quali riferiti proprio ad alcuni finanziamenti sospetti a soci concessi da Veneto Banca, i cui preliminari di bilancio 2014 hanno evidenziato un risultato negativo per 650 milioni. In quelle carte gli inquirenti cercano ulteriori riscontri agli addebiti e non escludono di poter anche individuare nuove ipotesi di reato.

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