Mafia capitale, Cassazione: "E' associazione, confermare il carcere per Buzzi". Panzironi resta in cella | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Roma, Pg: “E’ associazione, confermare carcere per Buzzi”. Panzironi resta in cella

«Ho contestato soprattutto l'aggravante mafiosa perché negli atti di indagine non risulta un solo atto che sia stato compiuto con intimidazione. Possiamo parlare di corruzione», afferma l'avvocato Alessandro Diddi, legale del ras delle cooperative rosse

Per la procura della Cassazione è corretta l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso contestata ai principali indagati dell’inchiesta della Dda di Roma ‘Mafia capitalè, in particolare nei confronti di Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa 29 Giugno ora in carcere a Nuoro. Lo ha sostenuto – a quanto si è appreso da fonti legali – il Pg della Cassazione Luigi Riello che finora ha chiesto il rigetto dei ricorsi contro le misure cautelari di circa una decina di indagati.La conferma della tenuta dell’accusa dell’associazione a delinquere di stampo mafioso e quindi il carcere per l’ex ad dell’Ama Franco Panzironi. Questa la richiesta del sostituto Pg della Cassazione Luigi Riello nell’udienza a porte chiuse sui ricorsi degli indagati dell’inchiesta ‘Mafia capitalè.Il sostituto Pg della Cassazione Luigi Riello ha chiesto la conferma custodia in carcere per Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa 29 Giugno, che è tra i principali indagati dell’inchiesta Mafia capitale con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il Pg ha chiesto il «rigetto» del ricorso di Buzzi, presentato dall’avvocato Alessandro Diddi, contro l’ordinanza del tribunale del Riesame dello scorso 17 dicembre che aveva convalidato la custodia in carcere chiesta dal gip il 28 novembre.- «Ho contestato soprattutto l’accusa di associazione mafiosa perchè negli atti di indagine non risulta un solo atto di Buzzi o di Carminati che sia stato compiuto con intimidazione. Possiamo parlare di corruzione, cosa che comunque è da provare e per la quale ci sono delle spiegazioni, ma non di mafia». Lo ha detto l’avvocato Alessandro Diddi, parlando del ricorso presentato in Cassazione per chiedere la scarcerazione di Salvatore Buzzi, che il legale difende insieme ad altri cinque indagati nell’inchiesta della Dda di Roma ‘Mafia capitalè. Diddi ha da poco terminato la discussione a porte chiuse davanti ai giudici della sesta sezione penale della suprema corte. Per quanto riguarda la requisitoria svolta dal Pg Luigi Riello, l’avvocato Diddi ha detto che «il Pg ha condiviso completamente i contenuti dell’ordinanza cautelare che noi contestiamo e ha ritenuto esistenti gli indizi dell’associazione mafiosa». In serata o domani si conoscerà la decisione dei supremi giudici. L’obiettivo dichiarato di Diddi è quello di «smontare l’accusa di associazione mafiosa, un obiettivo che se raggiunto consentirebbe agli indagati in carcere di essere detenuti a Roma e non in diversi penitenziari sparsi per l’Italia». La difesa di Diddi contesta l’ordinanza del Riesame che lo scorso 17 dicembre aveva convalidato il carcere per Buzzi, detenuto a Nuoro, come già fatto in precedenza dal gip il 28 novembre.

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