Salario accessorio, guerra sugli stipendi dei dipendenti. Marino: "Non si toccano", Mef: "Mai chiesti" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Salario accessorio, guerra sugli stipendi dei dipendenti. Marino: “Non si toccano”, Mef: “Mai chiesto il recupero dei soldi”

Dalle maestre ai vigili, dopo la notizia della nuova relazione del Ministero i 23 mila impiegati capitolini temono di essere «ancora una volta il capro espiatorio»

– Ignazio Marino ora disobbedisce. Non ci sta al rilievo del Mef di avere speso indebitamente 360 milioni per i bonus extra degli stipendi degli impiegati capitolini. «Gli stipendi non si toccano e non c’è nulla da restituire», scandisce il sindaco che questa volta è in linea con i sindacati che promettono «guerra se verrà toccata una lira delle buste paga». «Irresponsabili», replica il sottosegretario all’Economia Zanetti. Non abbiamo chiesto alcun recupero delle cifre erogate, fa sapere il Ministero che tuttavia sottolinea come i soldi extra siano stati dati non a fronte di «nuovi servizi» o di un «ampliamento dei servizi esistenti che richiedano un aumento delle prestazioni del personale». E invita esplicitamente il Comune ad adottare provvedimenti per «per una corretta quantificazione delle risorse del fondo». Tra Campidoglio e Mef dunque è guerra di soldi: per i tecnici del Ministero il Comune di Roma tra il 2008 e il 2011 avrebbe illecitamente speso 360 milioni di euro per pagare il cosiddetto salario accessori ai suoi dipendenti. Ma il Campidoglio non ci sta e replica al Mef che non gli deve un bel niente: «non è titolato ad esigere quei soldi». Al già provato sindaco Ignazio Marino, nel momento peggiore del suo mandato, non resta che cercare un’alleanza con i suoi 23 mila dipendenti e i sindacati i quali già promettono «guerra anche durante il Giubileo». «Va bene il rigore ma non deve pagare chi guadagna 1200 euro al mese», dice Marino battagliero. Il Mef replica col sottosegretario Zanetti sottolineando che «il salario accessorio non poteva essere dato a pioggia, ma doveva essere agganciato alla produttività del dipendente». Sulla questione salario accessorio, sul quale a onor del vero Marino ha messo le mani varando una riforma del contratto decentrato che «ora andrà avanti», indaga anche la Corte dei Conti che ha aperto un fascicolo circa un mese fa. Il lavoro dei magistrati contabili prenderebbe in esame il periodo che va dal 2009 al 2013, in sostanza quello indicato nei rilievi del Mef. Gli accertamenti dureranno per alcuni mesi poi si procederà con l’invito a dedurre nei confronti dei soggetti interessati che a quel punto avranno non meno di trenta giorni per presentare deduzioni e documenti. Il rischio è che si possa paventare un danno all’erario per erogazioni indebite. Per evitare un tale pericolo, letale per le casse del Campidoglio, il Comune dovrebbe in sostanza contenere il fondo dedicato al salario accessorio da corrispondere nei prossimi anni, fondo che ammonta a 60 milioni. E ciò significherebbe alzare il conflitto con le parti sociali e con gli stessi dipendenti capitolini, già «strattonati» dalle vicende Mafia Capitale. Insomma significherebbe accendere la miccia nella polveriera Campidoglio e compromettere anche i servizi offerti alla città. Una strada che nè Marino nè Roma possono permettersi. Del resto oggi il vice segretario del Pd Debora Serracchiani è tornata a invocare per Roma la «buona amministrazione» e il sindaco di Firenze Dario Nardella ha spronato il sindaco a fare «il meglio». Nella guerra fredda Marino-Palazzo Chigi intanto cova anche il decreto sul Giubileo che continua a slittare. Forse, dicono i maligni, la bomba Mef serve ad avvisare l’inquilino del Campidoglio che non può avanzare pretese in tema di soldi. Marino però, ogni giorno sotto assedio, va avanti sognando il 2013. Oggi ha varato la sua fase 2, quella «del fare», assegnando alla giunta una road map che vede in testa le strade, ovvero le buche, i rifiuti, i bus. I problemi di Roma da sempre.

