Mafia capitale, Marino: "Negli Usa dopo le minacce per serenità e senza scorta" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Marino: “Negli Usa dopo le minacce per serenità e senza scorta”

Durante la trasmissione Otto e mezzo, alla domanda se abbia pensato alle dimissioni, il sindaco torna a ribadire di voler restare a Palazzo Senatorio, confermando gli «ottimi rapporti» con Renzi

Dal funerale-show di Casamonica alle vacanze negli Stati Uniti, dal Giubileo ai rapporti con il premier Matteo Renzi. Ad una settimana esatta dalle contestatissime ferie negli Stati Uniti, il sindaco di Roma Ignazio Marino decide di passare al contrattacco. Il primo cittadino, ospite della trasmissione di La7 «Otto e Mezzo», ribatte colpo su colpo alle domande incalzanti di Lilli Gruber e dell’editorialista del Corriere, Massimo Franco. A chi lo accusa di aver lasciato la città proprio quando il ministro del’Interno Angelino Alfano aveva annunciato la conferenza sul futuro della Capitale e quando, ironia della sorte, il funerale-show di uno dei boss Casamonica ha riportato la città sulle prime pagine dei giornali, replica che «la città è stata assolutamente sotto controllo grazie al mio straordinario staff». «Mi trovavo negli Stati Uniti per motivi al di fuori della mia volontà – racconta -, perchè negli ultimi mesi ho ricevuto diverse minacce di morte. Io che ho iniziato il mio mandato andando in bicicletta adesso devo muovermi con tre macchine e 6 uomini di scorta. Io davvero volevo 14 giorni con mia moglie e mia figlia senza girare con le persone armate». Riferendosi al funerale di Vittorio Casamonica, il sindaco – taccuino alla mano – precisa che «non c’era davvero alcuna emergenza». «Quello che è accaduto – sottolinea – è un funerale in cui una famiglia ha voluto manifestare e spettacolarizzare la morte di un essere vivente per mandare dei messaggi ai vivi e quel giorno, pochi minuti dopo aver appreso la notizia, sono stato informato e siamo intervenuti subito con delle dichiarazioni di condanna». E sulla partecipazione dei familiari a Porta a Porta ribadisce di essere «indignato». «Se questo è servizio pubblico – si chiede Marino -, perchè devo pagare il canone se poi si porta nel salotto di casa quella famiglia che abbiamo criticato per quella sbagliata manifestazione di potere del funerale». E alla domanda se abbia pensato alle dimissioni, Marino torna a ribadire di voler restare a Palazzo Senatorio, confermando gli «ottimi rapporti» con Renzi e il contrasto con il Pd romano, i cui consigli – dice lui stesso – lo avrebbero portato a nominare «come vicesindaco e come capo della polizia locale due persone agli arresti». Alla domanda, però, sui rapporti con il premier – al quale Marino aveva risposto con una battuta – Massimo Franco lo ha pungolato «accusandolo» di «reticenza politica». «Voglio cambiare Roma e sono sicuro che lo stiamo facendo – chiosa -. Abbiamo fatto cambiamenti che rimarranno nella storia di questa città. Pensare a dimettermi significherebbe tradire il voto del 64% dei romani». Infine una battuta anche sul Giubileo, ormai alle porte, e sul ruolo assegnato dal governo al prefetto Gabrielli, nominato da Palazzo Chigi «supervisore» dell’Anno Santo. «Non mi sento assolutamente commissariato – conclude Marino -. Sono straordinariamente positivo rispetto alla figura del prefetto Gabrielli. Secondo me è la persona ideale nel momento in cui affrontiamo il Giubileo straordinario».

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