'Ndrangheta, sequestro per 12 milioni di euro al clan Morabito-Scriva-Mollica | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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‘Ndrangheta, sequestro per 12 milioni di euro al clan Morabito-Scriva-Mollica

Dodici milioni di euro tra quote societarie, immobili, terreni edificabili e conti correnti. A tanto ammonta il sequestro effettuato dalla Squadra Mobile di Roma nei confronti di cinque membri della ‘ndrina calabrese Morabito-Scriva-Mollica di Africo (Reggio Calabria) accusati di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante di aver commesso il reato per favorire la ‘ndrangheta. Il clan operava nella Capitale attraverso Domenico Morabito, Antonio Placido Scriva, Salvatore Ligato e Giuseppe Velonà, esponenti di primo piano delle rispettive famiglie mafiose, insieme con Domenico Antonio Mollica, boss di primo piano dell’omonimo clan calabrese, catturato alcuni mesi fa all’interno di un «bunker» artigianale appositamente costruito sul soffitto della sua villetta di Rignano Flaminio, comune alle porte di Roma. Nel corso degli anni gli esponenti di spicco del sodalizio criminale, nonostante fossero già colpiti da precedenti provvedimenti di sequestro di beni, erano riusciti a penetrare nel tessuto economico della provincia di Roma, acquisendo, tramite prestanome, bar, forni, supermercati, imprese edili, società che gestiscono la distribuzione di fiori, aziende di compro oro, solarium, imprese di allevamento e vendita di carni, nonchè imprese boschive. In alcuni casi l’inserimento capillare nel tessuto economico della zona ha consentito loro di raggiungere forme di monopolio incontrastato in diversi settori, quale il commercio dei fiori. In seguito alle indagini nell’ambito dell’operazione «Fiore Calabro» gli agenti della Polizia di Stato in servizio presso la Squadra Mobile di Roma hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo di beni – richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed emesso dal Tribunale del Riesame di Roma – nei confronti di alcuni indagati ritenuti responsabili dei reati di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante di aver commesso il reato per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndranghetà, operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio. M. D. nato ad Africo (RC) il 09.08.1967, M. D. A. nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 10.09.1967, L. S. nato a Bruzzano Zeffirio (RC) 23.11.1964, V. G. nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 28.11.1954. In particolare, sono state sottoposte a sequestro preventivo: Quote sociali della società EUROFIORI SRL che si occupa della vendita al minuto e all’ingrosso di piante e similari sequestrate a carico di M. D., M. D. A. e L. S.; Quote sociali della società BAR GALLERY SRL che si occupa della gestione e conduzione di ristoranti, trattorie, pizzerie tavole calde bar e tramite essa la titolarità del bar «ANTICA VIA» sequestrate a carico di M. D., M. D. A. e V. G.; Impresa individuale avente ad oggetto il commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico di proprietà di V. P. D. nato a Roma il 28.08.1992 sequestrate a carico di M. D., V. G.; 5 immobili ad uso abitativo ubicati a Rignano Flaminio in località Tonica della Facchinaccia, a Morlupo (RM), a Roma in via Ugo Balzani e ad Alghero (SS) in via Carbonia; 6 terreni edificabili e/o ad uso seminativo ubicati a Riano e a Morlupo; 14 tra conti correnti, libretti postali e cassette di sicurezza contenenti un ingente quantitativo di valori preziosi e orologi di pregio, in corso di quantificazione. Il provvedimento di sequestro preventivo di beni va a colpire gli interessi economici della ‘ndrina di Africo (RC) autorevolmente rappresentata sul territorio di questa Capitale dai citati M. D., S. P. A. L. S. e V. G., esponenti di primo piano delle rispettive famiglie mafiose, insieme a M. D. A., boss di primo piano dell’omonimo clan calabrese, catturato alcuni mesi fa all’interno di un «bunker» artigianale appositamente costruito sul soffitto della sua villetta sita in Rignano Flaminio. L’operazione costituisce il seguito dell’attività convenzionalmente denominata «Fiore Calabro» che aveva documentato le attività criminali della ‘ndrina protagonista della sanguinosa «Faida di Motticella» combattuta negli anni 80 tra i comuni di Bruzzano Zeffirio ed Africo ed insediatosi – a partire dagli inizi degli anni ’90 – nel triangolo compreso tra i comuni di Rignano Flaminio, Morlupo e Castelnuovo di Porto, a nord di Roma. I personaggi colpiti da provvedimento di sequestro risultano far parte di un numeroso e importante gruppo ‘ndranghetista che non ha lasciato la sua terra di origine in quanto ritenuto perdente, ma soltanto con l’intenzione di poter agire in modo più tranquillo e poter continuare a porre in essere illecite condotte. Nel corso degli anni gli esponenti di spicco del sodalizio criminale, S. P. A., M. D., M. D. A., L. S. e V. G., nonostante fossero già colpiti da precedenti provvedimenti di sequestro di beni, erano riusciti a penetrare nel tessuto connettivo economico della provincia di Roma, acquisendo, tramite prestanome, bar, forni, supermercati, imprese edili, società che gestiscono la distribuzione di fiori, aziende di compro oro, solarium, imprese di allevamento e vendita di carni, nonché imprese boschive. In alcuni casi l’inserimento capillare nel tessuto economico della zona ha consentito loro di raggiungere forme di monopolio incontrastato in diversi settori, quale il commercio dei fiori. Le attività in argomento sono state acquisite, molto spesso, da imprenditori in difficoltà economiche che, nella maggior parte dei casi, loro stessi avevano ridotto in uno stato debitorio irrecuperabile, mediante intestazioni fittizie di quote societarie a persone di famiglia o ad altri personaggi estranei al gruppo familiare. Gli odierni sequestri di beni ed attività commerciali sono un ulteriore segno di attenzione della Direzione Distrettuale Antimafia e Polizia di Stato nei confronti di gruppi criminali di origine ‘ndranghetista il cui insediamento nel tessuto economico e sociale è stato connotato non solo da acquisizioni di attività economiche, ma anche dall’ottenimento del monopolio in alcuni settori strategici dell’economia della zona. È opportuno evidenziare che nel corso delle indagini sono emersi elementi che dimostrano che il gruppo criminale si è reso responsabile anche di gravi fatti di reato inerente l’estorsione, usura e riciclaggio commessi nei confronti di numerosi imprenditori e commercianti che svolgono la loro attività sul territorio. Nel caso specifico sono stati restituiti alla «libera concorrenza» alcuni settori commerciali, della rivendita di fiori e della fornitura delle carni, che erano gestiti in modo pressoché esclusivo dal gruppo criminale soggiogando i tanti commercianti onesti che acquistano dagli S. o da M. prodotti, pur in presenza di condizioni più vantaggiose fornite da concorrenti. Complessivamente i beni sottoposti a sequestro dagli agenti della Squadra Mobile a carico della ‘ndrina ammontano a circa 12 milioni di euro.

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