Il giallo delle dimissioni: "Saranno presentate lunedì". Marino pronto alla guerra, per Renzi scelta inevitabile | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Giallo dimissioni: “Saranno presentate lunedì”. Marino pronto alla guerra, Renzi: “Scelta inevitabile”

Il sindaco non è disposto a mollare prima di una verifica di maggioranza: chiusura del Pd, disponibile al confronto Sel. Ma si va verso il voto in primavera con la coppia di commissari Gabrielli-Sabella. Sul web 65mila firme in sostegno del sindaco

– Ennesima giornata convulsa oggi in Campidoglio, dove a tenere banco è stato il «giallo» sulle dimissioni del sindaco Ignazio Marino, annunciate ieri ma mai realmente arrivate sul tavolo della presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio. Atto ufficiale dal quale poi partiranno i 20 giorni previsti dalla legge per un eventuale ripensamento del primo cittadino, come ha sottolineato lui stesso nella lettera di dimissioni di ieri. Nel primo pomeriggio era stato il vicesindaco dimissionario Marco Causi ad annunciare che le dimissioni di Marino erano già state ufficializzate. «La presidente dell’Assemblea capitolina – aveva detto – ha comunicato che le dimissioni sono state protocollate. Quindi, i 20 giorni a disposizione del sindaco Marino per confermare o ritirare le dimissioni scadranno il 29 ottobre». Dichiarazione smentita a stretto giro dalla stessa presidente del consiglio comunale, Valeria Baglio. «Non appena sarà depositata la lettera di dimissioni – ha spiegato – ne sarà data comunicazione ufficiale». «Si è trattato sicuramente di un problema di comunicazione», dicono dai corridoi del Campidoglio, mentre il Movimento 5 Stelle tornava a chiedere «chiarezza» sulle dimissioni. «Anche oggi pomeriggio siamo andati a verificare presso gli uffici del Consiglio Comunale – ha affermato il capogruppo pentastellato in Campidoglio, Daniele Frongia – dove ancora non risultano le dimissioni del sindaco». Solo una nota in serata è riuscita a risolvere il «giallo», spiegando che «il sindaco di Roma, Ignazio Marino, formalizzerà le sue dimissioni dall’incarico nella giornata di lunedì 12 ottobre consegnandole nelle mani della presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio». Scatteranno così i venti giorni nei quali il primo cittadino avrà la possibilità di confermare o ritirare le dimissioni. Per farlo – spiegano dal Campidoglio – avrà tempo fino al ventesimo giorno, quando il sindaco decadrà automaticamente. Se dunque la lettera sarà a disposizione della presidente Baglio lunedì, Marino avrebbe tempo fino all’1 novembre per ripensarci, poi dal 2 decadrebbe.

