Le mani della 'Ndrangheta sul salotto di Roma. I negozianti: "Affitti troppo cari, solo la mafia può pagare" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Le mani della ‘Ndrangheta sul salotto di Roma. I negozianti: “Affitti troppo cari, solo la mafia può pagare”

– Ristoranti in odore di ‘ndrangheta a due passi dal Pantheon, nel cuore del centro storico di Roma. ‘Er faciolarò e ‘La rotondà, mete predilette da turisti in cerca di cucina tipica, sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), che ha arrestato Salvatore Lania, un imprenditore 47/enne di Seminara, Reggio Calabria, accusato di intestazione fittizia di beni. L’uomo era già stato coinvolto nell’inchiesta sul Cafè de Paris a via Veneto, in mano a prestanome della potente cosca reggina degli Alvaro, sequestrato e poi confiscato. Lania è stato posto agli arresti domiciliari. Oltre ai due locali in via dei Pastini sequestrati altri beni per un totale di 10 milioni di euro. Troppo per chi negli anni scorsi ha dichiarato un reddito vicino allo zero. La Dia ha messo i sigilli su disposizione del Gip di Roma Gaspare Sturzo e richiesta del pm Francesco Minisci dopo un’indagine coordinata dalla Dda. Lania, indagato con altre 8 persone, è considerato il titolare di fatto dei due ristoranti, intestati però a suoi dipendenti. Sono stati individuati suoi investimenti milionari, sulla cui provenienza ci sono pesanti sospetti. Lania aveva anche un negozio di souvenir e soprammobili, ‘Mi&Chì, nella stessa zona, anch’esso sequestrato. Aveva costituito società di comodo – ‘Suriaca srl«, la ‘Rotonda srl’, la »Fiorenza Il Fagiolaro srl’ – intestate anche a parenti, con le quali secondo l’accusa avrebbe gestito i suoi beni. Nell’ottobre 2011, ricorda il Gip, Lania aggredì con un pugno e una ginocchiata il cameriere di un ristorante vicino ai suoi dopo avergli urlato «Ti ammazzo!’. Il fratello Antonio poi disse al cameriere: »Vai dai carabinieri tanto mi fanno una p… Siediti se hai problemi, le guerre non portano a nulla e, comunque, se perdo la guerra prendo la pistola e ti sparo in fronte«. Il gip ricorda come »soggetti collegati a ‘ndrine abbiano nel tempo invaso il tessuto economico capitolino, operando al fine di impegnare ingenti investimenti di liquidità dissimulando i reali titolari dei beni economici acquistati…. spesso utilizzando investimenti di denaro contante, al fine di giustificare il capitale utilizzato, ma in realtà con finalità di riciclaggio di proventi illeciti«. Un’invasione non solo ‘ndranghetista (da ricordare anche la confisca dell’Antico Caffè Chigi, di fronte al palazzo del governo). Ieri i carabinieri hanno notificato nuove ordinanze cautelari ai fratelli napoletani Antonio e Salvatore Righi, già arrestati con l’accusa di essere i prestanome di clan camorristici. Sono proprietari di ristoranti e bar della catena ‘Pizza Cirò nel centro di Roma, un patrimonio multi milionario. Dopo l’operazione odierna il Campidoglio annuncia una mappa delle attività commerciali anomale, con particolare attenzione ai frequenti cambi di licenze e di società. Per l’associazione antimafia Libera negli ultimi anni sono più di 30 i locali sequestrati alla criminalità organizzata nella capitale.

– «Nel centro storico di Roma c’è la malavita perchè, avendo denaro contante, può permettersi certi affitti. E chi affitta guarda solo i soldi». Dopo il sequestro di due noti ristoranti vicino al Pantheon da parte della Dia, i commercianti del centro che vogliono parlare manifestano dubbi e timori. «Io sto qui da 44 anni e ho visto il cambiamento – racconta la titolare di un negozio di musica – il commercio sta peggiorando in maniera incredibile, aprono negozi improvvisamente, poi durano poco, qualcosa vorrà dire…». In via dei Pastini, la strada dei due ristoranti sequestrati, il titolare di un negozio di alimentari si dice «sorpreso», qualcuno «non sa», qualcun altro nella zona semplicemente non vuol commentare. «Non ci sentiamo tutelati – afferma un negoziante – le forze dell’ordine sono poche. Anche solo per i tavolini irregolari, la gente non rispetta le regole: li tolgono e li rimettono». Per la Confcommercio «la situazione, che nasce certamente dalla grande capacità di investimento della malavita, viene ulteriormente alimentata» anche «dalla grave situazione economica». I dati dell’associazione registrano un peggioramento negli ultimi due anni dei livelli di sicurezza per le imprese commerciali della Capitale: «per il 57% dei nostri imprenditori è peggiorato l’impatto della criminalità». In Campidoglio, intanto, l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella lavora ad una mappatura delle attività commerciali «anomale» in città. «Stiamo lavorando al fine di creare uno strumento per interfacciare la banca dati del Comune con quella delle forze di polizia: puntiamo a realizzare una geo localizzazione di tutte le attività sensibili che presentano caratteristiche di anormalità – ha annunciato – come i frequenti cambi di licenza e i vorticosi cambi di società che gestiscono gli immobili. Il problema – sottolinea anche lui – è che dati i costi esorbitanti degli affitti in centro ben pochi si possono permettere di investire e le mafie invece ne hanno bisogno». Negli ultimi anni «sono più di 30 i locali sequestrati alla criminalità organizzata nella Capitale», sottolinea Libera secondo cui la ristorazione «si conferma la grande lavanderia». «Sollecitiamo verifiche puntuali sul possesso e mantenimento dei requisiti morali e professionali – afferma il presidente di Fipe-Confcommercio, Enrico Stoppani – sulla titolarità effettiva delle attività, sul monitoraggio degli avviamenti commerciali pagati e sulla individuazione di alert sintomatici di possibili investimenti criminosi». «Noi andiamo avanti nel percorso intrapreso di battaglia per la legalità – la promessa dell’assessore alla Roma Produttiva Marta Leonori -, l’economia della città va salvaguardata soprattutto quando si tratta dei tanti imprenditori che agiscono nella legalità e che non possono essere affiancati da attività gestite dalla criminalità».

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