«Alcuni organi di informazione hanno riferito di una richiesta del Mef al Comune di Roma di recupero o rimborso delle somme erogate al personale dipendente a titolo di salario accessorio. Questa notizia è infondata». Lo scrive il Mef precisando che «nella comunicazione al Comune, la RGS non fa alcun riferimento ad operazioni di recupero delle cifre erogate».Nel 2013, spiega il ministero in una nota, l’attuale vertice del Comune di Roma ha chiesto al Mef «una verifica di regolarità della propria contabilità». Il Mef, attraverso gli ispettorati della Ragioneria Generale dello Stato, «ha svolto nel gennaio 2014 un’ampia ispezione al Comune di Roma che ha portato a rilevare alcune irregolarità contabili, tra cui quella riferita all’aumento del fondo per lo sviluppo delle risorse umane e per la produttività del personale per il periodo 2008-2012». Nello scorso mese di ottobre il Comune ha fornito alla RGS una serie di considerazioni sull’andamento complessivo della spesa per il personale e sui servizi svolti. La RGS ha ritenuto che queste argomentazioni non fossero tali da superare i rilievi dell’ispezione, sollevati alla luce del Contratto collettivo nazionale di lavoro del personale interessato, e lo ha notificato con una comunicazione all’amministrazione capitolina a fine maggio. Il CCNL di riferimento, evidenzia ancora Via XX Settembre, «consente infatti di destinare risorse aggiuntive al fondo a seguito di attivazione di nuovi servizi o dell’ampliamento dei servizi esistenti che richiedano un aumento delle prestazioni del personale». «Nella sua comunicazione al Comune, – conclude il ministero – la RGS non fa alcun riferimento ad operazioni di recupero delle cifre erogate. La RGS resta in attesa di conoscere i provvedimenti adottati per una corretta quantificazione delle risorse del fondo».

Dipendenti comunali in allarme dopo l’ultimo stop del Mef sul salario accessorio. Dalle maestre ai vigili, dopo la notizia della nuova relazione del Ministero i 23 mila impiegati capitolini temono di essere «ancora una volta il capro espiatorio». Tacciati di inefficienza, e anche in alcuni casi di poca trasparenza nei quadri dirigenziali, ora è arrivata la doccia fredda del Mef sugli stipendi. «Oggi a scuola si respirava un clima di disperazione, tra gente con il mutuo a carico, donne separate con bambini e persone che ancora mantengono i figli. Già i nostri erano dei magri stipendi, poi dal mese di gennaio abbiamo iniziato a vedere decurtate una serie di indennità che, a fronte del blocco del contratto nazionale, erano l’unica risorsa aggiuntiva per farci arrivare a fine mese. Oggi sentir parlare addirittura di restituzione di soldi è deprimente», dice un’insegnante della scuola dell’infanzia di Roma, che teme ripercussioni sul suo stipendio dopo l’ultima relazione del Mef. «Stiamo parlando di stipendi di 1.200-1.300 euro già decurtati, che rasentano la soglia di povertà – spiega la dipendente del Comune di Roma – È un pensiero, per chi vive di lavoro e non ha altri beni. Noi siamo lavoratori del Comune di Roma con famiglie alle spalle, io ho un marito che a 53 anni ha perso il posto di lavoro e abbiamo passato brutti momenti in cui vivevamo con il mio stipendio, poi alla fine fortunatamente si è reinventato un’attività. Ci sono persone che hanno ancora figli a casa, studenti o disoccupati. Io oggi, dopo oltre 30 anni di lavoro, mi sento triste e avvilita e mi chiedo se spetta a noi lavoratori pagare gli errori di qualcun altro». Allarme anche nella polizia municipale: «È una cosa fuori di ogni logica – si lamenta un funzionario della polizia municipale di Roma – Già con l’atto con cui il Comune di Roma ha unilateralmente modificato il contratto decentrato che regola il salario accessorio, abbiamo perso parecchi soldi in busta paga, io personalmente ne ho avuto 200 in meno a partire da gennaio. Diciamo che i dipendenti comunali hanno già dato. Pensare che si possa continuare a tagliare i nostri salari non è ammissibile. Oggi al gruppo dove lavoro io erano tutti molto preoccupati e aleggiava un sentimento di forte rabbia: con tutti gli scandali che stanno emergendo ci si accanisce con l’anello più debole della catena, puntassero più in alto! Non possono chiederci altro, il sangue no. Sono soddisfatto che i sindacati si siano detti pronti anche allo sciopero generale, che se verrà fatto mi vedrà sicuramente partecipare».

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