La vita e l'amore in 140 opere di Marc Chagall | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La vita e l’amore in 140 opere di Marc Chagall

Disegni, gouache, acqueforti, dipinti raccontano l’amore e la vita di Marc Chagall in una grande mostra allestita al Chiostro del Bramante fino al 26 luglio. Esposte 140 opere, provenienti dall’Israel Museum, che offrono del maestro russo di origini ebraiche, fra i più amati dagli appassionati d’arte, un volto nuovo, in cui è enfatizzata la straordinaria perizia disegnativa e la capacità unica di parlare solo ai sentimenti universali. Non a caso, l’importante rassegna (prodotta da Dart Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con l’Israel Museum) si intitola ‘Chagall. Love and Lifè e, nell’ultimo decennio, ha già avuto diverse edizioni e dopo Roma andrà a Pechino. «La si può definire una mostra itinerante – spiega la vicedirettrice dell’Israel Museum Tania Coen – anche se tra una esposizione e l’altra deve passare un pò di tempo, vista l’intrinseca fragilità di questi lavori su carta». La selezione (che resta sempre la stessa) è stata realizzata dal curatore Ronit Sorek, per celebrare i 50 anni del museo che custodisce opere d’arte che attraversano la cultura ebraica dalla preistoria al contemporaneo. Fu proprio Chagall a donare all’istituzione museale un primo nucleo di lavori, implementato in seguito per volontà della figlia. «La rassegna – prosegue la Coen – offre una visione diversa da quella dello Chagall policromatico dei celebri dipinti, è una visione più intima, capace di dare maggior spazio alla sua umanità, alla sua comprensione dell’amore che da individuale si fa mano a mano ideale». Le opere allestite racchiudono infatti i momenti più sentiti della sua vita e del suo amore, di quello per la moglie Bella che arriva a comprendere l’intero genere umano. Suddiviso in otto sezioni, il percorso espositivo è in realtà una mappa artistica e spirituale complessa dell’evoluzione poetica del maestro russo, che muove proprio dalle radici nella nativa Vitebsk (Bielorussia), descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie (My Life) e che si arricchisce nel suo peregrinare per l’Europa e quindi nel lungo periodo parigino. Chagall, sottolinea la vicedirettrice dell’Israel Museum, «non è un rivoluzionario, bensì accoglie in sè le diverse culture che incontra, reinterpretandole attraverso i propri sentimenti». «Solo l’amore mi interessa – scriveva Chagall -. Sono a contatto solo con cose che hanno a che fare con l’amore». E dell’infanzia, della prima giovinezza porta con sè il ricordo sempre vivo degli affetti famigliari, in particolare quello per la madre, la prima a credere in lui. «Per Chagall l’ebraismo coincide con la nostalgia di quegli anni», dice Tania Coen, questa componente della sua vita quindi si sposa con la cultura russa e poi con quella occidentale e cristiana, senza fratture, in una sintesi superiore che arriva al cuore della gente. La possibilità di ammirare la sua splendida grafica mette dunque il visitatore in contatto con il virtuosismo del tratto (non offuscato dall’inimitabile tavolozza), mutuato dagli antichi maestri che ben conosceva e ammirava. «Chagall non volle essere un surrealista», ricorda la Coen, perchè «assorbiva tutto» e lo metabolizzava attraverso la sua poetica complessa e al tempo stesso immediata. Non rigettava nulla, come testimoniano i lavori esposti, dalle vedute di Vitebsk alle illustrazioni della Bibbia (L’angelo caduto, gouache del 1924) fino alla Crocifissione (gouache del 1944). Profondo conoscitore di ‘Le Anime mortè di Gogol, decorò il testo con i suoi capolavori (presente il frontespizio e 15 delle 96 tavole – acqueforti, realizzate nel 1948). Francese di adozione, realizzò anche le splendide illustrazioni delle favole di La Fontaine anch’esse in mostra (18 tavole tra acquerelli, acqueforti e gouache). Il percorso si conclude con le opere che celebrano l’amore, tra cui figurano ‘Gli amantì (1937), ‘Coppia di amanti e fiorì (1949), ‘Coppia di amanti con gallò (1951).

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