Day of archaeology: cantieri aperti al foro della pace | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Day of archaeology: cantieri aperti al foro della pace

Dal barbecue dell’XI secolo al pavimento in marmi colorati risalente all’epoca di Vespasiano. Sono alcune delle scoperte, nel Foro della Pace, messe in mostra oggi dagli studenti di Roma Tre, dell’American University in Rome e dalla Soprintendenza speciale ai Beni Archeologici di Roma in occasione del Day of Archaeology, il primo nella Capitale che vede la partecipazione di queste due realtà. Lungo un percorso con diverse tappe all’interno del cantiere, trenta archeologi raccontano il proprio lavoro. Simona Morretta, della Soprintendenza, ad esempio, illustra quel che resta di un pavimento dell’area centrale del Tempio della Pace. I pezzi mancanti «sono stati portati via durante il Medioevo, periodo in cui si cercavano spesso materiali da costruzione, soprattutto pregiati. In questo caso si tratta di marmi diversi e colorati di provenienza lontanissima, dalla Grecia all’Egitto». Dietro ad un banchetto, Luca Brancazi, studente universitario mostra altri reperti e spiega:«Sono resti di molluschi marini e terrestri, di maiali, ovini, uccelli insomma animali dell’XI secolo con cui i romani si nutrivano nel Medioevo. Sulle costole, ad esempio, ci sono tracce di combustione, quindi è possibile che si sia trattato di un antico barbecue. Ma si possono vedere anche segni di colpi di mannaia, tagli di coltello e così via». Il ragazzo illustra anche la flottazione, «una tecnica di setacciatura di fino ad acqua che serve per il recupero più accurato possibile dei resti di dimensioni minute». Viola Giardini, una sua collega di Roma Tre, racconta il lavoro quotidiano nel cantiere archeologico: «Laviamo i marmi rinvenuti, che è il primo passo per l’identificazione. Poi calcoliamo gli spessori delle lastre di marmo e capiamo se appartengono al pavimento, se sono più spesse, o al muro, se più sottile. Poi li sigliamo per ricordarne la tipologia e provenienza per gli studi futuri e compiliamo delle schede». E ancora. Il giovane Alessandro Mortera maneggia una scheggia di una delle colonne del pronao del Tempio della Pace in granito rosa e il suo prof, Riccardo Santangeli Valenzani, spiega: «In tutto sono sei, in granito rosa di Assuan e hanno più o meno la stessa altezza di quelle del Pantheon. Per rialzarle? Bisognerebbe constatare il loro livello di completezza e conservazione. Quelle che sono state rialzate al Foro della Pace con la tecnica dell’anastilosi, erano anche più piccole. Lo scavo nel Foro della Pace è iniziato intorno al 2000, noi di Roma Tre ci stiamo lavorando dal 2013». Proprio sull’anastilosi delle colonne del foro della Pace c’è stata una polemica sull’uso del cemento per rialzarle. A questa critica la sovrintendenza capitolina ha risposto che «questo materiale viene utilizzato nei dosaggi e nei modi più idonei per una corretta conservazione delle colonne».

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