Papa Francesco in visita alla sinagoga di Roma, la conferma del rabbino Di Segni | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Papa Francesco in visita alla sinagoga di Roma, la conferma del rabbino Di Segni

– Seguirà l’esempio dei suoi due predecessori Wojtyla e Ratzinger per testimoniare il senso dell’amicizia e del rispetto verso il mondo ebraico. Papa Francesco si recherà infatti alla Sinagoga di Roma. Che la visita ci sarà lo ha confermato all’ANSA il rabbino capo Riccardo Di Segni, senza però anticiparne la data. «Sì, si lavora alla preparazione di questo evento», ha risposto il rabbino Di Segni, che dell’argomento ha parlato con il Pontefice nell’udienza in Vaticano di lunedì scorso. Francesco, di cui sono noti gli ottimi rapporti da sempre avuti col mondo ebraico (ne è un esempio la sua grande amicizia col rabbino argentino Abraham Skorka, che ha portato con sè anche nel viaggio in Israele del maggio 2014), sarà quindi il terzo Papa che va in visita al Tempio Maggiore, dopo quella storica di Giovanni Paolo II del 13 aprile 1986 – quando chiamò gli ebrei «nostri fratelli maggiori» e abbracciò l’allora rabbino capo Elio Toaff, scomparso dieci giorni fa – e quella di Benedetto XVI del 17 gennaio 2010, ricevuto proprio da Di Segni. Nell’udienza di due giorni fa in Vaticano, durata circa 30 minuti, il Papa e Di Segni – che ha dovuto posticipare di qualche giorno l’incontro in seguito alla morte di Toaff – hanno parlato, tra l’altro, dei problemi sociali che affliggono l’Europa, dell’immigrazione e dell’emergenza umanitaria, dell’«impegno comune» delle religioni, oltre che di «futuri progetti di collaborazione». Ma il rabbino di quella che è la più antica comunità ebraica d’Europa ha anche rinnovato l’invito al Pontefice a venire in Sinagoga, al che Bergoglio ha immediatamente risposto di sì. È già partita, a questo punto, la preparazione della vista, sulla cui data Di Segni non si sbilancia ma che potrebbe avvenire già in vista dell’Anno Santo della Misericordia indetto dal Pontefice. Nel prossimo autunno, tra l’altro, esattamente il 28 ottobre, ricorre il 50/mo anniversario della dichiarazione conciliare «Nostra Aetate», che cambiò i rapporti tra la Chiesa cattolica con le religioni non-cristiane, in particolare con l’ebraismo. E per quell’occasione il Vaticano sta già preparando un grande evento celebrativo, in cui è impegnata, tra le altre istituzioni, la Commissione vaticana per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo, che fa capo al Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Per testimoniare la sua attenzione verso la comunità ebraica, poche ore dopo la sua elezione il 13 marzo 2013 una delle prime iniziative di Francesco fu di indirizzare una lettera personale proprio al rabbino Di Segni. In due anni di pontificato, molte sono state le manifestazioni di amicizia del Pontefice verso i «fratelli» ebrei, culminati nel viaggio di un anno fa a Gerusalemme. Tra le affermazioni più volte ripetute da Bergoglio, quella che un cristiano non può mai essere un «antisemita», stabilendo così una reale incompatibilità tra i due modi di essere. Nei giorni scorsi, poi, Francesco ha partecipato al dolore della comunità ebraica e non solo di essa per la morte di Toaff, per 50 anni rabbino capo a Roma, che, in un’udienza ai rabbini europei, ha definito «uomo di pace e di dialogo, che accolse Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore». In una lettera allo stesso Di Segni, ha quindi voluto commemorare in Toaff un «protagonista della storia ebraica e civile italiana degli ultimi decenni», che «seppe conquistare comune stima e apprezzamento per la sua autorevolezza morale, congiunta a profonda umanità».

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