Venti giorni. Lo spazio di una blitzkrieg, una guerra lampo, per restare e rilanciare. Una manciata di giorni dove Ignazio Marino, sindaco dimissionario ma non del tutto, potrebbe decidere di far tremare il Pd. E restare in sella questa volta da irregolare tout court. La lettera di dimissioni ufficialmente ancora non c’è e anzi, diventa un piccolo giallo, nel nero pesto di una brutta storia. Ma il premier Matteo Renzi, rompendo il silenzio nella sua rubrica di posta su l’Unità, dichiara la vicenda chiusa: «Al punto in cui eravamo non c’erano più alternative. E dunque credo che Marino abbia fatto bene a dimettersi». Bisogna voltare pagina, scrive il premier, anche rispetto alle «polemiche, divisioni e liti tra correnti» del Pd per pensare al bene della città e dei cittadini. A partire dall’imminente Giubileo: «Faremo di tutto – assicura – perchè sia un successo». Come Expo, una scommessa a cui nessuno credeva. In Comune intanto va in scena il giallo delle dimissioni di Marino: il vicesindaco Marco Causi annuncia che «sono state protocollate» ma viene smentito dalla presidente d’Aula: «qui non c’è nulla». Ore d’incertezza ma poi il Campidoglio fa sapere che Marino «formalizzerà le dimissioni il 12 ottobre, lunedì». Dal giorno successivo scatteranno i fatidici 20 giorni durante i quali potrà ripensarci. Se l’addio sarà mantenuto il 2 novembre decadrà da sindaco. Per ora, tuttavia, le dimissioni, revocabili, sono consegnate ad un video su Facebook e ad un comunicato. È questa la guerra di nervi del chirurgo che i nervi, per mestiere, li ha saldissimi. «Sto molto bene», dice ai giornalisti mentre si avvia stamane, incredibilmente, a celebrare un matrimonio in Campidoglio con fascia tricolore d’ordinanza. Gli sposi sono suoi amici. La sposa, manco a dirlo, è americana. Lui, sfoderando romanticismo, gli dedica una poesia di Neruda. Ma fuori la Sala Rossa, oltre riso, bouquet e «viva gli sposi», c’è la trincea. A partire da quella del Pd e di Matteo Renzi, che sta lavorando in prospettiva di un candidato autorevole per il centrosinistra, per arrivare alle aspirazioni dei 5 stelle e del centrodestra (Lega e Forza Italia), che dibattono su come schierare i loro candidati di punta. Con Matteo Salvini che, minacciosamente, avverte: Se il sindaco non ritira le dimissioni lo porto via io. Intanto oggi, se possibile, per Marino è più dura di ieri. Persino Alfonso Sabella, l’assessore scelto da Marino in persona per imprimere la svolta, non gliele manda a dire. «Marino sa che 20 giorni non cambiano le condizioni politiche», dice alle tv dopo avere detto che «l’inchiesta per peculato mi imbarazza». Più tardi dirà di non storcere proprio il naso davanti ad una possibile proposta di fare il commissario post Marino: «valuterò ogni possibilità», spiega. Il sindaco intanto si mette al lavoro e fa sapere che userà questi venti giorni per garantire tutti i cantieri del Giubileo e gli altri che rischiano di saltare «per il bene di Roma». Ma li userà anche per esplorare nuove strade politiche, strade che appaiono ora funamboliche ma tant’è. A dargli una speranza arriva Sel, estromessa dalla giunta dall’ultimo rimpasto tutto Pd, e dunque che ha molti sassolini nella scarpa. «Siamo disposti ad una verifica seria ma se si cambia rotta», dice il capogruppo Sel Gianluca Peciola. E il segretario romano Paolo Cento puntella l’apertura: «Marino da dimissionario ha rotto con la gabbia Pd». Forse potrebbe essere un embrione per una sfida politica che va oltre i venti giorni. Prove tecniche di ricandidatura. Perchè, dicono i fidati del sindaco, «non è che si fa cacciare come un ladro dopo che lui ha cacciato i veri ladri». E certo Marino smentisce, minacciando querele a tutto campo, di avere detto che «farà i nomi» dei raccomandati – poi indagati – targati Pd. Ma filtra che stia mandando in stampa il suo libro di ‘memorie dal Campidogliò, pagine fitte di inediti, appunti, aneddoti. Anche a questo lavorerà nei venti giorni cruciali dove potrebbe esserci spazio anche per un salto in Procura per chiarire una volta per tutte davanti ad un uomo che stima, Giuseppe Pignatone, l’infamia di scontrini e cene. Ma sono ore decisive anche per il Pd romano ora in disarmo che cerca un nome per dimenticare Marino. Orfini riceve al Nazareno l’attivissimo Alfonso Sabella «per ringraziarlo per ciò che ha fatto per Roma in questi mesi». Ma i maliziosi dicono «per parlare anche di ciò che è disposto a fare ancora per Roma». Poi il commissario del Pd, già convinto garante di Marino, ha un faccia a faccia con il premier Renzi «su come migliorare la vita dei romani» e probabilmente anche del Pd capitolino. L’opposizione invece sembra già puntare su nomi concreti da Alfio Marchini, che ritorna a correre per il Campidoglio, a Giorgia Meloni oggi «unta» anche da Salvini. E poi M5S che ha una rosa ampia di «romani» da giocarsi per vincere il sogno più grande. Arrivare al Campidoglio.

