Ignazio Marino: E adesso dateci un commissario che rimetta a posto le cose | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

E adesso dateci un commissario che rimetta a posto le cose

ignazio-marino-800Poteva accadere molto prima, e sarebbe stato meglio per tutti. Si può addossare ogni colpa a Ignazio Marino, un personaggio avulso dalla realtà politica e amministrativa, estraneo a Roma, sostanzialmente inadatto (non useremo il termine incapace) al ruolo rivestito in Campidoglio. Ma la responsabilità di fondo morale e politica va cercata in chi ha tenuto Marino inchiodato su quella sedia di sindaco a dispetto di ogni evidenza. E lo ha fatto per ragioni di bieca politica, di opportunità. Al premier, ai responsabili del Pd romano e nazionale, ai quadri del partito vanno imputati i risultati di questa sciagurata operazione. Una operazione a perdere, con un effetto boomerang clamoroso che probabilmente consegnerà la capitale nelle mani degli avversari di Renzi. Con i quali magari il machiavellico premier fiorentino ha già fatto patti. Ma questa è fantapolitica, lasciamola da parte. Resta la consapevolezza che non sarà il Marchini di turno, non saranno i grillini a risolvere a primavera i problemi di Roma. La capitale ha bisogno di altro, in questo momento, non di un “Uomo Qualunque”, non di professionisti della politica né di apprendisti stregoni. Serve un commissario che con assoluto rigore pulisca giorno dopo giorno il tessuto amministrativo della città. E restituisca ai cittadini un Campidoglio risanato. Non bisogna aver fretta, in questo momento. Detto tutto questo non si può passare sotto silenzio il danno enorme che il sindaco Marino ha causato alla città. Consapevolmente o inconsapevolmente. Ha sbagliato praticamente tutto e si è alienato le simpatie della città, dei romani. Ha allontanato la cittadinanza dal Campidoglio, ci ha reso ridicoli agli occhi del mondo, ha giocato una partita fin troppo personale per dare lustro alla sua figura piuttosto che rimettere in sesto una città che Alemanno aveva lasciato già sufficientemente disastrata. Non è stato leale, non è stato limpido, non ha ammesso i suoi errori. Il partito non lo ha aiutato, certo, ma lui non ha avuto il coraggio e la dignità di denunciare al mondo la verità. Mesi e mesi di tensioni, uno stillicidio di accuse, polemiche e rancori, un clima di congiure che ha avvelenato l’aria politica (e non solo) della capitale. E tutto questo a Marino non può certo essere perdonato. Non ha saputo – o non ha voluto – capire quel che serviva veramente alla città e si è dimostrato fin troppo presuntuoso nella sua vis moralizzatrice. E’ scivolato su una buccia di banana, la più scontata, quella degli scontrini. Andava dimissionato a forza prima, quando era apparso chiaro che non avrebbe salvato Roma ma , semmai, avrebbe contribuito ad affossarla. I media gli hanno perdonato molto, fino ad un certo punto. Poi il vento è cambiato e l’assedio è stato insistente, pesante, spietato. Ma lui ha voluto resistere. L’ennesimo sbaglio che gli ha precluso anche l’uscita di scena con l’onore delle armi. Giovanni Tagliapietra

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