I volti del contemporaneo al festival della danza: ci saranno anche i Marlene Kuntz

A volte per costruire una manifestazione di eccezionale respiro non servono grandi numeri, ma solo la qualità: saranno cinque compagnie di diversa provenienza e formazione artistica ad avere l’onere e l’onore di raccontare l’arte coreutica contemporanea nella quinta edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma, in programma dal 10 marzo al 17 maggio. Organizzato dall’Accademia Filarmonica Romana e dal Teatro Olimpico (che ne ospiterà gli spettacoli sul proprio palco), il Festival si propone di offrire al pubblico un ritratto, sfaccettato e composito, del mondo della danza, a partire dalle sue eccellenze, sia italiane che internazionali. Si comincia con il debutto a Roma di Fiesta Argentina (10-22 marzo), lo spettacolo di Nèstor Pastorive, il coreografo e ballerino considerato tra i principali innovatori del genere latino-americano, e della sua compagnia: tra zamba e tango, milonga, chacarera e malambo (la danza tipica dei gauchos), protagonista sarà l’Argentina, sospesa tra il passato, con il richiamo alla terra, e il futuro. Grazie alla tappa romana, la compagnia sarà ricevuta il 18 marzo in Vaticano da Papa Francesco per un’udienza privata durante la quale verrà mostrato al pontefice un piccolo estratto dello spettacolo. Dalle atmosfere latine il 31 marzo si passerà al fascino di un ensemble del tutto particolare: la giovane pianista Gloria Campaner e i danzatori del Gotra Ballet regaleranno al pubblico l’emozione di HQ Program, una performance in grado di fondere le note (di Rihm, Widmann, Schumann, Illès e dell’italiano Vittorio Montalti che presenta la novità Tell me a story) al movimento del corpo. Il rock dei Marlene Kuntz si sposerà alla perfezione con le coreografie di Mvula Sungani nello spettacolo Il vestito di Marlene (1-2 aprile), un viaggio nel mondo femminile, rappresentato dalla forza (la fisicità della danza) e dalla poesia (i testi della band). Il 5 e il 6 maggio sarà l’Aterballetto a dominare la scena con due spettacoli, Don Q e Rossini Cards, nei quali l’assenza di una narratività facilmente leggibile lascia il posto a dinamiche emotive e profonde sfumature di significato. A chiudere il festival (8-17 maggio) sarà Les Musiciens di silence, l’atteso spettacolo del Mummenschanz: una magia di colori e forme, tra corpi che riescono a mutare in affascinanti creature senza tempo e poetiche storie raccontate attraverso l’arte visiva e la mimica. Dalle ricerche espressive del contemporaneo alla tradizione classica e popolare, al festival non mancheranno dunque approcci diversi per accontentare tutti i gusti degli spettatori: «Vogliamo costruire un dialogo diretto con il pubblico attraverso un assortimento di spettacoli di danza differenti tra loro», ha spiegato oggi nella conferenza stampa di presentazione Matteo D’Amico, direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana, sottolineando quanto, in questa edizione del festival così come nelle precedenti, si sia cercato sempre di «creare un rapporto con la musica dal vivo per evidenziare quanta importanza essa rivesta in un evento coreutico». «La danza del resto è uno spettacolo che si gode in modo immediato e senza filtri», ha proseguito Lucia Bocca Montefoschi, Amministratore Delegato e Direttore Artistico del Teatro Olimpico, «il nostro pubblico è eterogeneo, ha gusti diversi e vuole osservare la realtà a vari livelli». Accanto al programma del Festival, la Filarmonica Romana offre agli appassionati della danza l’occasione di visionare nella propria biblioteca il Fondo Vittoria Ottolenghi, i cui lavori di catalogazione sono stati appena completati: un corpus di documenti unici – tra libri, cataloghi, periodici, monografie autografate, programmi di sala, tesi di laurea – donato all’istituzione nel 2012 dalla grande critica e storica della danza poco prima della sua scomparsa.