– Al ‘poliziottò Franco Gabrielli potrebbe affiancarsi alla guida di Roma il magistrato Alfonso Sabella . Quello dell’ex pm antimafia e già assessore alla Legalità della Giunta Marino è il nome che sembra salire in queste ore per il ruolo di commissario straordinario, che porterà la capitale alle elezioni di primavera dopo le dimissioni del sindaco. L’interessato ricorda di essere »un servitore della Stato« e dice che »se ci dovesse essere qualche altro incarico lo valuterò, nella consapevolezza dei miei limiti«. Oggi ha incontrato nella sede nazionale del Pd il presidente del partito Matteo Orfini, poi ricevuto a Palazzo Chigi da Matteo Renzi. »Credo che tecnicamente ci possano essere delle difficoltà – dice Sabella -. Mi sembra che per fare il commissario si debba essere o un prefetto in servizio o un magistrato in quiescenza«, cioè in pensione. Ma fonti della prefettura e l’esperto di Diritto amministrativo Pietro Barrera affermano che Sabella è nominabile, in quanto la legge per il posto di commissario non parla esplicitamente di prefetti. »È la prassi, non la norma«, ricorda il professor Barrera. Anche un magistrato può farlo. La scelta sarà compiuta in prima battuta da Gabrielli – che è pure coordinatore del Giubileo – il quale tra 20 giorni da lunedì, quando le dimissioni di Ignazio Marino diventeranno esecutive, nominerà un commissario prefettizio per 90 giorni. Tre mesi pesanti, perchè coincideranno con l’inizio dell’Anno Santo, l’8 dicembre. Al termine di questa fase sarà il governo con il ministro degli Interni a proporre al presidente della Repubblica la nomina del commissario straordinario di Roma in vista delle elezioni, da tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. È plausibile che il commissario prefettizio venga confermata dall’esecutivo nel ruolo di commissario straordinario, e in questo modo sarebbe in sostanza Gabrielli a scegliere chi dovrà prendere il posto di Marino fino alle elezioni. Sempre che il governo non decida di affidare tutto all’ex capo della Protezione Civile, una soluzione pratica, ma esposta a critiche. Sabella, 53 anni a novembre, pochi mesi nella Giunta Marino e un periodo da commissario del Municipio di Ostia – poi sciolto per mafia -, fama di sceriffo e da anni sotto scorta, viene dato come papabile anche come candidato sindaco Pd. »È una valutazione politica che assolutamente non spetta a me«, dice Sabella, aggiungendo di voler tornare a fare il magistrato. Ma anche in questo caso, tra una battuta e l’altra per schermirsi, non dice di no. E dopo aver difeso ancora Marino sulle spese fatali e rivendicato i successi su appalti e trasparenza, davanti all’ipotesi che il chirurgo ci ripensi dice: »È una persona abbastanza intelligente per capire che 20 giorni non cambiano le condizioni politiche«. Contro la nomina di Sabella potrebbe giocare l’essere stato assessore della disciolta Giunta, una questione di opportunità. A questo punto salirebbero le quotazioni di Riccardo Carpino, 58 anni, prefetto, nel 2013-14 commissario della Provincia di Roma. Un nome che sarebbe gradito al collega Gabrielli. Sabella avrebbe però per il governo e il Pd il vantaggio ulteriore di poter passare da commissario a candidato sindaco.

– Vip, singoli cittadini, colleghi politici. Sul web c’è anche chi difende il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri ha lasciato l’incarico dopo le polemiche per le spese fatte con la carta di credito del Comune. E c’è addirittura una raccolta di firme su Change.org, la piattaforma online di petizioni, per chiedergli di ripensarci che ha già raccolto oltre 6.500 firme. Ieri, nelle lunghe ore che hanno preceduto il suo passo indietro, in tanti, sotto l’hashtag #Marinoresisti, hanno manifestato la loro solidarietà al sindaco-chirurgo. «Garantisti per le bancarotte fraudolente e giustizialisti per le lombatine?», attacca su twitter lo storico e scrittore Gennaro Carotenuto. Marino «pavidamente abbandonato dalla furia della folla anche del suo partito», scrive Giada e non si contano i commenti per le bandiere, comprese quelle di Casapound, comparse ieri sotto il Campidoglio («Sotto il Campidoglio solo fascisti», twitta Chiara). «Marino non ti dimettere, le persone bene informate sono con te e con chi ha rotto con il malaffare e la mafia», scrive Lorenzo. Certo, c’è anche l’ironia, come quella di Vincino che sui social posta la sua vignetta dalla prima pagina del ‘Fogliò con Marino che scappa dalla furia di Matteo Renzi con la camicia strappata come un manager Air France nei giorni scorsi. Ma non manca il sostegno, anche di alcuni vip come Rosario Fiorello o Alessandro Gassmann (Tutti contro uno non mi è mai piaciuto«). »Da domani – ironizza Fiorello – tutte le buche di Roma si autotapperanno. Non ci sarà più traffico e sparirà il malaffare!«. Insomma, i problemi di Roma non sono risolti da questo passo indietro. E ancora i colleghi politici. »Adesso che ha dimissionato Marino – evidenzia Pippo Civati sul suo blog – per il Pd è tutto a posto. E Roma brillerà e con lei la politica democratica. Che poi lui ne ha sbagliate di ogni, ma la storia è tutta al rovescio. Dispiace per Marino e per le sue incertezze, ma spero che questo episodio apra gli occhi a molte persone« e sul »disastro politico del Pd romano«. Sulla stessa linea Stefano Fassina: »È triste – sottolinea – assistere all’uscita di scena per tali vicende di chi, in un contesto finanziario e politico difficilissimo, ha guidato un’amministrazione che aveva incominciato a aggredire malaffare e potenti rendite agganciate alle attività del Comune. È, invece, insostenibile il Pd di Roma«. Intanto su Change.org scatta una petizione perchè ci ripensi che ha raccolto in un giorno oltre 6.500 firme. »Egregio sindaco – si legge nel testo – ritiri le sue dimissioni. Lo faccia per tutti i romani che hanno capito il valore di tutto quello che è riuscito a fare in 27 mesi«. Di seguito vengono elencate il 40 punti le ‘buone azionì di Marino per Roma.

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