Il Papa a Rebibbia per la lavanda dei piedi ai detenuti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il Papa a Rebibbia lava e bacia i piedi a 12 detenuti

Il grembiule bianco è come quello che, nella messa del Giovedì Santo, indossa un qualsiasi parroco. Ma a inginocchiarsi davanti a dodici detenuti, sei uomini e sei donne, per metà stranieri, per lavare, asciugare e baciare loro i piedi, è il Papa, che si fa «schiavo» verso gli esclusi dalla società. Ci sono state scene di grande commozione, volti rigati da lacrime impossibili da trattenere, nel carcere di Rebibbia questo pomeriggio, tra i circa 600 reclusi che hanno potuto incontrare papa Francesco in visita per la messa «in coena Domini», quella che ricorda l’Ultima cena e la nascita del sacramento dell’eucaristia. Il Pontefice è arrivato con la sua Focus intorno alle 17.15 e subito nel cortile della casa circondariale Nuovo Complesso ha incontrato e salutato uno ad uno, scambiando lungamente con loro abbracci, strette di mano e baci sulle guance, più di 300 reclusi – tra cui molti stranieri -, felici dell’occasione di poter circondare papa Bergoglio del loro affetto, visibilmente ricambiato. Poi nella chiesa «Padre Nostro», dove ha celebrato la messa, ad aspettare il Papa ce n’erano altri 300, di cui 150 donne (comprese 15 mamme con i bambini) e 150 uomini. E il momento centrale è stato quella lavanda dei piedi, in cui il Papa si è inginocchiato, ad uno ad uno, davanti a due detenute nigeriane (una, molto commossa, con in braccio il suo bambino che ha avuto anche lui il piedino lavato e baciato dal Pontefice), una congolese, due italiane, un’ecuadoregna, un brasiliano, un nigeriano e altri quattro detenuti italiani. Una curiosità è che tra i dodici c’era anche un volto televisivo: Silvy Lubamba, showgirl di origine congolese, emozionatissima in jeans, gilet azzurro e camicia bianca, nota per aver partecipato a un programma di Piero Chiambretti, detenuta a Rebibbia dopo essere stata arrestata nell’agosto 2014 per l’esecuzione di un cumulo di pene (il reato a suo carico, ripetuto, era quello di uso indebito di carte di credito di conoscenti facoltosi, in vicende avvenute negli anni 2004, 2005, 2008 e 2009). «Anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore: e per questo pregate, durante questa messa, perchè il Signore lavi le mie sporcizie, perchè io diventi più schiavo di voi, più schiavo nel servizio alla gente, come è stato Gesù», ha detto Bergoglio ai detenuti nell’omelia. «Io laverò oggi i piedi di dodici di voi, ma in questi fratelli e sorelle ci siete tutti voi, tutti, tutti, tutti quelli che abitano qui. Voi rappresentate loro», ha aggiunto. Francesco ha spiegato quanto fece Gesù con i discepoli, «che non capivano», lavare loro i piedi. «In quel tempo – ha ricordato – questo era un’abitudine, perchè la gente quando arrivava ad una casa aveva i piedi sporchi di polvere del cammino. Non c’erano i sampietrini in quel tempo – ha scherzato – e c’era la povere del cammino e all’entrata della casa all’ospite gli si lavava i piedi». «Ma questo non lo faceva il padrone della casa – ha proseguito -, lo facevano gli schiavi, era lavoro di schiavi e Gesù lava come uno schiavo i nostri piedi, i piedi dei discepoli, e per questo dice a Pietro ‘ciò che io faccio tu ora non lo capiscì. È tanto l’amore di Gesù che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulirci». «Oggi in questa messa – ha spiegato ancora il Papa – la Chiesa vuole che il sacerdote lavi i piedi di dodici persone, memoria dei dodici apostoli. Ma nel cuore nostro dobbiamo avere la certezza, dobbiamo essere sicuri che il Signore quando ci lava i piedi, ci lava tutti, ci purifica. Ci fa sentire un’altra volta il suo amore». Il Pontefice ha anche ricordato ai detenuti che «Gesù ci amò, Gesù ci ama, ma senza limite, sempre fino alla fine. L’amore di Gesù per noi non ha limiti, fino al punto di dare la vita per ognuno di noi, con nome e cognome». Prima di ripartire, dopo quasi due ore e mezza di visita, altre scene di grande affetto, con il Papa letteralmente preso d’assalto dal detenuti e dalle guardie carcerarie. Francesco è il terzo Papa in visita al polo penitenziario di Rebibbia (che ospita circa 2.100 detenuti, di cui 350 donne) dopo Giovanni Paolo II il 27 dicembre 1983, quando ebbe un colloquio con il suo attentatore Alì Agca, e Benedetto XVI il 18 dicembre 2011. Per quanto riguarda la messa «in coena Domini» del Giovedì Santo, nel 2013, poco dopo la sua elezione, papa Bergoglio fu tra i giovani reclusi dell’istituto di pena minorile di Casal del Marmo (anche qui aveva lavato i piedi a 12 detenuti, ragazzi e ragazze, tra le quali una musulmana) e l’anno scorso tra gli anziani e i disabili assistiti dalla fondazione don Gnocchi.

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